Ma paradossalmente lo scandalo non è tanto la decisione, che ha davvero poco di sulfureo e di sorprendente, quanto il vedere inalberati i taciturni cronici, i fatalisti furbi e gli assuefatti accomodati e accomodanti: adesso "i bambini fanno ohhhh" ma la prolungata finzione industriale prima o poi doveva infrangersi di fronte alla dura legge dei fatti.
E allora proviamo a raccontarlo questo p percorso insincero, la favola bella di un rilancio evocato e mai declinato, affinché serva da monito per i cittadini ignari e da vaccino a chi ha fatto man forte alle gesta cerretesi di questo pezzo di industria fabrianese.
Ricostruire serve, anche se Porcarelli farà marcia indietro in cambio di qualche accordo compensativo. Del resto annunciare mobilità sorprendenti e massicce funziona sempre in questo Paese senza politica industriale, privo di visione e a corto di decenza.
Partiamo da lontano. E’ il 2007. La crisi della Antonio Merloni è sempre più scoperta: il vecchio gigante del terzismo ha i piedi
di argilla e cerca di riconvertirsi a una politica di marchio. Troppo
tardi. Le risorse scarseggiano e il settore è maturo. L’operazione non riesce.
In quell'anno il gruppo presenta un fatturato
consolidato di circa 850 milioni di euro, 10 siti produttivi e circa 5.000
dipendenti: la crisi c’è ed è profonda ma non prefigura quanto sta
per accadere.
Il 13 ottobre del 2008 la Antonio
Merloni Spa richiede l'ammissione alla procedura di amministrazione
straordinaria, dichiarando il proprio stato
d’insolvenza. Il giorno dopo il
Ministero dello Sviluppo Economico nomina
un collegio commissariale composto
da tre professionisti.
Di fatto la Antonio Merloni è tecnicamente fallita ma
si finge sia ancora operativa per tenere in piedi, fittiziamente, l’impalcatura
barcollante della Legge Marzano e
aprire la strada agli ammortizzatori sociali lunghi.
I Commissari lavorano
alacremente allo spezzatino: vendono
le controllate più appetibili e
remunerative, ma il vero problema è trovare un acquirente per il corpaccione
obsoleto della Ardo.
Si percorre la strada del
bando internazionale di vendita. Manifestano
il proprio interesse due multinazionali,
una cinese e una iraniana. Quella cinese “dimentica” di
versare la cauzione di due milioni di
euro necessaria a partecipare al bando; quella iraniana presenta un Piano Industriale senza risorse a supporto e chiede allo
Stato italiano di finanziarlo a fondo perduto.
La
situazione è drammatica ma chiara e configura un bivio: o si trova un
acquirente o si va al fallimento e arrivederci agli ammortizzatori sociali
lunghi.
Il 27 dicembre 2011, dopo tre anni di amministrazione straordinaria,
la Ardo viene svenduta a Porcarelli
per circa 13 milioni di euro, di cui 10
cash più 3 di crediti precedentemente vantati. Una piccola azienda acquisisce una realtà industriale che, seppur
tecnicamente fallita, è venti volte più grande. C'è già di che preoccuparsi.
L’accordo prevede
l’assorbimento, da parte della JP
Industries, di 700 lavoratori su 2.300 e quattro anni di cassa integrazione
straordinaria a rotazione per ristrutturazione. Non proprio un segnale di salute. Inoltre Porcarelli
porta a casa circa 200 mila metri quadri
di capannoni a prezzo assolutamente vantaggioso. Il gioco forse vale la candela.
Domanda: si
tratta di un’operazione di rilancio industriale sostenibile o è una finzione
necessaria per garantire l’erogazione degli ammortizzatori sociali lunghi nel
territorio fabrianese?
In questo quadro c’è da
considerare un dettaglio non di poco conto e cioè che le banche creditrici perdono, in solido, con questa operazione circa
187 milioni di euro di crediti,
divenuti in pochi istanti vera e propria carta da culo.
Siccome non si tratta di
bruscolini fanno la cosa più naturale al mondo: un ricorso al Tribunale per tutelare i propri legittimi interessi di
creditori. Il Tribunale verso la
fine di luglio del 2012 decide di nominare un perito per verificare se la vendita della Ardo sia stata gestita al ribasso e capire se sia avvenuta con l'azienda in funzionamento o in stato di blocco totale della
produzione, perché ciò doveva comportare una diversa valutazione dei valori di
vendita.
Qualche mese prima, l’11 marzo del 2012 Porcarelli aveva
rilasciato un’intervista baldanzosa al Messaggero,
firmata da Claudio Curti, in cui si
era lasciato andare a previsioni rassicuranti ed ottimistiche sul successo
della JP, sulle prospettive dell’occupazione, sul rilancio del territorio e
sulla volontà di produrre elettrodomestici d'alta gamma, anzi "di
sartoria"; una di quelle interviste
che tranquillizzano i cittadini e abbassano il livello di attenzione e di
vigilanza delle organizzazioni sindacali.
Qualche mese dopo arriva il primo colpo di scena che contraddice ogni rassicurazione. Il 6 novembre del 2012, Porcarelli
vende alcuni macchinari per lo stampaggio della plastica degli stabilimenti del
Maragone e di Santa Maria senza avvisare i sindacati (una radicata abitudine
si potrebbe dire col senno di poi!).
Gli operai la prendono male
e rispondono con un presidio di protesta che blocca i tir. I sindacati s'indignano per non essere stati avvisati ma Porcarelli li convoca per comunicazioni urgenti. Il risultato
dell’incontro sarà una rinnovata sintonia tra le parti, confermata dai
contenuti del verbale divulgati dalla stampa.
Un verbale in cui il sindacato prende atto della versione ufficiale
dell'azienda sulle motivazioni della vendita non comunicata; accetta future cessioni di
macchinari non funzionali previa consultazione e condivisione della scelta;
plaude a una generica conferma della dimensione degli investimenti da
realizzare e afferma con orgoglio di aver ottenuto l'utilizzo aziendale del
ricavato della vendita dei macchinari.
A conferma del clima
positivo tra sindacati e Porcarelli il 18
dicembre del 2012 arriva a Fabriano
l’allora responsabile nazionale della FIOM del settore elettrodomestici Evaristo Agnelli a sostenere che, nel
primo anno, JP Industries ha garantito un buon volume di investimenti e di
produzione. Aggiungiamo noi: nonostante la cassa integrazione fosse la cifra
dominante di quel periodo.
Da questo momento su JP cala l’ombra lunga del silenzio e,
a partire dai primi di giugno, l’attenzione dell’opinione pubblica, dei media e
delle organizzazioni sindacali si concentra interamente attorno alla vertenza Indesit che andrà avanti,
ininterrottamente, fino agli ultimi giorni dell’anno.
Il 2 luglio 2013 il perito nominato dal Tribunale deposita la sua
perizia relativa alla vendita della Ardo a JP Industries. In essa si sostiene che
la vendita è stata sottostimata di
almeno quattro volte il valore effettivo.
Il 19 settembre 2013 il Tribunale di Ancona dispone la revoca della vendita della Ardo alla JP
Industries accogliendo il ricorso delle banche e le valutazioni del perito
che aveva accertato un valore di vendita della Antonio Merloni al gruppo
Porcarelli sottostimato di molto rispetto a quanto effettivamente sborsato per
l’acquisizione.
Secondo il giudice Edi Ragaglia la definizione del valore
del cosiddetto "perimetro della cessione" del ramo d'azienda a JP, era
stato valutato considerando uno "sconto" legato a una previsione di redditività
negativa (badwill) estesa a un arco
temporale di quattro anni, quando la normativa relativa alla cessione di
aziende in amministrazione straordinaria prevedeva un badwill di due anni, a vantaggio non solo dei
creditori ma del principio della tutela del patrimonio dell'azienda insolvente.
Il ricalcolo del valore,
seguendo la norma dei due anni di badwill, si sarebbe dovuto attestare - secondo
la perizia realizzata dal consulente nominato dal Tribunale - intorno ai 54 milioni di euro.
Il pronunciamento del Tribunale di Ancona diventa l’occasione
per una saldatura di relazioni e per una nuova
narrazione manichea: da un lato l'assioma di un complotto che ha per
protagonisti un pool di banche rapaci
e tre giudici cattivi; dall’altro l’asse del bene ovvero Porcarelli, i
sindacati e il centrosinistra.
Ovviamente a nessuno salta
in mente di chiedere come possa un'azienda con un valore patrimoniale di circa 30 milioni di euro, farsi carico di
un'acquisizione così smisurata e onerosa, o perché mai la produzione procedesse
sempre a singhiozzo e senza un adeguato riassorbimento di manodopera, chiamata
a lavorare una tantum nel
quadro di un massiccio e sistematico ricorso alla cassa integrazione.
Altrettanto ovviamente
nessuno fa domande su quel Piano Industriale evocato nella famosa intervista al
Messaggero. Eppure oggi c’è chi dice di
averne chiesto conto a tempo debito, ma forse intendeva dire a babbo morto. Non ce ne
eravamo accorti.
La tesi prevalente viene
sbandierata ai quattro venti: il pronunciamento del Tribunale è un colpo al Piano Industriale della JP. Il problema
è che qualcosa è accaduta il 7 agosto
del 2013, alla Camera dei Deputati.
Il protagonista, però, non è
il deputato del PD Emanuele Lodolini - che da ieri sta ricordando a tutti di essere
stato tra i pochi ad aver battuto sul Piano Industriale – ma la deputata
perugina del Movimento 5 Stelle Tiziana Ciprini.
A Montecitorio si sta
svolgendo un question-time in Commissione
Lavoro e l’allora Sottosegretario allo Sviluppo Economico Carlo Dell’Aringa risponde a
un’interrogazione presentata dalla Ciprini, in merito ai provvedimenti da adottare a tutela dei
lavoratori coinvolti nel caso Ardo - JP.
Il sottosegretario, con
risposta scritta, affronta le diverse questioni poste dalla deputata e in un
passaggio fa riferimento a una riunione
tenutasi l’8 luglio 2013 presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
Riporto
testualmente le parole di Dell’Aringa:
“Lo scorso 8 luglio la società cessionaria J.P. Industries e le
organizzazioni sindacali hanno sottoscritto, presso i competenti uffici del
Ministero del lavoro, un accordo per la definizione di un nuovo programma di
ristrutturazione. In particolare, la società ha confermato l'intento di
perseguire il proprio progetto industriale e mantenere gli impegni assunti
operando tuttavia un ridimensionamento
del programma in funzione del contenimento dei volumi di attività causato del
venir meno delle risorse esterne cui aveva fatto affidamento”.
Tradotto
significa che JP non è in grado di
sostenere il Piano Industriale presentato in sede di acquisizione. E questa
impossibilità viene riconosciuta e ratificata dal Ministero col sostegno e il
consenso del sindacato.
Ma a Fabriano non se ne sa nulla perché nessuno
riporta questa notizia. Ho ripreso i quotidiani locali di quei
giorni ma non sono riuscito a trovare alcun riferimento agli esiti della
riunione romana tenutasi presso il Ministero.
Col senno di poi ciò vuol dire che oltre alla nullità
dell’atto di compravendita, sussisteva pure un problema di tenuta strutturale del
Piano Industriale.
Il 23 settembre del 2013 si tiene
un’assemblea al parcheggione di Santa Maria. Poi in corteo in direzione Municipio,
per concordare col Sindaco difficili linee di difesa e improbabili azioni di
contrattacco. La sceneggiatura che emerge è una raffigurazione plastica di come
si condensa il senso comune ai tempi della crisi: maestranze con lo scalpo del giudice Ragaglia in mano e promesse
altisonanti di azioni da intentare contro le banche, rapinatrici e ree d'ogni
malignità terrena e celeste.
Il 3 ottobre del 2013, a Fabriano, un
corteo di lavoratori sfila da Viale Moccia fino alla sede della Banca
Toscana di Viale Zonghi: obiettivo colpire le banche che stanno
complicando il rilancio della JP. Ovviamente neanche un cenno a un'azione
stringente per pretendere da JP Industries un Piano Industriale coerente con il
peso di quell'acquisizione. Non sia mai che venga fuori la storia del
ridimensionamento chiarita in question time da Dell’Aringa!
Nel frattempo sia Porcarelli che i Commissari nominati dal Mise avevano
presentato ricorso rispetto
all’ordinanza del Tribunale di Ancona. L’8
gennaio del 2014 si tiene una manifestazione unitaria delle sigle sindacali
che, con una carovana lenta di auto, raggiungono il capoluogo dorico dove si
tiene la prima udienza relativa al ricorso.
La saldatura tra
sindacati e Porcarelli è sempre più solida ma ancora una volta mancano le
domande cruciali: la Jp sta davvero producendo valore? E se sì quanto? Qual è
il livello di redditivà del capitale investito? Quante persone a tempo pieno
sono state occupate? Quante ore di produzione sono state registrate? Quali
prospettive di sviluppo è possibile prevedere? Si intende proseguire con un
massiccio ricorso alla cassa integrazione o ci sono spazi per una crescita
produttiva autonoma dal ricorso agli ammortizzatori sociali?
In questa fase inizia a intervenire pesantemente la politica. I governatori di
Marche ed Umbria, Spacca e Marini, inviano un sollecito congiunto
al Presidente del Consiglio Letta
con il quale richiedono al Governo di intervenire, in via legislativa, per
fornire una corretta interpretazione della legge Marzano.
Un intervento
governativo che aveva già preso forma col Decreto Legge "Terra dei fuochi" n°136 del 10 dicembre 2013,
in cui viene inserito un paragrafo (art.9, comma 1) totalmente estraneo alla
materia rifiuti e finalizzato a garantire la continuità produttiva della JP, normando una sorta di diritto a
ignorare la sentenza d'annullamento della vendita sancita da un Tribunale della
Repubblica.
Nel frattempo la ricerca di interventi
legislativi, finalizzati a manomettere la sentenza del Tribunale di Ancona che
ha annullato la vendita di Ardo a Jp Industries, prosegue indefessamente.
Verso la fine di gennaio del 2014 tre
parlamentari del Pd – tra i quali il parlamentare falconarese Emanuele
Lodolini - propongono un emendamento
al Decreto Destinazione Italia per
togliere dalla normativa che regola le procedure di amministrazione
straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza qualsiasi riferimento al prezzo di vendita
delle aziende in esercizio.
Nonostante gli interventi a gamba tesa
di una politica interessata unicamente al ribaltamento del pronunciamento del
giudici Ragaglia, negli ultimissimi giorni di aprile del 2014 il Tribunale
del Riesame conferma l’annullamento della vendita di Ardo a JP.
I sindacati invece di riflettere riaprono subito il tiro contro le banche
anche se conoscono bene l’origine del male: la vendita di Ardo a JP è una
storia sbagliata, un’operazione concepita male che ha ceduto progressivamente
per debolezza interna e di visione e non per un complotto delle banche e della
magistratura.
I primi di maggio del 2014 il fronte
porcarelliano – sindacati, sindaci, Regione, parlamentari del PD – si
arricchisce di nuovi adepti. Il Presidente
di Confindustria Ancona Schiavoni sposa il punto di vista dell’imprenditore
cerretano: definisce scandaloso che a distanza di tre anni venga contraddetta
una decisione assunta attraverso una procedura di amministrazione controllata e
chiama in causa il rapporto controverso e irrisolto tra industria e giustizia
amministrativa, come se la sentenza del
Tribunale del Riesame configurasse un'azione vessatoria nei confronti del
fare impresa.
Insomma tutti concentrati sulla sentenza
del Riesame, su come arrivare in Cassazione. Tutti presi a colpire le banche e
i giudici. Nessuno a chiedere conto di
qualche numero. Eppure ce ne erano di cose da chiedere ma quasi nessuno
ebbe l’ardire di fare domande.
Qualcosa si poteva chiedere. Ad esempio
il numero dei lavoratori stabilmente
utilizzati nella produzione, il Piano ne
prevedeva 250 nel 2012, 400 nel 2013, 550 nel 2014 e 700 nel 2015.
Qualcosa si poteva chiedere anche sul
versante degli investimenti: il
Piano prevedeva un ammontare complessivo di 26 milioni di euro, di cui 14 milioni nel primo biennio e 12 nel
secondo.
Infine qualcosa si poteva chiedere anche
sul fatturato. Il Piano prevedeva un
fatturato di 40 milioni di euro nel 2012
fino a giungere ai 130 milioni di euro del 2015. Forse qualcuno ha
domandato. Ma senza farsi sentire da nessuno. A voce bassa. Con tono da
confessionale.
Il 18 giugno del 2014 arriva a Fabriano il Ministro del Lavoro Poletti.
Fiom, Fim e Uilm di Marche ed Umbria
gli consegnano una nota congiunta. Chiedono al Governo di farsi carico della situazione di stallo che si è creata attorno a
JP Industries convocando un tavolo ministeriale che eviti di far saltare
l’attività industriale (quale?).
Qualche giorno prima e
precisamente l’8 giugno Sergio Rizzo
– autore del best seller “La Casta” – interviene sul caso Porcarelli con un
articolo sul Corriere della Sera.
Scrive Rizzo: “I commissari devono verificare per
prima cosa se le imprese sono risanabili, cercando di preservare la continuità
aziendale. In caso contrario, si vende per pagare i creditori. Ed è qui che
possono accadere cose a dir poco curiose, come nella vicenda assolutamente
emblematica della marchigiana Antonio Merloni. Valutata dai periti del
tribunale 50 milioni, un bel giorno la fabbrica viene venduta a 10 milioni:
applicando alla cifra stabilita dalla perizia un badwill, cioè il valore
negativo corrispondente al costo del personale che l’acquirente si impegna a
non licenziare per almeno due anni. Ma i creditori fanno ricorso e il tribunale
di Ancona gli dà ragione. A quel punto sbuca in Parlamento qualche mese fa un
emendamento al decreto Destinazione Italia con il quale si stabilisce che il
valore fissato dalla perizia, nei casi di vendita commissariale, è solo
“orientativo” e non tassativo. E chi lo firma? Il deputato democratico Paolo
Petrini, marchigiano di Porto San Giorgio ed eletto nelle Marche. Anche se non
basta: perché nonostante quella legge «ad fabricam» i giudici d’Appello
confermano l’annullamento del contratto.”
I primi di agosto del 2014 prende forma un’altra
delle grandi narrazioni che hanno scandito questi anni di Ardo e di JP: la tiritera un accordo tra le banche e la JP
Industries, con la benedizione del Mise per evitare il pronunciamento
della Cassazione. Obiettivo: far ripartire la produzione della JP, sbloccare le
linee di credito e trovare un accordo di transazione tra le parti. Si va avanti
per più di anno a parlare di accordi e transazioni ma non se ne fa nulla.
Alla fine di novembre del 2015 la Cassazione chiude definitivamente il
contenzioso aperto con gli istituti di credito e dà ragione a Porcarelli
ribaltando i due precedenti pronunciamenti del Tribunale.
Da quel giorno la JP
non ha più alibi ma la cassa integrazione prosegue e la produzione langue.
L’azienda è letteralmente sparita dal dibattito pubblico e dall’attenzione dei
media.
E’ ritornata sulla
scena ieri con l’annuncio di 400 persone
in mobilità. Chi ha avuto la pazienza di leggere questa cronistoria –
ovviamente parziale e incompleta – si renderà conto che quel che è accaduto
ieri era scritto nell’ordine delle cose: cinque anni senza strategia, senza
Piano Industriale, senza produzione. Cinque anni di finzioni in cui si è visto di tutto tranne
che un filo di operatività e di industria.
L’importante era tenere
in piedi l’impalcatura degli ammortizzatori sociali lunghi. Il resto era contorno e corollario. Su questo l'accordo era generale ed è stata combattuta una guerra in cui tutti erano schierati dalla parte
di Porcarelli che oggi non può diventare l’unico capro espiatorio e l'uomo nero della situazione.
Non era solo e non ha agito da solo. E se lo ha fatto sapeva di poter godere di sostegni, incoraggiamenti e alleanze. Per questo porterà tutti a fondo con lui.
Non era solo e non ha agito da solo. E se lo ha fatto sapeva di poter godere di sostegni, incoraggiamenti e alleanze. Per questo porterà tutti a fondo con lui.
Non preoccuparti,leggeranno questo tuo post a Senigallia parte dei 400 in mobilità...
RispondiEliminaNo no simpaticone siamo tutti a porto cervo ... ma vaff... !
EliminaAi bagni Mafalda. Che gente i favrianesi.
EliminaLi spaghetti allo scoglio li avete magnati? Porci.
EliminaSci li ho magnati e dopo me so fatto un giro sul lungomare a vede' un po' de culi. Stamattina me so' alzato alle 11.00 tanto i soldi li porto a casa pure se nun fatigo.
EliminaComplimenti una ricostruzione efficace. Riconosco che sei l'unico che può fare reportage a questo livello a Fabriano. Bravo! Marco.
RispondiEliminaEx operaio in mobilità Antonio Merloni si sapeva dall'ora che si faceva questa fine colpa sindacati ed operai che piaceva talmente tanto di fare la cassa integrazione per andare a fare i contadini
RispondiEliminaPorcarelli dopo aver rovinato il Comune di Cerreto , adesso vuole mandare in malora definitivamente anche la ex ardo . E pensare che tanti cerretesi lo hanno votato credendo alle promesse e fandonie che andava raccontando......
RispondiEliminaKeep Calm! Ė già sceso in campo il nostro parlamentare, pensatore e scrittore a tutto tondo Lodolini, che proprio a Fabriano con il pelide Crocetti, ci ha ricordato che ė il tempo dei territori. Hai proprio ragione Lodolini, stiamo vivendo Il tempo che cambia (in peggio).
RispondiEliminaSagramuntoaletto ora tira fuori un nuovo striscione da appendere alle Logge?
RispondiElimina5 anni in cui i favrianesi hanno campato succhiando i soldi statali, allo stesso modo in cui facevano i meridionali tanto bistrattati dagli stessi fabrianotti.
RispondiElimina5 anni ??? Me sa che sono molti di più.
EliminaTerzoni lo vuoi capire che ė inutile chiedere un accordo tra le banche e J&P, perché il progetto industriale non si tiene in piedi ed ė finito il tempo degli oblò! La ricerca affannosa delle pezze e dei pannicelli caldi è l'idea di governo del M5S? Ma perché non interessate la magistratura? Non vi accorgete che tergiversare e mediare significa fare il gioco di Porcarelli?
RispondiEliminaMa la Terzoni, in tutta sincerità, cosa vorrà mai capire di piani industriali? Suvvia, le competenze si devono avere, sennò mettiamola ad amministrare un condominio e non un paese.
EliminaFalla gì in vacanza alla Terzoni, che ha fatigato parecchio.
EliminaPora stella.....
Invece della democrazia virtuale, quando la riprendi la bicicletta con la bandierina Arcioni e organizzi una manifestazione popolare come si deve? Fatelo vedere che avete il consenso popolare, mandate a casa Sagramola e che si vada alle elezioni anticipate, perché non possiamo più vivere dormendo!
RispondiEliminaShhh stanno dormendo e poi è troppo caldo per pedalare. Fagli fare le ferie
EliminaFar andare avanti il contenzioso con le banche che non hanno aperto le linee di credito per 4 anni ha prosciugato il portafoglio di Porcarelli che ha fatto con le mani e con i piedi per non fallire come in molti si auguravano per chiudere il discorso JP e AM in bellezza. Perchè e questo che dall'alto volevano e si aspettavano ... ma a questi signori è andata male... in primis perché Porcarelli tra mille difficoltà è riuscito a sfangarla ed è arrivato in cassazione. Perché qua ha vinto ribaltando i 2 precedenti giudizi ?? Perché a qualcuno conveniva e di brutto visto oramai che Porcarelli non era caduto in 4 anni ... e si perché se falliva prima amen qualcuno se la rideva e Porcarelli non vedeva una lira e avrebbe perso tutto l'investimento ma se la vendita fosse stata annullata a conti fatti Porcarelli tra i soldi sborsati, 4 anni di calvario ecc.ecc veniva a prendere una cifra da capogiro ... ma questo non l'ho letto nella ricostruzione come mai ? E allora ? Si sceglie la strada più comoda ( per qualcuno altro non per Porcarelli ) e la cassazione lo fa vincere. Bene tanto le banche continueranno a fare ostruzionismo e finanziamenti non si sbloccano ... e do va il ceretano ?? quindi ? Con cosa pensate che vengano pagati i fornitori ? Con promesse e pacche sulle spalle ?? Tutti vista la situazione chiedono pagamento anticipato se no nisba... capiamo cosa significa questo ?? Non mi pare ...
RispondiEliminaTutta questa storia per dire semplicemente una cosa ... è dal 2012 che ci si doveva battere il petto e fare sentire la voce affinché le banche si prodigassero per aprite le linee di credito e far lavorare Porcarelli... la questione andava chiusa nel giro di qualche mese non di anni !!! Allora si che Porcarelli non avrebbe avuto alibi !! Abbiamo tutti permesso questo stillicidio, tanto meglio andare in bici tutti fighi che stare a lavorare, ma poi c'ho la suocera da guardare, la macchia da tagliare e il grano da mietere... che bello stare in cassa e farsi i cazzi propri e poi quello è di Cerreto che cazzo vuole fa ???
Adesso ?? Adesso tutti a starnazzare come oche che hanno visto la pentola che bolle e il coltello affilato nelle mani del contadino ma che non hanno mosso un dito e sprecato 5 minuti del loro tempo o un po' del loro fiato per almeno provare a far si che ciò non accadesse. Facile prendersela ora con chi c'ha provato , c'ha messo la faccia e pochi o tanti che siano c'ha messo un sacco di milioni ...
Alla fine chi ci rimette, sono gli operai, che non hanno macchia da tagliare, grano da mietere o altro!
EliminaCe rimettono pure quelli che non vanno in bici, che non vanno in palestra, che non giocano alla SNAI, che non vanno a passeggiare ai Monticelli, che non vanno a ballare il Giovedì sera...
EliminaME SA SO' POCHI QUELLI CHE CI RIMETTONO!!!
10 anni a prendere i soldi senza fare nulla il concetto è questo e cosa peggiore in tanti lavoravano anche in nero
RispondiEliminaEsatto !!! Le donne in cassa a casa a tirarsi su i figli o guardare gli anziani, gli uomini a fare i più disparati lavori in nero. Praticamente una pacchia !
EliminaComplimenti per questa cronostorua molto precisa. Aggiungo qualche riflessione. La prima riguarda la figura di Giovanni Porcarelli,titolare di un'altra azienda con sede in Cerreto d'Esi Come potevano entrambe le aziende coesistere ? Era una semplice domanda che si potevano porre i sindacati ma volutamente non se la sono posta. Altra riflessione: la posizione delle banche era nota a tutte le parti interessate prima dell'acquisto. Perché si è voluto comunque procedere,nonostante la consapevolezza della posizione contraria delle banche ? L'esito in Cassazione per tutelare chi? sicuramente non i lavoratori. Chi risponderà dell'encefalogramma piatto dell'azienda sin dalla nascita ? Nessuno.
RispondiEliminaPrima tutti ciechi e sordi. Oggi di fronte alla realtà tutte aquile lungimiranti, profeti incompresi e strateghi non ascoltati.
RispondiEliminaMa in questi 5 anni quando il prolungarsi della diatriba delle banche portava Porcarelli ad una lenta ed inesorabile agonia con l'acqua che lentamente ed inesorabilmente saliva fino alla gola dove eravate tutti ?? A si vero !!! Tutti a riempirsi la bocca con " Tranquilli che tanto c'è dietro Caio " oppure " Ma va la che senza Tizio alle spalle non avrebbe fatto nulla del genere " e così via. Saltavano fuori nomi importanti ed altisonanti della famiglia Merloni come Santi protettori del "piccolo" imprenditore Cerretese, pronti a tirar fuori vagonate di milioni in caso di necessità. Balle per alimentare le chiacchiere da bar e tacitare qualche timido e sporadico cervello che vedeva ed intuiva il salire di quell'acqua e che giustamente preoccupato cercava di dare un tiepido allarme. Bravi i sindacati a rabbonire e rassicurare... "Tutto sotto controllo tranquilli !!! ". Ed ora che quell'acqua è arrivata alla gola ( non per colpa sua o per lo meno con colpa in percentuale minima ) e il "piccolo" imprenditore se deve liberare di un pò di zavorra per non affogare tutti leoni inferociti che si sentono traditi, truffati e presi in giro. Ma per piacere, abbiate un po di dignità e rivolgete il dito nella direzione giusta e cercate di capire anche se vedo che per molti è impresa ardua.
Buon lavoro fatto esaustivo e chiaro, se non fosse per l'assurdità della vicenda che chiaramente rappresenta in tutto e per tutto la nostra Italia!!!
RispondiEliminaQuanto hanno lavorato i vari Lodolini, i sindacati il suo caro amico Ceriscioli detto Luca. Poiché nessuno di questi è uno stupido come mai hanno tanto aiutato il Porcarelli? Per gli operai? Ma non fate ridere come diceva Totò . Da sindaco poi Porcarelli per non rovinare la sua amicizia con Luca non scendeva in piazza a difesa di ostetricia. Sono così legati insieme al buon Comi che quando arrivano le nuvole si nasconde e sopravvive.... Politicamente.
RispondiEliminaParadossalmente l'unico che può salvare 400 di quei 700 operai è proprio Porcarelli che è certamente un furbo ma non stupido.
Forse da li si dovrà ripartire.
E il Pd fabrianese: stanno pensando alle prossime elezioni comunali cercando come sempre di addormentare tutto. Solo che Porcarelli li sta svegliando tutti e siamo solo all'inizio.
A me sembra che tutte le parti politiche, dal PD ai 5 Stelle, passando per SEL ed arrivando a Urbani, stiano dormendo della grossa.
EliminaIn altri tempi e in un'altra città, e con altri sindacati e partiti (M5S non crediate di cavarvela solo con le parole!), la gente avrebbe già bloccato le strade in modo da finire sui TG nazionali, e indetto uno sciopero generale dei lavoratori. Faranno un tavolo con Porcarelli, magari andando a supplicarlo con il cappello in mano, col solo risultato che potranno solo decidere se giocare a briscola o tresette!
RispondiEliminaStai calmo, dopo la festa del COCOMERO partiranno le barricate.
EliminaMo è troppo caldo, se suda solo a sta fermi.
Falli riposà.
Bravo Simonetti. Chiaro come quasi sempre. Quello che emerge con chiarezza è che questo tipo di economia di rapina non ha più speranze. Ognuno, ottusamente, difende i propri interessi a scapito degli altri senza capire che il benessere arriva dalla cooperazione e dalla chiarezza dei rapporti : in particolare tra industriali e maestranze.
RispondiEliminaChiarezza dei rapporti da dimenticare per i prossimi 50 anni
RispondiEliminaA completamento del mio articolo vorrei aggiungere una piccola nota: normalmente le linee di credito vengono aperte dalle banche perchè c'è un progetto industriale e un Piano che lo supporta. L'anomalia JP è stato pretendere che fossero le linee di credito a generare il Piano Industriale e non il contrario. G.Simonetti
RispondiEliminaMa infatti la miopia della politica locale è rappresentata dal fatto che la Terzoni auspica ancora oggi che le banche caccino i soldi, senza uno straccio di piano industriale.
EliminaDOPO 4 ANNI !!!!
Non ci posso credere! La Terzoni che si raccomanda perché caccino i soldi che dovrebbe scucirsi dalle saccocce Porcarelli! Nemmeno se la mandasse il porcky sarebbe capace di fare meglio i suoi interessi. Notizia presa dalla pagina FB della deputata umbra Ciprini: "... interpellanza 3-01632, la deputata Terzoni disse esplicitamente al Sottosegretario dello Sviluppo Economico che, per accedere all’accordo di programma, serve un investimento minimo di un milione e mezzo di euro e se le banche non aprono i rubinetti alla J.P. non si può andare avanti".
EliminaSi ma allora rendiamolo pubblico questo piano industriale della jp così da poterlo giudicare. Se no le chiacchiere stanno a zero. Se sono partiti con il presupposto che il piano industriale era una ciofeca prima ancora di averlo visto di cosa vogliamo discutere ? Non sarà stato un piano industriale partorito da luminari della Bocconi ma se anche lo fosse stato sarebbe stato tacciato di inconsistenza e di inapplicabilità. Quindi ?
EliminaQuindi non ė stato applicato perché ė inconsistente, l'hai detto...
EliminaAi fini della verità quanto è uscito dalla penna di Simonetti potrebbe essere integrabile (ma non accadrà mai)soltanto da un intervento scritto da Francesco Merloni
RispondiEliminaBravo ! Tu sai qualcosa che molti ignorano completamente... E che farebbe un po' di luce in questa buia vicenda.
EliminaSimonetti buonasera, volevo chiederLe un piccolo OT: ma nell'ultimo consiglio comunale la mozione dei 5 Stelle riguardo le biomasse e' stata discussa? Se si, di cosa si trattava?
RispondiEliminaPoteva usufruire di 18 mesi di ferie e ha puntato dritto alla mobilità. c'è un disegno dietro la mossa
RispondiEliminaSi, uno scarabocchio
EliminaBravo Simonetti, ottima disamina. Fossi in lei menzionerei anche il fatto che Porcarelli è un uomo di colui che, alla luce delle conclusioni del lavoro dei commissari straordinari, risulta essere il primo creditore della Antonio Merloni SPA. Così come Ghergo, quello che si è preso, a regalo, le bombole ( valore di cessione 4 milioni, di cui Ghergo non ha cacciato il becco di un quatrino, mentre la AM Cylinders and taks aveva in pancia 8 milioni di euro di ordini da evadere). Miracolati da Zu' Tonino (uno faceva l'elettricista, l'altro il meccanico ), che, a tempo debito, ha chiesto che gli venisse restituito il favore ( per avere un'idea delle dinamiche, andatevi a vedere il padrino di Coppola, la scena di Bonasera). Il tutto nell'omertà più completa di politici locali e nazionali, sindacalisti, preti, giornalisti, farmacisti, insomma di tutti. Perchè, caro Simomnetti, la Ardo ( o Antonio Merloni SpA) era in crisi, ma non perchè aveva perso competitività, ma perchè era una macchina per imboscare soldi, di cui tutti sapevano, tutti approfittavano e nessuno aveva il coraggio o la convenienza di denunciare.
RispondiEliminaVogliamo parlare dello stabilimento in Ucraina costato quattro volte il preventivato? Delle filiali che servivano a fare sparire soldi (dove non si sa bene)? Delle connivenze tra fornitori e forniti? Del fatto che nessuno dei personaggi di contorno di Zu' Tonino sia stato coinvolto nel casino? Del fatto che il direttore del personale della Ardo sia diventato, senza avere vinto le elezioni, assessore regionale per nomina diretta? Del fatto che, con mossa astuta, Zu' Tonino, ad aprile 2008 passò tutte le quote in testa alla figliola, per poter uscire puro come un giglio dalla faccenda? Del fatto che i commissari straordinari siano stati espressamente mandati per vendere i meglio gioielli della corona a chi si sapeva già (Electrolux, Gorenjie), e per cercare, tra una supercazzola e l'altra, tipo "good company" e "bad company" (quando in Italia non si vuol fare capire qualcosa basta usare l'inglese), di insabbiare le porcate vere, dando via gli ultimi due rottami rimasti a persone che dovevano accettare per forza ( anche perchè hanno avuto il loro tornaconto, Ghergo dalla plusvalenza tra valore nominale e valore effettivo della Am Cylinders and tank, e Porcarelli dalla svendita delle linee di santa maria, maragone e gaifana)? In una parola, vogliamo parlare anche di quel sistema che era stato messo su a partire, probabilmente, dal compianto Aristide, e che ha permesso che si consumasse una truffa così grande ai danni dei cittadini italiani che pagano le tasse, senza che nessuno ne parlasse? Vogliamo parlare del fatto che i fratelli Merloni (ed eredi) a Fabriano e in Italia hanno parecchia gente in tasca che attacca l'asino dove vuole il padrone? Vogliamo parlare del fatto che sia la vicenda Antonio Merloni sia la vendita di Indesit sia il fatto che Francesco sta spostando tutto o all'estero o a Milano, non sono hanno mai avuto alcuna eco nella stampa nazionale, mentre per esempio la settimana scorsa su Il corriere della sera c'era una marchetta, pardon, un articolo che esaltava la birra prodotta da Giovanna Merloni? Il tutto senza dire che casino per le nostre tasche la sua famiglia ha provocato? Certo, i Merloni hanno fatto stare bene i fabrianesi, e non solo, per una sessantina di anni, e si sa che non si fa niente per niente. Adesso i fabrianesi, ignavi e conniventi, si godano gli ultimi sprazzi di cassa integrazione e mobilità insieme all'ultimo regalo della famiglia: la superstrada che , finalmente (guarda caso, quando tutte le fabbriche sono andate via da Fabriano) rompe l'isolamento cronico di Fabriano e permette ai propri cittadini di andarsi a cercare lavoro altrove, visto che la famiglia laggiù ha fatto terra bruciata.
La birra e' come il piscio
EliminaRicatto. Si chiama ricatto. E la canea dei politici ha iniziato a latrare alla luna, chiedendo soldi per Porcarelli. Ci ha visto giusto, conosce bene i suoi pollastri.
RispondiEliminaSe è tutto vero quello che scrivete come mai la magistratura non interviene?
RispondiEliminaNon è detto che non stia già seguendo l'evoluzione dei fatti, guardate i tempi con cui si è mossa nel caso Veneto Banca ... e credo che siamo ancora all'inizio.
EliminaSecondo te perchè le ricostruzioni non aderiscono alla realtà (che tutti conoscono), oppure perchè, se intervenisse, scoprirebbe una lunghissima serie di ruberie ai danni dello stato che potrebbe mettere in seria difficoltà la famiglia?
Elimina"Ansa 2 Agosto
RispondiEliminaSecondo Ceriscioli, che domani sarà al Mise, con la presidente dell'Umbria, toccata con lo stabilimento di Gaifana, "Porcarelli da quattro anni sta cercando di portare in fondo una scommessa straordinaria. Un percorso che ha la necessità di essere finanziato dalle banche". Il governatore ha ricordato "i ricorsi e le vicende che hanno messo in grossa difficoltà l'imprenditore", portando ora ad una "situazione drammatica per 400 famiglie. Vorremmo che il sistema bancario credesse al progetto industriale" perché "Porcarelli non ha attivato la procedura di mobilità a cuor leggero"."
L'ennesima favoletta di agosto ! Scommessa straordinaria ! Percorso da finanziare ! Progetto industriale che stando ai sindacati doveva essere reso noto all'inizio del 2016- E nel frattempo ? a chi sono stati svenduti i macchinari ? con quali modalità se l'azienda era ancora in attesa della sentenza definitiva ? ed oggi cosa è rimasto alla JP, quella diciamo dei commissari? Ma di cosa stiamo farneticando ? La colpa è delle banche!
Chiedilo alla Terzoni il perché la colpa è delle banche.
EliminaGiulietti che è un politico umbro coi piedi per terra, snusata l'aria fetida, si è tirato dietro il giovin riformatore Lodolini in una interrogazione in cui cominciano a chiedere al Ministro, l’immediata sospensione del finanziamento a JP, di promuovere azioni dirette ai fini della messa in mora, azioni di responsabilità; se vi sia una situazione debitoria della JP nei confronti di banche, Stato e privati.
RispondiEliminaAlla buon'ora! Inizia a farsi giorno pure a loro!
La dichiarazione di Ceriscioli fa venire il vomito. Ci voleva un comunista per difendere l'inesistente piano di Porcarelli a spese degli operai.
RispondiEliminaMi aspettavo una dichiarazione completamente diversa: sembra proprio un atto di amore e servilismo . Perché ? Non se lo chiede nessuno? Poi ci stupiamo di mafia capitale!
Perché Ceriscioli è fedele alla linea di Ricci e quindi di Renzi.
EliminaPorcarelli ha ritirato la mobilità . Questi giocano.
RispondiEliminaL'unico che aveva capito il bluff di Porcarelli era SPACCA. E soprattutto non si è fatto comprare .
Il bluff di Porcarelli ?? hahahahahaha... vedi se non arrivano i finanziamenti che bel bluff !!! Le aziende si mandano avanti con i soldi ma ancora credete che bastano le chiacchere !!! Si parla di ricatto ?? Ma scherziamo oppure ?? E' ricatto il supermercato che ti chiede i soldi per la spesa ? E' ricatto il meccanico che ti chiede soldi per ripararti la macchina ?? Dentro una famiglia se a fine mese i conti non tornano finche hai grano da parte continui a fare le stesse cose poi ?? Quando i soldi non ci sono più ti devi tarare in base alle entrate altrimenti se trovi chi fa credito ti indebiti per poi farti pignorare anche le mutande oppure se sei furbo e vuoi salvare almeno il capitale devi "tagliare" qualcosa. E' la legge della sopravvivenza ma se c'è chi è capace di moltiplicare i pani e pesci si faccia avanti lo accoglieremo a braccia aperte.
EliminaServono anche i soldi di chi dovrà comprare gli elettrodomestici di Porcarelli, e la cosa è tutta da vedere ...
EliminaGiusto, ma se per produrre 4 lamiere col cestello in mezzo te servono 300 operai, 400 li devi manda' via, mica gli stipendi di quelli in esubero li deve paga' lo Stato. O no?
EliminaSpacca ??? Spacca chi?
EliminaAl supermercato vendono prodotti che comprano e pagano.
EliminaProdotti che il tuo amico non sa quali siano. E per non farli vuole i soldi delle banche. Se ci dice cosa vuol fare siamo disposti a credergli. Altrimenti continui a giocare con il presidente della regione e con il segretario regionale del Pd. E naturalmente con qualche amico di Roma sempre del Pd o affini.
Ma che cosa scrive? Il ricatto c'è eccome! Se non fosse stato un ricatto, prima di sparare l'annuncio dei licenziamenti, avrebbe annunciato e condiviso questa misura. Invece ha voluto, intenzionalmente, fare il botto giocando coi lavoratori, ben sapendo
Eliminache i politici e i sindacati (deboli e complici), si sarebbero appecorati. Quello appena descritto se non è ricatto, come si chiama? Ce lo dica lei ...
Dalla finzione alla pagliacciata!
RispondiElimina... passata la paura, già tutti in vacanza?
RispondiEliminaSci oggi magno cannelloni che fa friddo
EliminaIl modello industriale di Porcarelli è lo stesso di zio Antonio di quarant'anni fa, peccato che (tutti e due) non siano accorti che non serve più manodopera a bassa qualificazione, perché ora i lavori ripetitivi nella maggior parte sono stati affidati ai sistemi robotici (parlo delle economie avanzate che non vivono solo di sfruttamento dei salariati). Andassero a vedere, ad esempio, lo stabilimento di Genga come funziona ora il lavoro. Naturalmente l'operaio-percora (possibilmente non belante) non fa solo comodo a Porcarelli, ma anche alle mezze calzette di politici che ci ritroviamo.
RispondiEliminaIl ritiro della mobilità è l'ennesimo siparietto al quale dobbiamo assistere. Un finto gioco delle parti, una commedia all'italiana perché era tutto scritto una quindicina d'anni fa. L'azienda purtroppo non è mai esistita che piaccia o no. A caccia di finanziamenti e per far cosa ? Per creare un ennesimo buco nei conti delle banche, per la gioia dei piccoli risparmiatori. A parte lo sterminato numero di ore di Cassa integrazione, cosa è rimasto oggi alla J&P ?
RispondiEliminaLa pantomima tragica continua. Le cicale e le sanguisughe dell'appennino centrale tirano un sospiro di sollievo. La morte, annunciata da minimo tre lustri, è rimandata a data da destinarsi. E nella migliore tradizione del capitalismo di stato italiano ( i profitti sono privati, le perdite pubbliche), Pantalone continua a pagare. Ma checcefega, nnamo tutti al mare!!!!
RispondiEliminaLe cicale cantano d'estate, ma poi piangono in inverno.
Eliminala grande favola a lieto fine solo per i nostri industriali tutti gli altri a leggerla e a compiangersi , non permettiamo anche a quell'arrogante presuntuoso, despota, paraculo raffinatissimo , di farci la visita proctologica
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