La politica è una sovrastruttura ballerina che, spesso, vive di vita propria e segue percorsi poco prevedibili e lineari. Nonostante ciò la continuità e i movimenti di lungo periodo ne condizionano gli orientamenti, agendo come una mano invisibile anche quando i protagonisti non ne sembrano del tutto consapevoli.
La storia politica delle Marche del dopoguerra ha risentito della struttura economico sociale della regione e di un'identità, anche produttiva, segnata in primis dalla centralità del mondo rurale e poi dal trasferimento della sua cultura all'interno di un contesto di industrializzazione diffusa.
Diversamente dall'area umbro-toscana della mezzadria organizzata in grandi fattorie e dall'universo bracciantile della Romagna, il mondo contadino marchigiano non ha fornito alla sinistra un retroterra sociale solido e profondo. Di conseguenza le Marche si sono delineate come regione politicamente moderata - per molti aspetti d'impronta "veneta" - nonostante la presenza di un partito comunista forte ma mai egemone anche a causa della sua concentrazione territoriale nel centro nord della regione.
Storicamente, quindi, è stato il "centro" lo spazio politicamente determinante; un centro che ha cooptato la sinistra al governo della Regione a partire dal 1970, con i socialisti di Emidio Massi - poi Presidente dal 1978 al 1990 - passando per la Presidenza del democristiano Ciaffi, appoggiato dall'esterno dal Pci, che consentì al comunista anconetano Renato Bastianelli di ricoprire la carica di Presidente del Consiglio Regionale dal 1975 al 1980.
L'unico momento di rottura dello schema politico fondato sul "centro che guarda a sinistra" si ebbe nel 1995 con la prima Giunta D'Ambrosio, che spostò radicalmente a sinistra l'asse politico regionale, anche grazie alle convulsioni che avevano lacerato e consumato la vicenda politica della Democrazia Cristiana. Un'esperienza che, però, ebbe vita breve, tanto che già nel 1998 il patto tra centro e sinistra recuperò una sua dimensione concreta, con l'allargamento della maggioranza al Partito Popolare, nato dalla componente progressista e morotea della Democrazia Cristiana.
L'operazione di reinsediamento della componente centrista e cattolica nel governo della Regione giunse a compimento nel 2005 con l'elezione alla Presidenza di Gian Mario Spacca. Vista in un'ottica di lungo periodo la vicenda politica marchigiana consegna, quindi, agli osservatori una sostanziale linea di continuità in cui la fantasia delle formule non cancella mai il significato politico e di governo del rapporto tra il centro cattolico e la sinistra.
Le elezioni regionali del 2015 con la frattura tra Spacca e il PD rappresentano, di fatto, la prima esperienza politica ed elettorale in cui il centro e la sinistra si presentano l'un contro l'altro armati, evidenziando una divisione che è strutturale ed oltrepassa di molto la questione del terzo mandato di Spacca.
In questo senso il desiderio di autosufficienza del PD sembra essere in conflitto con la storia politica marchigiana e ciò spiega, almeno in parte, un duplice bisogno del Partito Democratico: cancellare l'equazione tra Spacca e centro politico e proporre, come fa oggi Ceriscioli, un Pd che contiene al suo interno sia la sinistra che il centro e in questo modo cerca di replicare il classico schema politico regionale.
Di converso non è un caso che Spacca abbia scelto di giocare una partita centrista, anche se politicamente ed elettoralmente rischiosa, aprendola a istanze civiche e liberali: perchè conosce il moderatismo dei marchigiani e sa che la sinistra da sola, tra l'altro territorialmente sbilanciata sul progetto divisivo di Pesaro Capitale, fa fatica a comprimere quel profilo veneto che ne fa una regione particolare e anomala rispetto allo schema classico di un'Italia Centrale schierata a sinistra senza se e senza ma.
ma forse è semplicemente perchè i marchigiani non sono abituati a prendere decisioni, ponendosi al centro, come i mozzi di una ruota riescono a girarsi a convenienza dalla parte dove tira l'aria migliore!
RispondiEliminaLa più bella disamina sul pecoreccio popolo marchigiano che abbia letto da tempo
EliminaSpacca sembra giocare più una partita personale che centrista, ancora non ha convinto nemmeno Viventi...il che è tutto dire
RispondiEliminaAlfano e Cesa, NCD e UDC si fondono in un nuovo soggetto politico AP, Area Popolare con la formazione di un nuovo gruppo parlamentare con Renato Schifani al Senato e Nunzia De Girolamo alla Camera come capigruppo.
RispondiEliminaViventi non è mai stato con Spacca se non per la poltrona.
Ha bisogno di essere nominato altrimenti, se dovesse candidarsi, col cazzo che lo votano.
Il marchigiano è abituato ad attaccare l'asino dove vuole il padrone e, almeno fino a quando resiste, il padrone in questo momento è Renzi, non certo la vecchissima guardia degli spacchiani, ormai gordi di poltrone, strapuntini e prebende varie che fra poco non potranno più distribuire e gli elettori lo sanno benissimo che l'aria è cambiata.
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