4 marzo 2015

Le Marche e il "territorio contro la politica"


 Alle Primarie del Pd va riconosciuto un merito: aver riportato al centro del dibattito politico la "questione territoriale", tema sottovalutato ma decisivo per il futuro delle Marche. Riprendendo un concetto elaborato da Ilvo Diamanti, si potrebbe dire che l'esito della recente competizione interna al Partito Democratico ha generato una situazione in cui il territorio si dispone contro la politica, intesa come mediazione possibile tra i diversi particolarismi.

La vittoria di Luca Ceriscioli - come ha spiegato con acume cartesiano l'ex Sindaco di Pesaro Oriano Giovannelli in un articolo che vale la pena leggere con attenzione http://www.orianogiovanelli.it/alle-regionali-dipende/ - appare, infatti, come l'OPA ostile lanciata dalla città Pesaro contro il resto della Regione

Uno scenario che spoliticizza il conflitto, rompe il gioco verticale tra destra e sinistra e tende a coagulare un fronte di opposizione ampio, tenuto assieme da una difesa di equilibri territoriali che diventa un primum vivere trasversale e attrattivo sia per i marchigiani che per forze politiche di diversa ispirazione.

Senza volerlo il Pd marchigiano ha, quindi, assunto un profilo tecnicamente "leghista" ma non federalista, nel senso della centralità politica di una piccola patria rispetto a tutte le altre senza mediazione e senza disegni di compensazione territoriale. E, da questo punto di vista, è bene ricordare un precedente importante e cioè che l'unico esperimento di "secessione riuscita" nel nostro Paese è stato realizzato nelle Marche, grazie ad alcuni comuni della Valmarecchia.  

Segno che le spinte centrifughe presenti in alcuni territori non erano fatti episodici e di superficie come si era pensato, ma rappresentavano qualcosa di più radicato, una sorta di "humus frontaliero" pronto a riemergere anche in organizzazioni politiche come il PD storicamente più sensibili alla "politica nel territorio" piuttosto che al "territorio contro la politica".

Il rischio è che un certo afflato centrifugo, che sembra essersi impadronito del Partito Democratico con la vittoria di Ceriscioli, finisca per saldarsi con quel colbertismo istituzionale - centralista e dirigista - che ha ripreso a prosperare grazie alla crisi economica e al binario morto su cui si è oggettivamente arenato il regionalismo

In questo senso le ipotesi di riordino delle regioni italiane, con le Marche smembrate e soggette ad aggregazioni senza retroterra storico e antropologico, e ridefinite in base alle esigenze neutrali della spending review centralista (pecunia non olet), sembrano trovare nella leadership di Ceriscioli un corridoio allo stesso tempo efficace e divisivo.

Ma sarebbe un errore politico e culturale pensare che il "territorio contro la politica", incarnato dalla vittoria di Ceriscioli, non abbia radici e tradizioni pregresse. Tutto passa per la contestazione del ruolo di Ancona, la repubblica marinara incompiuta, vissuta come punto di equilibrio artificiale di una marchigianità altrettanto artificiale

Per questo contestare il ruolo di Ancona e del suo entroterra significa muovere la leva che rigenera le condizioni politiche e territoriali della frammentazione delle Marche e ritornare al Marchia est omnis divisa in partes: galli e piceni; longobardi e bizantini. E in questo senso il PD marchigiano, che rivendica la coesione come proprio valore fondativo, rischia di diventare una sorta di "partito catalano" che divide invece che unificare.

Il particolarismo è parte integrante dell'identità marchigiana ma il sistema può reggere solo se la frammentazione dei suoi territori e delle sue comunità converge verso un punto di equilibrio e di mediazione. Diversamente il sistema regionale è destinato a frantumarsi assumendo anche forme pesantemente subalterne. A questo punto, che piaccia o meno, sarà questo il grande tema di confronto tra i marchigiani e tra le forze politiche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
    

8 commenti:

  1. Analisi molto interessante.

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  2. Ceriscioli: «Spacca? – spiega il candidato governatore del Pd – Lancia messaggi distensivi, facendo capire che potrebbe non scendere in campo. Ma per me resta un mistero, vediamo se troviamo qualche ‘spaccologo’ che ci spieghi meglio le sue intenzioni».

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  3. Grandissima analisi Simonett...i sei una vera scuola di politica !

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    1. Aggiungo un'osservazione Simonetti, devi considerare i prevedibili e disastrosi effetti dell'applicazione di questa riforma renziana del titolo V della Costituzione, che metteranno tutti gli enti locali l'uno contro l'altro armati, creando solo un caos ingovernabile.
      Riguardo al comportamento di Spacca, nulla di nuovo sotto il sole, ha giocato il tutto per tutto e ora si erge a paladino della territorialità minacciata e incerta, pronto a scaricare i suoi nuovi e sprovveduti compagni di viaggio dal tram in corsa, mentre il buon Solazzi starà iniziando a contare i voti che può muovere in provincia di Pesaro per continuare a stare a galla.

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  4. Simonetti hai fatto proprio bene a dedicarti esclusivamente a temi politicamente alti ed a distaccarti dalle piccole e becere beghe del nostro paesello. E' questo il tuo livello, altrimenti sei veramente sprecato.

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    1. Non è questione di essere sprecati o meno ma di livello della discussione che è sceso al livello delle vaiasse

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  5. Galli, piceni, bizantini e longobardi e Paglialunga?

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    1. Ecco, appunto, ha ragione Simonetti, ecco il livello della nostra discussione.

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