28 giugno 2017

La sconfitta del PD: ieri, oggi e domani

Vae victis, verrebbe da dire. Guai ai vinti. Specie quando non riconoscono di essere gli artefici della sconfitta e accampano scuse, ribaltano su forze esterne i propri limiti di visione e delineano macro tendenze nazionali per evitare il bisturi e autoassolversi da ogni anatomia politica su sé stessi.

Il Pd di Fabriano ha perso male nonostante l'illusione della vittoria fosse un mantra che non hai mai abbandonato i protagonisti della coalizione Insieme per Fabriano.

Il distacco tra palco e realtà, la forbice smisurata tra aspettative e risultati ha irretito il gruppo dirigente del partito che a quasi tre giorni dal voto, a parte il balbettìo imbranato del segretario e del vicesegretario del partito, non è stato ancora capace di esprimere un giudizio politico degno di attenzione e di nota.

Questo silenzio ittico è un lusso che il Partito Democratico non può permettersi perchè la rappresentanza politica è una cosa seria: il suo candidato Sindaco ha ottenuto il consenso del 40% dei cittadini votanti e il PD esprimerà 4 consiglieri comunali, ovvero la metà dei seggi attribuiti alla minoranza .

La scelta di tacere, oltre a essere la conseguenza depressiva di un fortissimo shock politico, è anche connessa al tentativo di minimizzare il risultato fabrianese, di diluirlo e contestualizzarlo nel grande calderone del renzismo singhiozzante per non fare i conti con errori, carenze e presunzioni politiche.

Non sono casuali, da questo punto di vista, le dichiarazioni della Senatrice Silvana Amati - esponente di rilievo del PD marchigiano - secondo cui la crisi industriale, il terremoto e la neve hanno determinato il successo del 5 Stelle, quasi avvalorando l'idea di una sconfitta maturata in un contesto esterno e oggettivo di "calamità" naturali ed economiche su cui la volontà politica del Pd non poteva né agire né incidere.

E' molto probabile che sia proprio questa la linea difensiva del vertice democratico cittadino; il "non potevo" che rimpiazza il "non volevo", una fuga dalla responsabilità politica che può funzionare anche perchè il Pd fabrianese non esprime da tempo una minoranza interna combattiva, in grado di contestare questa interpretazione farlocca del voto e di proporre un gruppo dirigente e una linea alternativi rispetto a quello incentrati sul pernicioso Patto di Attiggio.


Ma c'è anche un altro elemento che racconta e descrive il silenzio poco innocente dei vertici del PD locale, è cioè il tentativo di guadagnare tempo, di posticipare gesti e parole in attesa che si chiarisca la partita sanguinosa che le sconfitte di Fabriano e di Civitanova Marche hanno aperto nel Pd regionale, inaugurata da un pesantissimo scambio di accuse tra il Sindaco di Pesaro Ricci e il Segretario Regionale Comi.

Il risultato di questa partita multi livello sarà un Pd cittadino percepito dalla società fabrianese come una forza politica inutile, un corpo residuale, una terra del tramonto destinata ad accogliere reduci, depressi e perdenti.

E' per tutto questo che la sconfitta subita domenica scorsa dal PD prosegue; perchè quando si perde male si perde più volte. Il dato delle urne, infatti, non è epocale solo per la dimensione del risultato ma perchè si innesta sul corpo di un partito oramai spopolato di militanti e dirigenti.

Se dovessero saltare Crocetti e Ducoli l'alternativa alla loro esclusione potrebbe essere soltanto un ritorno di Sorci, Mingarelli e Sagramola perchè il Pd non ha figure nuove su cui investire, ma solo uomini del passato che non possono rappresentare la svolta politica e culturale di cui il PD ha bisogno per uscire dal pantano in cui si è allegramente infilato.

Comunque vada per il Partito Democratico non sarà un successo. E in fin dei conti non sappiamo dolercene.
    

26 giugno 2017

L'assalto al cielo di Santarelli & Friends

Gabriele Santarelli ha vinto in modo netto, con numeri referendari e da mandato popolare pieno, replicando su piccola scala quanto  visto a Torino con il successo di rincorsa della Appendino su Fassino. 

Le dimensioni del risultato sono un fatto epocale per la nostra città, la prova numerica di un lunghissimo ciclo di vita politico e sociale che si chiude, il segno tangibile di un blocco politico, e forse sociale, che cede dopo decenni di continuità, di conformismo e di potere.

In questo senso la vittoria di Santarelli va oltre Santarelli perchè attorno al nuovo Sindaco di Fabriano si è polarizzato un bisogno diffuso, un sentiment di cui era giunto inesorabilmente il tempo: tentare il cambiamento pensandolo come una sfida allegra, senza timori mortuari e senza ricadere nel giogo antico e atavico di una prudenza sicuramente cinica, apparentemente saggia e, alla fine, assolutamente immobile e immutabile.

Per questo il nuovo Sindaco, già da stamattina, si troverà sulle spalle un pesante fardello di responsabilità legate sia al ruolo che al contesto; responsabilità che non sono soltanto di governo della città ma anche più squisitamente politiche. La Giunta Santarelli - per tenere accese partecipazione e inclusione -  dovrà agire in parallelo su almeno quattro versanti
  • realizzare velocemente le prime riforme a costo zero per dare il senso di una direzione di marcia decisa e definita e per tenere caldo l'umore popolare;
  • restituire alla città un minimo di bellezza, ferita e violata da azioni anaffettive e funzionali, che consenta ai cittadini di riavvicinarsi sentimentalmente a strade, piazze e luoghi;
  • lavorare sul clima per restituire ai fabrianesi libere condizioni di dialettica politica da tempo conculcate per non disturbare i manovratori e per alimentare un insostenibile apartheid tra "sommersi" e "salvati";
  • allargare i confini della rappresentanza attraverso il coinvolgimento sistematico dei cittadini.
Ma attenzione, perchè la vittoria di Santarelli non è soltanto il frutto di condizioni esterne e di dinamiche ambientali irripetibili. Il neo Sindaco di Fabriano ha condotto una buona campagna elettorale, restando fermo sui contenuti e mitigando, innanzitutto, certe asprezze caratteriali che avrebbero potuto trasmettere agli elettori il sentore di  qualche deficit di empatia

Con il passare delle settimane il candidato e il Movimento 5 Stelle si sono imposti sulla scena con pacatezza e tranquillità, attraverso un approccio mite che ha reso l'elettorato più disponibile ad ascoltarli e meno propenso a farsi incantare da quel rilancio delle paure che il centrosinistra ha utilizzato con pochissima credibilità ed evidente disperazione.

Il bisogno di un cambiamento profondo, i lineamenti di un grillismo levigato, un candidato Sindaco che ha rinunciato a vestire gli abito del tribuno e a urtare la sensibilità moderata dei fabrianesi: sono questi alcuni tra gli ingredienti di una vittoria schiacciante non solo nei numeri ma anche nei simboli e nel risvolto politico-culturale.

Per completare il quadro non possiamo non dire due parole sulla controparte di questo ballottaggio. La sconfitta di Balducci e del Pd ha qualcosa di profondo e definitivo, il segno di una comunità che si è ribellata al centrosinistra, che detesta profondamente quella parte politica e che ha desiderato punirla più ogni altra cosa.

E' questo il significato profondo della disfatta del PD, la perdita di connessione col popolo della sinistra, non l'analisi recriminatoria su come abbiano votato gli elettori di Arteconi e quelli di Scattolini.

Ogni azione del Pd e della sua coalizione è stata un errore madornale, ripetuto, seriale: il modo in cui è stata chiusa l'esperienza Sagramola, la scelta di un candidato Sindaco che non poteva incarnare il senso di una svolta ed è diventato anche ingiustamente un capro espiatorio, una coalizione raffazzonata di liste impresentabili, di logori democristiani, di vecchie cariatidi della sinistra, di frati cercatori, di giovanotti e ragazzine in cerca di prima occupazione. 

Il tutto condito da una comunicazione suicida - basti pensare al blu arcoriano dei materiali di propaganda - e da scelte difficili da comprendere e da spiegare a lume di ragione, come i fabrianesi ricevuti tra le 18 e le 20, in stile medico della mutua, e la presenza semiclandestina e provocatoria di un Presidente di Regione che invece di parlare di sanità coi cittadini si chiude eremiticamente ed ermeticamente in un ristorante circondato da qualche candidato e da pochi operatori.

Il cambiamento politico ha questo di bello: pulisce, elimina la foschia, rende l'aria pià fresca e più respirabile. Se Santarelli & Friends sapranno tenere il cielo limpido, giocando sull'inclusione e sul confronto, ne trarrà giovamento la comunità fabrianese e potremo dire di aver aperto una pagina nuova.

Li attendiamo alla prova dei fatti, che sono sempre decisivi e sovrani, perchè come ho scritto qualche giorno fa per sapere se il budino è buono bisogna mangiarlo.

Nel frattempo un grande in bocca al lupo a Gabriele Santarelli e alla sua compagine consiliare e amministrativa da un non grillino che ha avuto molto più paura di una continuità asfissiante che di un cambiamento rischioso.
    

9 giugno 2017

E adesso sono in 3 e ½ a ballare l'Hully Gully

Stasera si chiude la campagna per le Comunali 2017 e il silenzio elettorale previsto dalla legge sembra quasi un regalo ai timpani, una sosta provvidenziale e delicata, donata dal sistema dopo un mese di scivoloni di stile e di polemiche limacciose.

E' stata una delle peggiori campagne elettorali degli ultimi decenni: povera di contenuti ma ricca di male parole e cattivi pensieri, quasi irridente nei confronti di una città accasciata, segnata al ribasso da guitti e frombolieri e dalla calca di aspiranti consiglieri rapiti da un "metterci la faccia" più simile a un selfie che a un'assunzione di responsabilità pubblica.

Al netto di frivolezze e di bassa cucina, il consuntivo politico della campagna elettorale appare un po' diverso dalle previsioni iniziali. Quella che era sembrata una partita a due, un bipolarismo quasi inglese completato dalla presenza più o meno rilevante di comprimari e cespugli, ha finito per diventare una sfida a 3 e 1/2.

Inizialmente, al centro della scena c'erano solo due figure: Santarelli del Movimento 5 Stelle e Balducci, a capo di una coalizione di centrosinistra imperniata sul PD.  

Un mese di campagna elettorale non ha certamente stravolto la scena iniziale ma ha reso il quadro più complesso perchè l'approccio soft dei due favoriti ha impedito la polarizzazione dello scontro politico, liberando consenso ed energie a favore di quelli che erano stati inchiodati al ruolo di candidati minori: Arteconi dei Progressisti e Scattolini del Centrodestra.

Ovviamente Balducci e Santarelli restano in pole position per il ballottaggio, ma sia Scattolini che, soprattutto, Arteconi sono usciti dal confinamento iniziale e dal destino di cespugli muniti di una dote spendibile giusto tra il primo e il secondo turno.

In questo contesto Arteconi ha realizzato una duplice operazione politica: riaggregare la sinistra tradizionale, quella della diaspora post '89, attorno a una figura capace di risolvere conflittualità antiche, di levigare rancori storici e di offrire una sponda a fasce di elettorato in uscita dal PD ma frenate rispetto a un approdo diretto al Movimento 5 Stelle.

La sfida, come si diceva, è a 3 e 1/2 e non a 4 perchè il Centrodestra e Scattolini - nonostante un recupero di credibilità rispetto a qualche settimana fa - hanno dato l'impressione dell'anatra zoppa, di una coalizione che avrebbe potuto sfruttare un'occasione irripetibile ma che si è incartata da sola: il pessimo spettacolo offerto al momento di scegliere il candidato Sindaco, l'azione di reciproca guerriglia con la lista Janus e il sospetto, mai chiarito in modo netto e definitivo, di un possibile soccorso nero-verde al centrosinistra in difficoltà.

La campagna elettorale si chiude con un quadro più mosso e interessante in cui i comprimari potrebberio emergere come influenzatori decisivi, anche se da questo inatteso dinamismo non è detto emergano sorprese inaudite o, semplicemente, degne di nota.

Per ora sappiamo soltanto che adesso sono 3 e 1/2 a ballare l'Hully Gully. Il resto, che é poi la verità insindacabile dei fatti e dei numeri, lo conosceremo soltanto domenica notte.  

Buon voto a tutti i fabrianesi!