Viviamo una stagione di contraddizioni profonde in città, uno stato confusionale concreto, inquietante, visibile. Il centro storico, nonostante si sia trasformato in uno spazio periferico con occasionali ripopolamenti serali, è tuttora lo scenario prediletto e naturale dei più plateali contrasti materiali ed estetici.
Ed ecco, allora, Piazza del Comune che si tira a lucido per farsi nuovamente scenario di fiction e monachelle problem solver, mentre a poche centinaia di metri si consuma il rito notturno di una città in crisi: bottiglie di birra sparse, rottami vari ed eventuali ed ora anche le famigerate e periodiche siringhe con aghi, pronte a evocare simbolicamente il precipizio morale di una gioventù impigrita e disoccupata.
Il problema è che ci si sofferma solo sullo sporco, sul vandalismo che si scaglia contro le cose, sullo stato di abbandono che fa proliferare il peggio e lo diffonde. Tutto vero e giusto ma sarebbe necessario andare più in profondità, perchè lo sporco e l'abbandono sono effetti collaterali, il lato B della crisi cittadina, il culo non proprio a mandolino di una comunità che comincia a dubitare della propria sopravvivenza.
Ciò che sta accadendo ha un'impronta ferocemente moderna e le comunità in crisi economica non diventano più delicate e
gentili ma inaspriscono i propri lati peggiori: il consumo di alcool viene sdoganato
socialmente, sotto la denominazione politicamente corretta di apericena si manifesta
e si riproduce il rito pagano della bevuta compensativa, la bamba rimbalza trasversalmente
tra i ceti in una sorta di grande democratizzazione della dipendenza e fare casino è un modo
per riempire gli spazi vuoti di una solitudine assordante.
Qualcuno si era illuso che con un
tasso di disoccupazione al 30% e con tantissimi giovani che non trovano lavoro fosse
possibile andare avanti a capo chino come sempre, col buonsenso arcaico, con la
sopportazione paziente e le locandine dei giornali che martellano i santissimi
paventando rilanci inesistenti e sparando cubitali su vertenze fantoccio.
Sicuramente Fabriano sta conoscendo una modernizzazione distorta - come certe città inglesi dopo la chiusura delle miniere - perché
il trauma dell’impoverimento di rado è virtuoso mentre è spesso luddista e
distruttivo ma si tratta di un passaggio ineludibile: è il serpente che soffre per
cambiare pelle.
In questo frangente ridurre ogni
negatività a vandalismo, richiamando moralisticamente l’assenza cronica delle famiglie
e dei genitori, significa condannarsi all’incomprensione dei fenomeni. La città
sporca, rotta, abbandonata: è uno stato
d’animo prima che un problema igienico ed estetico e non saranno i controlli,
le telecamere, lo scandalismo mediatico, l’ira dei negozianti e dei residenti a
rallentare la proliferazione di fenomeni che sono anche un rimbalzo naturale
della crisi.
La “città sporca” è una grande
questione politica, perché non sono sufficienti le manutenzioni, i controlli e
il decoro urbano; strumenti utili, di supporto, ma mai integralmente
risolutivi. La sfida politica è riaprire i canali di dialogo con una
generazione incazzata e isolata che, per motivi anagrafici, non ha conosciuto sudditanze ma fa i conti
con un gigantesco furto di futuro.
Diversamente si proseguirà a tempo indeterminato con le invettive del giorno dopo, con le scritte da cancellare, coi vetri rotti da raccogliere e quel civismo morbido e rassicurante che tutto declina in una dialettica da galateo e in uno scorno senza politica tra virtuosi e maleducati.
purtroppo è tutto vero
RispondiElimina"è uno stato d’animo prima che un problema igienico ed estetico"
RispondiEliminanel mondo moderno ha preso dimora un ospite inquietante che si chiama disagio della civiltà e che chiede con insistenza e radicalità il senso dell'esistenza. Il mondo moderno identifica l'uomo con la tecnica considerandolo soltanto come "un mezzo nell'universo dei mezzi" gettandolo nel deserto dell'insensatezza. Insensatezza che non ha origine nell'individuo ma nel suo essere inserito in uno scenario, quello tecnico, di cui gli sfugge la comprensione. La comprensione è l'unico modo per orientarsi in un mondo il cui senso si sta facendo sempre più nascosto.
Ma chi è che può parlare coi giovani oggi a fabriano? parlarci in modo da essere considerato un interlocutore
RispondiEliminaStamattina nella zona della piazza del mercato vicina al negozio UNDERGRAUND, si è potuta vedere l'ultima immagine del degrado a cui stiamo assistendo da tempo senza possibilità di resurrezione. Tre pseudo barboni sdraiati su un materasso (portato lì da non si sa chi) adagiato su transenne che il comune usa per limitare il traffico in alcune vie. IMMAGINE CHE RISPECCHIA IL MENEFREGHISMO ASSOLUTO DELLA NS: AMMINISTRAZIONE ALL?IMMAGINE CHE SI PUO' DARE DELLA NS: CITTA':
RispondiEliminaMa l'assessore che vuole multare i cani che sporcano, davanti a scene come queste, cosa fa? Ma ci va in giro per Fabriano oppure dorme?
EliminaFabriano ormai è morta e sepolta. Sta crollando su se stessa.
Eliminalo stato di profondo " disagio" in cui sta molto velocemente , precipitando Fabriano purtroppo ha un lasso temporale ben definito, che non coincide esattamente con l'inizio della crisi Ardo, ma bensì con l'avvento di un'amministrazione che ha fatto della chiusura in se stessa la sola arma di governo che conosce, un'amministrazione che in 4 anni non è riuscita a mettere in campo una sola, dico ,una sola, proposta atta a controbattere o solo alleviare lo stato di cose che si presentavano. non era assolutamente impossibile intervenire, se non altro provarci, con azioni lenitive, azioni di valorizzazione e tutela dell'intero territorio, rendere allettante l'insediarsi con nuove attività , commerciali o industriali, si è preferito chiudersi a palazzo in maniera ermetica e decidere le sorti di una città senza viverla veramente, uscendo solo per tagliare nastrini e mangiare a sbaffo. si è deciso, in virtù di una fantomatica difesa dell'individuo , di trasformare la Fabriano notturna in un bacanale senza regole e senza confini, senza soffermarsi un solo attimo a una riflessione più concreta sulle conseguenze che avrebbe portato l'anarchia gestionale dello pseudo divertimento, conseguenze sotto gli occhi di tutti e ben descritte da Simonetti. oggi viviamo in una città incapace a rialzarsi e che trova più conveniente derubricare questi atteggiamenti , molto al di la del lecito, come ragazzate, come esempio di assenza delle famiglie alle spalle di questi ragazzi, però non ci si sofferma mai a domandarsi chi ha messo loro in mano la pistola fumante. ( Muratori Davide )
RispondiEliminaUna nota scaramantica da non sottovalutare.
RispondiEliminaLa sfiga di Fabriano è iniziata da quando hanno posto sulla rotatoria presso il centro commerciale di quell'opera d'arte costituta da un palo conficcato in un vetro rotto pensata da un'artista pagata dalla Provincia 20.000,00 euro ai tempi in cui l'attuale sindaco era vice presidente della provincia. Ora è sindaco e la sfiga continua.
Quindi bisogna togliere subito l'opera d'arte e poi fra un anno cambiare sindaco.
Contro la sfiga questa è l'unica strada poi ci vorrà l'intelligenza che a Fabriano è presente ma da anni soverchiata dai lecchini!!!
Coraggio si può fare
Occhio malocchio prezzemolo e finocchio
Elimina... furto di futuro - bellissimo - sembra di sentire papa francesco
RispondiEliminaDovrebbero defecare davanti al comune così almeno si accorgono di qualcosa
RispondiEliminaLa sporcizia è nell'anima dei fabrianesi che ancora oggi non si fanno un esame di coscienza e quindi decidono di non farsi da parte.
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