Spiraglio è la parola killer della vertenza Whirlpool. Quando giornali, politici e sindacalisti dicono che c'è uno spiraglio significa nubi all'orizzonte e rischio concreto di prendere lucciole per lanterne.
Lo spiraglio, in questo caso, lo ha costruito a tavolino il Ministro Guidi chiedendo al management Whirlpool di non considerare immediatamente esecutivo il nuovo Piano Industriale e di dare disponibilità per una discussione a tutto campo e senza pregiudiziali.
Il vertice Whirlpool non poteva dire no alla richiesta del Governo per almeno tre motivi: per ragioni di cortesia e di etichetta istituzionale; perchè la richiesta del Ministro, di fatto, riguardava il metodo e non la sostanza della trattativa e infine perchè un rifiuto avrebbe sancito l'isolamento della multinazionale americana, con il conseguente deterioramento del clima necessario per realizzare le necessarie operazioni strategiche.
Il vertice Whirlpool, come era prevedibile, ha corredato il proprio consenso con alcune condizioni dirimenti: un orizzonte temporale definito (sei mesi) per lo svolgimento della trattativa e la conferma che il gruppo intende proseguire sulla linea della specializzazione dei siti produttivi.
Il che vuol dire che la trattativa verterà aanche sulle modalità di chiusura di Carinaro, Albacina e None ma non sull'esito finale dell'operazione. Il che ripropone, per intero, la questione degli esuberi, della loro dislocazione territoriale e delle eventuali politiche di riassorbimento di medio lungo periodo.
Una tematica aggravata da un ulteriore elemento - evidenziato in un articolo pubblicato nella pagina della Fim Cisl di Melano (http://fimcislmelano.blogspot.it/) - e cioè che il panorama negoziale è complicata anche dalla recente acquisizione della divisione del bianco di General Electric da parte della Electrolux, che ha cambiato lo scenario competitivo e impresso un'accelerazione alle scelte strategiche di Whirlpool.
Una tematica aggravata da un ulteriore elemento - evidenziato in un articolo pubblicato nella pagina della Fim Cisl di Melano (http://fimcislmelano.blogspot.it/) - e cioè che il panorama negoziale è complicata anche dalla recente acquisizione della divisione del bianco di General Electric da parte della Electrolux, che ha cambiato lo scenario competitivo e impresso un'accelerazione alle scelte strategiche di Whirlpool.
Ciò significa che il no secco agli esuberi e alla chiusura degli impianti non può essere l'unica frontiera della trattativa perchè significa chiedere la luna, visto che ciò implicherebbe per Whirlpool la rinuncia alle linee strategiche delineate nel Piano e un una grande incognita in merito alla sua competitività sui mercati globali.
Il che lascia intendere che sussiste il rischio concreto di un muro contro muro asimmetrico, in cui a un certo punto la lotta rifluisce e la parte sindacale è costretta firmare la sua capitalazione. Lo abbiamo già visto con Milani alla fine del 2013, ma l'esperienza pregressa solo di rado si accumula e ispira comportamenti razionali e prudenti.
Ma al fondo della vertenza Whirlpool resta irrisolto un dilemma che va ben oltre lo specifico del "bianco" e che dovrebbe stimolare una riflessione non provinciale: è ancora possibile conciliare coesione sociale, mediazione democratica e sviluppo, ovvero tutela del lavoro, concertazione e competitività delle imprese?
Ma al fondo della vertenza Whirlpool resta irrisolto un dilemma che va ben oltre lo specifico del "bianco" e che dovrebbe stimolare una riflessione non provinciale: è ancora possibile conciliare coesione sociale, mediazione democratica e sviluppo, ovvero tutela del lavoro, concertazione e competitività delle imprese?