31 luglio 2015

Fabriano tra Tigre e Porchetta



A via Campo Sportivo c'è un piccolo negozio di generi alimentari. La proprietaria si chiama Elena e vende il miglior prosciutto crudo che si possa trovare a Fabriano. E' un negozio di prossimità, che smercia poche cose ma buonissime. 

A qualche centinaia di metri dovrebbe sorgere il nuovo "centro commerciale" Gabrielli e forse anche un Mc Donald che altrove chiude e da noi cerca il malessere che pompa il junky food. Elena ne risentirà? Sicuramente, ma non più di tanto: continuerà a offrire il suo prosciutto d'alto bordo e la gente di Via Campo Sportivo, e non solo quella, che avrà voglia di un culo di porco non dozzinale continuerà a servirsi in quel negozio di prossimità. 


Già perchè le nicchie esistono e spesso funzionano e il km zero, quando non è una finzione coltivata da enti che devono tenere in piedi un CdA, non necessita di protezionismi perchè esprime molte ragioni per sopravvivere senza regalìe. E poi la concorrenza un pregio ce l'ha: miete le rendite di posizione e, con esse, quella modesta propensione all’innovazione che è il segno distintivo di chi maneggia il business come fosse un gioco di piccoli monopoli. 


Il vero problema, in realtà, non riguarda le dinamiche del commercio fabrianese ma la transazione che il Gruppo Gabrielli sta negoziando con il Comune di Fabriano: nuova destinazione d'uso dell'area individuata in cambio della sua bonifica e dell'impegno a finanziare, per intero, la rotatoria della Pisana.

In condizioni normali la natura e l'utilizzo delle aree urbane viene stabilita dal Piano Regolatore e, quindi, è titolare d'una solida ragione teorica chi sostiene che la logica delle varianti trasforma la città in un vestito d'Arlecchino, cucito attraverso una pezzatura casuale di interessi privati.

Ma in realtà a prevalere è una ragion pratica: Fabriano è, da tempo, un ospedale da campo e la situazione economica e occupazionale non consente di ragionare coi criteri del "dover essere". Ecco perchè è positivo non in sé ma rispetto alla situazione che qualcuno abbia ancora il coraggio, anche un po' scelerato, di venire a fare investimenti in questa valle di lacrime.

Se poi l'investimento crea qualche posto di lavoro, contempla operazioni di bonifica che il Comune non finanzierebbe manco sotto tortura e fa pagare a un privato un'opera che, diversamente, sarebbe finita dritta nelle tasche della collettività, viene spontaneo e naturale dire: perchè no?! 

Invece ci sentiamo defraudati e cementificati come se ci fossero le condizioni economiche e sociali per fare come una volta: i preziosi e i figli della gallina bianca. La realtà è cambiata ed è ora che abbassamo le recchie lasciando a tempi migliori le reazioni disdegnose stile Farinata degli Uberti nell'Inferno dantesco. 

Qualcuno, giustamente, fa notare come questa operazione sia accettabile ma solo in assenza di possibili porchette politiche e amministrative. Ma anche questa è una ragione teorica, di certo corposa e ineccepibile, che va declinata in chiave locale, perchè Fabriano, da sempre, vuol dire sotterfugio.  

Pare che il nuovo supermercato ascolano si presenterà col marchio Tigre. Ma al fabrianese davvero non si addice l'eleganza misteriosa del grande felino. Molto meglio sarebbe stato battezzarlo Porchetta, un'insegna capace di descrivere una città, una mentalità e una cultura.
    

22 luglio 2015

E Whirlpool studiò alla Festa di Santa Maria

Va dato atto al management Whirpool di aver letto bene i dati del recente referendum sul Piano Industriale che ha visto coinvolti i lavoratori del gruppo. Nel massiccio consenso che ha ratificato l'accordo tra azienda e sindacati, il Centro Direzionale di Fabriano è emerso come l'anello debole del plebiscito americano: 65% di votanti a fronte di una media del gruppo del 78%. In valore assoluto 545 votanti su 840 aventi diritto, con un risultato che ha visto l'affermazione del SI all'accordo con 397 voti a fronte di 148 voti contrari. 

Sommando i NO usciti dalle urne al numero dei lavoratori aventi diritto che non sono andati a votare, si ottiene un totale di 46 unità superiore a quello dei voti favorevoli, ossia un fenomeno che si verifica soltanto nel Centro Direzionale di Fabriano, a Siena e a None anche se Fabriano ha tutt'altro rilievo sia in termini di peso quantitativo che di incidenza sui processi di integrazione in atto nel gruppo americano.

Con grande tempismo e profonda e inattesa conoscenza della mentalità fabrianese, il vertice del gruppo ha organizzato il Whirlpool Discovery Day, un evento di socializzazione tra azienda, lavoratori e famiglie tenutosi nel pomeriggio di ieri a Fabriano, nello spazio antistante gli uffici centrali di Viale Aristide Merloni e comprensivo di: visita a uffici e laboratori, spazio giochi per bambini, lotteria aziendale con in palio, in assoluta par condicio, elettrodomestici Indesit e Whirlpool e, infine, inequivocabili segnali di fumo a cui ogni fabrianese che si rispetti è antropologicamente incapace di resistere: i miasmi della sbraciolata.

Le cronache parlano di circa 700 partecipanti che non è esattamente un numero trionfale se consideriamo la composizione media di una famiglia. Ma un dato è certo: Whirlpool ha fiutato che per fare breccia nel cuore dei fabrianesi, oltre al polo europeo dei piani di cottura in quel di Melano, è bene ricorrere anche al brillantissimo modello della Festa di Santa Maria: salsiccia, braciola e costarella, e a seguire fetta di cocomero, bicchiere di sangria e quattro salti in pista.

In fondo gli americani conoscono e sanno usare a menadito i fondamenti del capitalismo compassionevole: l'azienda come grande famiglia finchè fa comodo al produrre, la lettera di trasferimento al papà mentre il bimbo saltella nello spazio giochi, l'abbuffata di carne come benefit compensativo.

Il bello è che i fabrianesi - nonostante la scorza provinciale e d'entroterra - sono intimamente compassionevoli e americani, perchè non hanno addosso quell'ombra europea e proletaria che rivendica e s'impunta ma preferiscono il serafico convivio e il sereno accordo. 

Una volta la carne fumava sulle graticole dei Merloni oggi su braci a stelle e strisce: l'eterno ritorno del medesimo in una città che non cambia mai. Con una sola variante alimentare: la carne americana è notoriamente gustosa e tenera perchè alquanto estrogenata, ma in prospettiva non pare sia troppo salutare. Che Dio salvi i vegetariani!