25 settembre 2015

La Parianeide? Così fan tutti.

"Il metano ti dà una mano", recitava il jingle di una vecchia pubblictà dell'Eni di metà degli anni Ottanta. Ma pure Pariano ti dà una mano. Anche se non maneggia idrocarburi e giacimenti. Ad esempio a capire come gira la politica in una piccola città devastata dalla crisi, dove la classe di governo passa il tempo a dire e fare cazzate e quella di opposizione a vergare confutazioni e censure in attesa che le elezioni gli consentano di rovesciare le parti.

Questa periodica migrazione dal ruolo di cazzeggiatori a quello di censori – migrazione rigorosamente bidirezionale – è l’essenza della democrazia possibile nel nostro tempo; un tempo dove l’egocentrismo dei singoli è l’unico e vero movente di decisioni, indecisioni, rimandi e impegni.

In questo quadro l’unica differenza di rilievo tra Pariano e gli altri politici locali è che “onda calabra” non ammanta l’autopromozione con parole sfavillanti sulla centralità del popolo, sui bisogni collettivi e sul magnetismo del bene comune, ma è illimitatamente “sfrocedato” nel trasformare l’iniziativa politica in una continua variazione sul tema della parianeide.

Vogliamo ricordare le gesta della parianeide? Donatore di gettoni consiliari a nuotatori diversamente abili, parcheggiatore in rosa per signore in stato interessante, panificatore attento alla povertà che affama; igienista e fustigatore di deiezioni canine nei parchi; progettista di t-shirt tutto anima e corazon e ancora sostenitore di camposanti e cucce eterne per animali di compagnia e da ultimo – motivo della sua vera dannazione - critico dell’accoglienza ai profughi in nome dell’italico primato e d’una pulsione stile “Noi con Salvini”. 

Ma di fronte a questo esibito, rivendicato “di palo in frasca” chi sarebbe l'interprete del controcanto, l’hombre vertical della politica fabrianese? A me non viene in mente nessuno e visto che ho memoria d’elefante e conoscenza di fatti e aneddoti, un motivo ci sarà se la pellicola non viene incisa e se nessuno spicca. 

Il motivo è banale ma significativo: l’Uomo di Cotronei non è un oggetto misterioso, l’estraneo da disarcionare per ristabilire armonie ed equilibri, ma uno del mucchio selvaggio che conosce aneddoti e raggiri, ha raccolto sfoghi e confidenze e può contare su un pacchetto di voti di cui il PD si avvaleva senza battere ciglio e senza indignarsi quando al piede di Pariano capitava di sfuggire dalla frizione.

Eliminarlo adesso fa brodo perché significa togliergli la ribalta per due anni e costringerlo all’anonimato, nella speranza che il suo pacchetto di voti si disperda per mille rivoli e favorisca altri famelici individualisti. In fondo in politica eliminare un contendente serve a togliere un posto a tavola e giocarsi una fetta di torta un po’ più grande. Un principio che muove istintivamente maggioranza e opposizione, immemore - quest’ultima -  che l’Uomo di Cotronei era e resta un problema del PD che lo ha creato e promosso.

La parianeide nasce, infatti, da una cazzata del PD che umiliò il buon Pino dopo le elezioni comunali del 2012. Onda Calabra aveva sbattuto in faccia ai compagni di partito una colata di preferenze ma fu ridimensionato con l’accusa di essere l’aggregatore di un voto geograficamente determinato oltre che inadatto al ruolo di assessore, nonostante il ferreo schema stabilito dalla coalizione sagramoliana prima del voto: chi piglia più preferenze entra in Giunta. 

Al posto di Pariano fu nominato Alianello che aveva preso meno preferenze di lui ma aveva grandi appoggi e, per questo, Onda Calabra fu confinato a suonare il campanello in Consiglio Comunale. 

Ed è da quel momento che Pariano ha cominciato a fare partito per se stesso: senza pause e senza freni. Sinceramente la parianeide non attrae e non appassiona ma di fondo siamo intimamente mozartiani: così fan tutti. E difatti nessuno firma la mozione, nessuno la deposita ma tutti parlano e condannano. Di cani da pagliaio è pieno il mondo.