La dichiarazione di voto per Spacca, di qualche giorno fa, liberandomi da ogni ambiguità e tiepidume mi consente di giudicare la campagna elettorale che volge al termine per quel che è stata, senza cerchiobottismo ma anche senza partigianeria: una replica del Maurizio Costanzo Show, quando quel talk show di successo prendeva la forma gladiatoria dell'uno contro tutti.
In questo caso, in realtà, siamo al tutti contro uno, perché la cifra dominante di queste settimane è
stata l’attacco concentrico e trasversale nei confronti di Spacca
Una linea che ha trovato sostanzialmente concordi tutti
i raggruppamenti politici, fin quasi a prefigurare un informale patto di non
aggressione tra di loro, un compromesso in salsa marchigiana che ha cancellato ogni dialettica politica che non fosse esplicitamente orientata alla cancellazione
dell’ultimo decennio e della sua memoria politica e amministrativa.
Questa riduzione del pluralismo - oltre a produrre una
sensazione di meschinità che abbassa
il livello del sistema politico marchigiano - ha determinato due effetti contrastanti: da un lato ha contribuito a deformare la figura di Spacca, perché il
ricorso al repertorio classico della denigrazione politica e l’uso contundente
delle parole – con un culmine di risentimento personale dispensato dal Capo del
Governo e da alcuni suoi ministri – ha reso difficile un giudizio equanime del
suo operato e una valutazione spassionata delle ragioni e dei torti di un decennio
di governo della Regione; dall’altro
il fuoco di sbarramento ha consentito a
Spacca di essere il principale protagonista di una campagna elettorale in
cui era entrato con un certo disagio e con poco smalto, specie dopo l’infinita
telenovela dell’UDC e il passo falso della lista unica.
In questo contesto la scelta della
polarizzazione e del referendum come linea di centralità mediatica e politica, era l’unica che consentisse
lo spariglio e Spacca l’ha interpretata spacchianamente, ovvero con flemma
gattesca, pur sapendo che la necessità dello spariglio gli avrebbe fatto vivere,
per motivi di consenso, anche una parentesi populista, estranea alla sua natura di intellettuale moderato.
La linea dell’alleanza coi ceti medi produttivi,
infatti, pur essendo prevalente e centrale non poteva risultare esaustiva, perché un patto tra i produttori non può essere solo elite ma anche popolo. Alla fine il momento è
arrivato e il Decalogo lanciato l'altro ieri aggiorna il canone classico della
visione spacchiana, combinando la centralità dell’impresa e della produzione
del reddito con alcuni elementi di populismo
redistributivo che servono per mobilitare gli incerti e a dare fiato all’accelerazione
finale.
Non sappiamo chi vincerà questa partita ma una cosa è
certa: Spacca in questa campagna elettorale ha provato a fare una politica classica
circondato, forse per la prima volta nella sua carriera, da un'ostilità strutturata che ne ha
messo a dura prova la pazienza e lo sforzo di proteggere una
prospettiva politica.
Gli altri si sono dedicati alla caccia all’uomo, e
anche questa è politica, costringendo Giammarione a fare l’Orzowei di Fabriano, inseguito da tribù aizzate dal legittimo desiderio di escluderlo e rimpiazzarlo.
Ciò significa che se Spacca vince sarà un trionfo. Se
perde, avrà perso alla garibaldina che è sempre il modo migliore per tenere comunque aperta una prospettiva
politica legata al futuro.
Più che Orzowey a me sembra nonno Bassotto, il capo della Banda Bassotti.
RispondiEliminauna volta orzowei ero io !!!!!!! E no????
RispondiEliminaA te corre dietro la Legge Severino
EliminaAttenzione:
RispondiEliminaDobbiamo votare Sorci perché è l'unico Fabrianese che ha la possibilità di essere eletto.
ciao
Ah ah ah ah ah ah
EliminaSpacca è come Blatter, inchiodato alla poltrona nonostante tutto e tutti. Vediamo se i fabrianotti sono come i delegati Fifa dei paesi sotto inchiesta oppure se hanno sale in zucca.
RispondiEliminaLa volta che la Lega supera il 10% nelle Marche.............
RispondiEliminaA me sembra che anche la campagna elettorale di Marche2020 sia stata un tiro al bersaglio contro il PD.
RispondiEliminaAlle gente non piace chi fà la vittima.