Sagramola ha avuto il suo momento magico nel pieno dell'emergenza sisma. Ha fatto quel che era necessario fare: si è distinto per una capacità di coordinamento che gli deriva da esperienze pregresse e ha restituito l'immagine di un Sindaco a suo agio con un'operatività da funzionario esperto più che con la vision necessaria alla funzione politica di primo cittadino.
Questo sbilanciamento sul lato "funzionariale" del ruolo è emerso con nettezza nella discussione sull'inserimento di Fabriano nel cratere sismico, rispetto a cui Sagramola è apparso politicamente incerto e titubante.
La mancanza di un solido equilibrio tra doti operative e capacità politiche ha consumato il credito emergenziale acquisito da Sagramola, risucchiato rapidamente in quel cono d'ombra che ha segnato, senza soluzioni di continuità, il percorso amministrativo del suo mandato.
In modo forse superficiale e sicuramente frettoloso qualcuno ha ritenuto che sisma, calendario e referendum fossero componenti strategiche di un humus adatto alla ricandidatura di Sagramola.
Del resto Stefano Santini e Claudio Alianello, narrati come punte di diamante di un nuovo corso generazionale e renziano, sono scomparsi da tempo per autocombustione: Santini subito dopo la mancata elezione in Consiglio Regionale, Alianello ridotto a desaparecido dalla fine del patronage assicurato da Maria Paola Merloni.
Come accade spesso in queste circostanze ne resta solo uno e l'Uno Sopravvissuto è chi si è visto di meno, il più esperto nell'anguillare e nel passo felpato, l'Apache capace di cancellare qualsiasi traccia lasciata sulla sabbia dal proprio cavallo: Giovanni Balducci.
Pare che l'assessore di Attidium - col fare lieve e riccioluto di un Branduardi prestato alla politica - abbia dato al PD, ossia ai Crocetti d'Attidium, la propria disponibilità a candidarsi a Sindaco. Se uno dà una disponibilità significa che qualcun altro si è premurato di chiedergliela. Ed è esattamente questo, per ora e al di là del nome, l'elemento di interesse su cui conviene spendere qualche parola.
Se lo spiffero di casa PD corrispondesse al vero, la questione politica sarebbe davvero succulenta, col Partito Democratico che, di fatto, sfiducia il Sindaco preferendogli un componente della Giunta: uno schiaffo in sapor di congiura capace di impepare e scuotere una scena politica altrimenti prevedibile e statica.
Siccome la politica, per quanto malconcia, è fondata anche su formalismi e consuetudini sarà interessante capire quale potrebbe essere l'eventuale cerimoniale di defenestrazione di Sagramola.
Far cadere la Giunta sfiduciandola in Consiglio, non è possibile perchè in piena emergenza terremoto si tratterebbe di una decisione che l'elettorato non capirebbe. Far giungere Giancarlone a fine mandato e poi fargli la pelata sarebbe invece una puzzonata, di quelle difficili da gestire a livello mediatico oltre che politico.
Di conseguenza l'unica possibilità per eliminare Sagramola lasciando poche tracce è quella di agire in modo cinico e andreottiano, ossia ricorrendo a Primarie a recinto stretto, riservate ai soli iscritti al PD. In una circostanza del genere, infatti, Sagramola sarebbe politicamente costretto a non partecipare.
Un Sindaco in carica che non viene ricandidato direttamente e accetta le forche caudine di una competizione a due con un suo assessore, è politicamente agli ultimi rintocchi.
La sensazione, stante la veridicità di certe chiacchiere di corridoio, è che Sagramola sia agli sgoccioli, ma in politica le previsioni durano poco e di solito sbagliano. Specie quando i protagonisti sono vecchi democristiani, notoriamente longevi e maestri nel chiagne e fotte.
Fossi in Balducci non starei sereno! O forse si.