29 gennaio 2016

Il Lodo Sagramola e la politicizzazione del parto

La sospensiva concessa dal TAR non salva il punto nascite di Fabriano ma ne garantisce il funzionamento fino al 19 febbraio, data in cui il Tribunale Amministrativo entrerà nel merito della questione. 

Si tratta, quindi, non di un salvataggio ma di una sospensiva tecnica che consente al punto nascite di funzionare anche nei giorni successivi alla chiusura prevista per il 31 gennaio 2016, evitando un disservizio che sarebbe stato compensato soltanto attraverso il parto disobbediente da tempo annunciato dal primario Pasquale Lamanna.

Il punto, adesso, è capire cosa succederà nelle prossime tre settimane sul versante politico anche se un fatto è certo: il punto nascite di Fabriano chiuderà. La battaglia politica, quindi, non è incentrata sul se ma soltanto sul come e sul quando

Di fatto, ad oggi, i sostenitori del "No alla chiusura" non hanno molte stellette al bavero perchè si sta consolidando il cosiddetto lodo Sagramola, ossia l'istituzione di un'Area Funzionale Omogenea con equipe itinerante tra Fabriano e Jesi; proposta che è stata sostanzialmente accolta da Ceriscioli perchè abilmente connessa al completamento della Quadrilatero, tema buono sia come strumento di rinforzo della richiesta che come sponda per evitare al Governatore il rischio mediatico di una mezza ritirata.

Da quel che si mormora è probabile che il lodo Sagramola venga ufficializzato nel giro di qualche giorno da un pronunciamento della Regione che dovrebbere confermare la chiusura del punto nascite prorogandone l'operatività fino al completamento della Quadrilatero previsto per la seconda metà del 2017, ossia qualche mese dopo le elezioni comunali di Fabriano.

Il Lodo Sagramola, quindi, appare come una soluzione compromesso politico nel PD che consente al Governatore di accreditarsi come riformatore del sistema sanitario regionale e al Sindaco di Fabriano di giocarsi il risultato ottenuto nell'ottica di una ricandidatura che per funzionare ha bisogno di narrazioni efficaci e di suggestioni popolari adeguate alla mobilitazione elettorale, come appunto quella attivata attorno al punto nascite.

C'è anche un altro elemento da comprendere in questo scenario di politicizzazione dei parti e cioè se l'eventuale ratifica del Lodo Sagramola costituisca un cessate il fuoco temporaneo, un patto di non aggressione o il preludio di un altro capitolo del conflitto che si è aperto attorno alla sanità fabrianese in quanto simbolo della lunga stagione spacchiana che il Partito democratico sta cercando di rimuovere a colpi di damnatio memoriae.


    

12 gennaio 2016

Consiglio non richiesto al DG ASUR: non vada al tavolo PD sui punti nascita


Nella fase finale della Prima Repubblica, quella che secondo Zalone non si scorda mai, in  Rai dettava legge un signore di Gualdo Tadino, ormai quasi giunto alla soglia dei 90 anni: Gianni Pasquarelli.

Pasquarelli fu nominato Direttore Generale della Rai nel 1990 e per tre anni interpretò il suo ruolo con un'energia divenuta proverbiale, sostenendo senza finte obiettività le ragioni del suo azionista di riferimento - la Democrazia Cristiana -  e di quel patto tra democristiani e socialisti passato alla storia con l'acronimo di CAF (Craxi, Andreotti, Forlani).

I comunisti fecero di Pasquarelli il simbolo della compenetrazione tra lo Stato e la DC e l'emblema della gestione partitica delle aziende pubbliche, al punto che un'intera generazione di militanti e di simpatizzanti della sinistra fece propria quella critica antipartitocratica, fino a sostenere il referendum sulla preferenza unica promosso da Mario Segni nel 1992.

Sono passati molti anni e molta acqua sotto ai ponti e ci voleva un post pubblicato su Facebook dal giovane segretario del PD di Fabriano per farmi tornare in mente la vicenda Pasquarelli; un post che spiega bene come il Partito Democratico incarni alla perfezione il ruolo di nuova Democrazia Cristiana, fermo restando che la seconda volta le cose si presentano sempre sotto forma di farsa.

Ecco cosa ha scritto, testualmente, il buon Michele Crocetti: "A seguito della richiesta effettuata da parte del Partito Democratico di Fabriano e della Zona Montana tutta di convocare gli organismi di partito sulla questione della soppressione dei punti nascita, è stato deciso di organizzare un incontro tra i segretari dei Circoli interessati, il Direttore Generale ASUR, la Segreteria regionale ed il Presidente Luca Ceriscioli per il giorno di Venerdì 15 Gennaio."

E' evidente che non c'è nulla di strano se il PD organizza un incontro politico per discutere della soppressione dei punti nascita annunciata dal Governatore, visto il peso che quel quel partito esercita nel Consiglio Regionale e nella maggioranza che governa le Marche. 

Così come niente è anomalo nella richiesta di un confronto con Ceriscioli che, a differenza di David Bowie, non arriva da un altro pianeta ma dal Partito Democratico di cui è diretta espressione e da cui dipende la sua permanenza in sella come Presidente della Giunta Regionale.

Quel che colpisce - oltre alla insostenibile leggerezza con cui lo si comunica - è un "dettaglio", un elemento che, per essere notato, presuppone senso delle istituzioni e della cosa pubblica, ossia che a un tavolo di partito sia stato invitato il Direttore Generale dell'Asur, il massimo Dirigente di un'azienda pubblica che credo non debba contrattare alcunchè con un partito politico, associazione privata estranea alla "gestione operativa" della sanità e dei settori in cui si manifesta l'intervento pubblico.

La cosa più imbarazzante è che, ad oggi, sembra confermata la presenza del Direttore Generale dell'Asur all'incontro piddino di venerdì prossimo. Il Dott.Marini, seguendo un criterio di rispetto delle forme che è assolutamente sostanziale, è ancora in tempo per declinare l'invito, mettendo in salvo quella fondamentale distinzione tra politica e gestione che costituisce un punto fermo dell'etica pubblica e della buona amministrazione. In fondo basta poco: volendo c'è sempre un imprevisto dell'ultima ora a togliere le castagne dal fuoco e ad assumere il profilo di un'uscita di sicurezza tardiva ma provvidenziale.
    

1 gennaio 2016

Il punto nascite che fa rinascere Sagramola

La virtù di un politico è legata anche alla fortuna. Lo ha detto Nicolò Machiavelli, il fondatore della scienza politica moderna, e credo sia sufficiente la fama e la nobiltà del pensatore a farne un postulato. 

Il peso della fortuna aumenta per i politici eletti a cariche amministrative che devono rendere conto alla collettività di scelte e omissioni, ed è tanto più rilevante quanto più la dea bandata si manifesta verso la fine del mandato. Giancarlo Sagramola, da questo punto di vista, è un politico fortunato.

Avete presente l'onda perfetta che i surfisti inseguono come un Sacro Graal indispensabile per dare senso al proprio bagaglio emotivo? Ebbene, al netto di ogni emozione oceanica e di ogni avventura da brivido, anche Sagramola è un surfista perchè coltiva il sogno di un miracolo liquido o cinetico che lo faccia uscire dall'insipienza delle sue azioni e lo sollevi verso l'alto.

L'onda di Sagramola è uno sciame in cui non esiste un leader che indica una direzione ma tante interazioni che producono un comportamento collettivo. Il Sindaco ha rincorso diversi di quesi sciami, sincerandosi sempre che fossero i più rumorosi, i più capaci di produrre una ricaduta mediatica in grado di occultare i deficit di comunicazione del primo cittadino: le incursioni in fascia tricolore durante la vertenza Indesit, il protagonismo barocco attorno al caso Tecnowind, l'ira funesta ma non troppo sulla chiusura del Tribunale e su quella del Deposito Ferroviario, fino alla minaccia di dimissioni - fulmineamente rientrata - buona per veicolare coraggio e noncuranza rispetto al proprio destino personale.

Solitamente Sagramola è uscito male dalla ricerca spasmodica di un'onda da surfare. Emblematica, da questo punto di vista, fu la big wave montata nel dicembre 2013 sul caso Tares quando, in una drammatica mattina di dicembre, Sagramola - immortalato con il viso nascosto tra le mani - venne travolto da una protesta scomposta ma efficace, che ha rappresentato il preludio politico e mediatico di una frattura profonda tra la città e la sua Giunta.

Dallo shock di quel sabato mattina Sagramola non si è mai ripreso, inanellando un errore dopo l'altro fino all'equilibrismo spettacolare e suicida che nella primavera del 2015 lo vide presente, il venerdì sera, alla chiusura della campagna elettorale di Spacca e il sabato mattina al pranzo fabrianese di Ceriscioli.

Come abbiamo detto all'inizio, tra tanta sfiga - cercata, voluta e talvolta subita - alla fine è arrivata l'onda a lungo attesa, lo sciame governabile che ha permesso a Sagramola di esercitarsi come potente aspirapolvere, catturando istanze e battaglie altrui fino a farne il marchio di un proprio, inatteso, ritorno sulla scena.

L'onda è stata la chiusura del punto nascite di Fabriano, una vertenza nata dal movimento Sveglia Fabrianesi e che si è sviluppata attraverso una improvvisa mobilitazione di donne, stimolate anche dall'intervento politico-pastorale della Curia e del Vescovo Vecerrica.

Sagramola ha fatto come i cuculi: si è intestato questa vertenza non sua e ha cominciato a surfarla fino a diventarne l'unico protagonista. Il Sindaco ha costruito a tavolino una vera e propria escalation: prima il no a Ceriscioli; poi l'autosospensione dal partito; quindi la lettera inusuale ma strategica alla Boldrini e la possibilità di una proroga non legata al suo piglio volitivo ma a qualche dettaglio, sfuggito ai più, che Spacca ha seminato nella celebre delibera del 2010, sapendo che i dettagli importanti non si vedono perchè stanno davanti agli occhi di chi guarda ma cerca altrove.

Se Sagramola dovesse strappare una proroga alla chiusura del punto nascite non sarebbe per merito suo ma ne risulterà pubblicamente l'unico artefice. Per una volta il Sindaco è stato capace di intercettare l'onda e di sfruttare la dea bendata.

Quando cinetica e culo girano dalla stessa parte il successo diventa meno improbabile. Sagramola era un politico fottuto dalla sorte, dagli errori e dal malgoverno. L'opposizione urlante delle mamme, delle gestanti, dei comitati e degli indignati, senza volerlo, lo ha rimesso in sella. Si chiama judo: fare leva sull'aggressività degli altri usandola per sviluppare un'autodifesa vincente.

Il 29 dicembre 2013 su questo blog scrissi un post intitolato "Perchè Sagramola comunica male ma non sa il perchè" che concludevo con queste parole: "una cattiva comunicazione non è mai un problema di comunicazione ma un limite di mentalità e di empatia.". E' una tesi che confermo: la mitica "gente" non desidera una classe dirigente ma una politica che sappia inseguirne gli umori nel contesto di uno sciame senza leader

Sagramola ci ha messo parecchio tempo ma alla fine ha capito il meccanismo. Per questo sarei prudente primo di considerarlo un rottame eliminato dalla forza delle cose o un pezzo d'annata da rinchiudere nell'armadio dei cani.