Fabriano è stata per lungo tempo una città attenta al denaro, ritenuto misura del successo, elemento di invidia sociale e lubrificante comunitario di un potere che compensava attraverso i soldi il deficit strutturale di idee.
Un approccio piccolo borghese, perchè la borghesia vera - nella sua vicenda secolare - ha sempre cercato di trovare un punto di congiunzione tra il denaro e le idee, tra gli affari e una prospettiva di egemonia culturale.
In qualche modo la Fabriano piccolo borghese - per quanto esteticamente poco seducente - trovava nel denaro una sua ragione, un suo collante sociale, lo strumento fondamentale nella costruzione dei propri equilibri interni.
La crisi ha fatto deragliare ogni riferimento e ogni eredità del passato al punto che oggi, in città, il denaro non rappresenta più una sfida primaria di assertività personale e un lubrificante sociale condiviso ma è stato confinato in un circuito ristretto di sopravvivenza, di elemosine, di sovvenzioni e di piccoli e piccolissimi rigagnoli di lucro.
Questa dissoluzione dello spirito piccolo borghese dei fabrianesi ha trovato riscontro empirico in due recentissimi episodi: il salasso finanziario subito dai risparmiatori e dalla Fondazione a seguito del deprezzamento totale delle azioni di Veneto Banca e il fallimento del bando di accesso ai fondi per la reindustrializzazione delle aree colpite dalla crisi della Antonio Merloni.
Nel caso Veneto Banca sono andate in fumo alcune decine di milioni di euro senza che ciò producesse una reazione: né a livello istituzionale né tra i risparmiatori privati. Come se perdere una montagna di soldi fosse una cosa di poco conto, un incidente di percorso da chiudere in fretta e senza agitarsi troppo.
Il fabrianese di una volta, quello coi soldi nel materasso che era capace di essere miliardario e di vivere in una catapecchia, avrebbe fatto guerre puniche per poche decine di euro. Oggi ne perde migliaia e migliaia e non batte ciglio. Dappertutto partono azioni di responsabilità. Qui manco l'ombra. Segno che la vecchia impronta piccolo borghese e ossessionata dal denaro non c'è più. Il vecchio è morto - e forse è anche un bene - ma il nuovo non nasce.
Un atteggiamento che, in forme diverse, ha trovato sponda e conferma nel sostanziale fallimento del bando di accesso ai fondi dell'Accordo di Programma. Fatta eccezione per un piccolo intervento di Elica nessuna azienda fabrianese ha presentato progetti di reindustrializzazione, nonostante fossero disponibili risorse pubbliche non banali destinate al nostro territorio (ci sarebbe anche un progetto della JP ma tutto ciò che riguarda quell'azienda merita considerazioni e valutazioni a parte).
Sicuramente hanno inciso i vincoli e i parametri di accesso così come è probabile che si sia fatto sentire un bisogno di prudenza che spinge gli imprenditori a meditare e ponderare le scelta. Resta il fatto, però, che anche in questo caso si registra un fenomeno interessante e cioè che il denaro non esprime più quel magnetismo legato al fare che in un passato anche recente avrebbe scatenato appetiti e interessi.
Come si diceva all'inizio l'ossessione del denaro è un tratto patologico dell'ideologia piccolo borghese ma nella nostra città aveva consentito di costruire una traiettoria di sviluppo. Oggi, a Fabriano, questa concezione del denaro e del risparmio si è persa di colpo. E' rimasta intatta soltanto l'idea del saccheggio individuale, del gratta e vinci, dell'ossicino da spolpare.
Si perdono allegramente migliaia di euro, si rinuncia inopinatamente a milioni di euro e ci si scanna vogliosamente per qualche decina di euro di sovvenzioni. Una fenomenologia tutta da scoprire e da capire.
Punto di vista originale. Non ci avevo pensato a questa cosa
RispondiEliminaSimonetti sempre meno politica sempre più società. Alemno la gente ha smesso di venire qui a sfogarsi a budella aperte
RispondiEliminaChi ha perso soldi dalla Carifac sta zitto perché ha i figli che lavoro in banca.
RispondiEliminaBisognerebbe sapere quanti soldi hanno dirottato nelle banche estere e quanti ne hanno realmente lasciati a Fabriano.
RispondiElimina"Il vecchio ė morto - ma il nuovo non nasce." Ecco hai detto tutto.
RispondiEliminaConsiderazioni ed analisi che si lasciano apprezzare alquanto! Tuttavia io sono del parere (e questo mi sembra che te lo dissi anche altre volte) che invece i soldi a Fabriano ci sono e TANTI, per questo c’è silenzio, hanno perso ma sempre poco rispetto quello che hanno. E’ vero che muore il vecchio ed il nuovo non avanza, anzi, meglio dire che il nuovo NON ESISTE, ma è altresì vero che il vecchio ha lasciato bene. Quest’ultimo è quello che tu dici, colui che ricolmo di pecunia nella vita ha spellato le becche. Il problema invece si trasferirà a generazione successiva. Ovviamente il mio è un discorso generico che non va ad inglobare chi invece è stato dilaniato dalla crisi, e non ha avuto alle spalle chi ha lasciato loro eredità importanti. Lo so, sono tanti, ma altrettanti hanno moltissimi soldi. Guardate i tenori di vita (auto, ferie, abbigliamento, telefoni ultima generazione etc. etc). So anche che esistono persone che fanno debiti per avere questo, ma ritorno a ripetere che sono meno di chi ha invece i soldi. Chi ha i soldi oggi non rischia impresa, se li tiene e se li gode. Non guardiamo qui le banche, i risparmiatori ricchi ne hanno anche da altre parti. Ecco il silenzio. Ma questo è solo un mio pensiero magari non la verità.
RispondiEliminaPer concludere sottolineo che questa è anche la situazione italiana in generale, non solo fabrianese, tuttavia noi siamo una bella campana di risonanza. Il cambiamento non è per noi, devono cambiare le generazioni, di questo invece sono più che sicuro.
L'accordo di programma è nato x finanziare grandi investimenti xchè solo grandi investimenti, si pensava, potevano riuscire ad impiegare in poco tempo i 3000 ex Ardo. Un paio di bei progettoni e passa la paura. Nè con la prima nè con la seconda rimodulazione si è provato a pensare che, forse, tanti progetti più piccoli avrebbero portato alli stesso risultato. O forse non si è voluto pensarlo. I fondi x la riconversione erano poi legati ad investimenti in quattro settori: domotica, green building, energie rinnovabili e automazione. Senza considerare tutti i vincoli burocratici. Se vogliamo, possiamo anche semplificare e dire che non si è voluto approfittare dell'opportunità. ma non è così semplice.
RispondiEliminaLa gente sta zitta perché si vergogna di aver perso i soldi, poi che Fabriano è ancora zeppa di soldi verissimo per carità però resta chiaro che apparte gli ottimi imprenditori che sono ancora in pista il resto della Città è average altro che città piena di talenti e creatività.
RispondiElimina“La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati” Gramsci- nota scritta in carcere nel 1930.
RispondiEliminaA Fabriano ho avuto sempre a che fare con dilettanti, ignoranti e gelosi della loro piccola fetta di luce e potere, che hanno sempre fatto di tutto per tarpare le ali sul nascere alle idee nuove e alle migliori energie, perché temevano da un confronto di uscire per quello che erano. Alla seconda smusata con questa gente cosa fai? Cambi aria e ti allontani dalla valle di lacrime e ignoranti fabrianese, perché la gente che pretende di governare Fabriano, magari fa finta di lottare, ma sotto sotto si tiene botta vicenda.
RispondiEliminaCosa vendevi di bello?
EliminaVendevo Fabriano e sarebbe andata molto bene se qualche fabrianese avesse scelto di emigrare. Speriamo nel riscatto dei giovani.
Eliminaqua la gente ancora raccomanda di non sputare sul piatto su cui si è mangiato mentre ormai sarebbe ora di rovesciare direttamente il tavolo e far volare piatti, bicchieri, posate e centritavola!
RispondiEliminafino a qui, tutto bene...
Finché se magna il tavolo nun se rovescia.
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