Lasciamo alle nostre spalle il villaggio di Babbo Natale e procediamo in direzione Vetralla per parlare delle Cartiere Fedrigoni.
Dopo il fallimento della trattativa con Benetton-Bonomi e l'annullamento della commessa indiana, che a fine settembre aveva messo in difficoltà la produzione fabrianese di carta moneta del gruppo veneto, hanno ricominciato a circolare voci insistenti sulla imminente vendita di Fedrigoni.
A rilanciare la notizia è stato Il Sole 24 Ore - ripreso dal quotidiano Il Giornale Trentino del 9 dicembre - secondo il quale è quasi giunta al traguardo la trattativa tra il gruppo Fedrigoni e il Fondo statunitense di private equity Bain Capital.
Secondo il quotidiano del Trentino l'operazione verrà chiusa il prossimo 22 dicembre. Ipotesi che trova conferma in un'affermazione del giornalista Carlo Festa del Sole, secondo il quale la trattativa sarebbe nella fase di due diligence, ossia di verifica delle
condizioni di fattibilità dell’operazione e dell'eventuale presenza di elementi in grado di compromettere un esito positivo dell'acquisizione.
Del resto i dati di bilancio del 2016 rendono estremamente appetibile il gruppo Fedrigoni: un miliardo di fatturato a fronte di un utile di 63 milioni di euro sono valori attrattivi per un Fondo di private equity, sicuramente più remunerativi di un investimento in titoli di stato.
La vendita di un gruppo industriale a proprietà familiare a un Fondo che persegue istituzionalmente obiettivi finanziari cambia radicalmente lo scenario e le prospettive di sviluppo industriale perché il raggiungimento degli obiettivi di redditività - necessari per remunerare gli azionisti - spingerà il management del Fondo ad applicare ricette assolutamente tradizionali: taglio delle produzioni meno remunerative, ammortizzatori sociali e riduzione dei posti di lavoro effettivi attraverso il palliativo degli "scivoli" e dei prepensionamenti.
Gli stabilimenti fabrianesi sono un pezzo importante di questa trattativa perché l'imprevedibilità dei mercati - di cui abbiamo avuto prova con la commessa indiana - è tale da escludere la possibilità di produzioni al riparo dal rischio di tagli e di ridimensionamenti.
L'amministrazione comunale, le organizzazioni sindacali e datoriali e la società fabrianese non possono sottovalutare quanto sta accadendo perchè sugli stabilimenti fabrianesi di Fedrigoni pesa un'incognita sociale e occupazionale ma anche simbolica per ciò che la carta e le cartiere rappresentano nell'immaginario collettivo della nostra città e del nostro territorio.
Il 22 dicembre, se sarà quella la data, è dietro l'angolo. Anzi è già ieri.