E' giusto e comprensibile che tante persone si siano mobilitate a difesa del reparto di Ostetricia dell'Ospedale di Fabriano.
E' giusto e comprensibile perchè se una comunità non difende i propri servizi collettivi, specie quelli sanitari, vuol dire che ha perso ogni barlume di socialità e di appartenenza.
Si tratta, quindi, una legittima difesa che non può essere contestata e criticata, fatta di petizioni, di appelli, di sindaci in fascia tricolore, di consigli comunali aperti, di moral suasion istituzionale, di battage giornalistico, di primari che fanno ricorso alla leva mediatica.
Il problema non è la legittimità della difesa ma la difendibilità del Reparto e, più in generale, la funzione di un Ospedale sovradimensionato rispetto al bacino d'utenza e al peso economico-sociale di Fabriano, ormai al centro di un trend di progressiva marginalizzazione.
Come mi è capitato di scrivere alcune settimane fa su questa pagina, Fabriano è una città che sta invecchiando anche in ragione di un consistente flusso di giovani in uscita che non trovano, nel territorio, opportunità economiche e di lavoro adatte ai loro sogni, alle loro ambizioni e alla loro idea di futuro.
Una comunità che subisce un'emorragia crescente di giovani generazioni brucia potenzialità demografiche e riduce il necessario ricambio generazionale. Per questo a Fabriano nasceranno sempre meno bambini se non si verificherà, sul breve periodo, una svolta economica e imprenditoriale capace di rigenerare benessere e prospettive.
In questo senso la legittima difesa di Ostetricia è materialmente insostenibile, in quanto la funzionalità del Reparto è oggettivamente condannata dal combinato disposto di processi demografici e di tagli di spesa pubblica. Rimandare la chiusura è, forse, l'unico obiettivo possibile, sapendo però che non si può più contare sull'antico adagio andreottiano secondo il quale "un problema rimandato è mezzo risolto".
L'unica partita possibile è contrattare il ruolo complessivo dell'Ospedale di Fabriano, sapendo che sono i reparti e i servizi essenziali la vera linea del fronte. Del resto ogni territorio del nostro Paese ha mille buone ragioni per chiedere che non si modifichi lo status quo e i fabrianesi - come già fecero negli anni delle vacche grasse - non possono chiedere trattamenti speciali e corsie preferenziali.
E, purtroppo per noi, non saranno le parole "accorate" di Sindaci in fascia tricolore e di pastori benedicenti l'elemento in grado di cambiare le dure leggi dell'economia, di ridurre gli effetti della disoccupazione e di arginare il peso devastante e decisivo dei trend demografici.