La politica, essendo prosieguo della guerra con altri mezzi, si nutre anche di tattica. Ma una tattica che si prolunga troppo è rischiosa perchè fa perdere di vista le potenzialità dello scenario e diventa guerra di posizione, un passo avanti e due passi indietro.
I rischi della tattica stanno dirottando su Spacca che, nell'ultimo mese e mezzo, è stato come risucchiato dalla routine degli equilibri politici, delle geometrie personali e dei tira e molla di coalizione.
Si tratta di tagliole inevitabili, perchè senza una definizione delle forze in campo non c'è battaglia ma solo testimonianza. Il punto è che le necessità di struttura vanno incardinate in un arco temporale politicamente sostenibile, altrimenti l'energia dell'azione politica si infrange e rischia di tramutarsi in una pericolosa corrente di risacca.
Attendere che si plachino i capricci anemici e poco amletici dell'UDC e soprassedere davanti ai singulti di Forza Italia, infatti, rinchiude Spacca nel perimetro della tattica e di tattica, notoriamente, si può anche morire.
La coalizione centrista, infatti, è una forza di sostegno sicuramente necessaria ma non sufficiente. E in più non fa crock. Il sentore del croccante è legato all'azione del candidato Presidente, a condizione che Giammarione decida, finalmente, di uscire da sé stesso, andando oltre il profilo del governante capace e fin troppo paziente.
E' tempo di inoltrarsi in un campo d'azione più rischioso, legato alla capacità di generare scosse ed emozioni nell'elettorato. A questo proposito scriveva, saggiamente, lo psicologo americano James Hilman: "se saltiamo dove ci sono sempre braccia ad accoglierci, non c'è un vero salto".
E' tempo di inoltrarsi in un campo d'azione più rischioso, legato alla capacità di generare scosse ed emozioni nell'elettorato. A questo proposito scriveva, saggiamente, lo psicologo americano James Hilman: "se saltiamo dove ci sono sempre braccia ad accoglierci, non c'è un vero salto".
Le
braccia pronte ad accogliere Spacca sono il colore crepuscolare del buon governo
e della buona amministrazione e l’idea di un terzo mandato incentrato sulla
continuità. Di certo si tratta di richiami forti, che marcano una differenza profonda con gli altri candidati, di cui risaltano la visuale ristretta e il
deficit di prospettiva; temi che sono le fondamenta del discorso politico
ma non la sua architettura, la linea di cui ha bisogno un elettorato che concepisce
la razionalità del progetto solo se è mediata da una narrazione capace di
scuoterlo e coinvolgerlo.
Non
è casuale che, in queste prime fasi di campagna elettorale, gli avversari
abbiano attaccato Spacca fuori dal campo delle competenze tecniche e di
Governo, insistendo su un duplice tallone d’Achille: il terzo mandato come
pretesa di inamovibilità e i giovani al comando come fatto
anagrafico oggettivamente antispacchiano. Argomenti politicamente insulsi ma
sempre in grado di ancorare, negli elettori, suggestioni capaci di influenzarne l’orientamento politico ed elettorale.
A questo attacco ai fianchi Spacca non può pensare di reagire fornendo solo una risposta elitaria, basata sulla razionalità dei contenuti, perchè anche il leone rischia grosso quando è accerchiato dall'azione concentrica delle iene.
Per sparigliare il Governatore deve adottare la tecnica del judo, trasformando gli attacchi in leve di difesa attiva, ossia rimarcare il fatto che si candida perchè ha più numeri degli altri e non intende lasciare un milione e mezzo di persone in mano a gente che impiegherebbe due anni per capire come funziona una Regione, mentre la crisi avanza per strappi improvvisi e accelerazioni brutali.
Rivendicare la leadership è, quindi, la prima mossa politica che andrebbe messa in campo. Una mossa individualizzata, solitaria, senza mediazioni di coalizione, con cui sbaragliare i confini verticali dell'appartenenza e costruire una suggestione politica in cui possa riconoscersi anche chi non ama il centro che non fa crock.
Siccome non c'è leader senza una meta, è anche fondamentale che la rivendicazione della leadership da parte di Spacca si leghi a un sogno che non sia di una notte di mezza estate ma di lungo periodo. Ma il leader e un sogno non bastano senza un ingrediente che deriva da una constatazione di sistema e cioè che la politica funziona se è capace di individuare un nemico.
Di conseguenza Spacca non può essere solo un attore della coesione ma deve anche chiarire contro cosa vuole combattere, individuando una didattica del nemico e le parole migliori per inquadrarlo e divulgarlo tra gli elettori.
Di conseguenza Spacca non può essere solo un attore della coesione ma deve anche chiarire contro cosa vuole combattere, individuando una didattica del nemico e le parole migliori per inquadrarlo e divulgarlo tra gli elettori.
Il leader, la meta e il nemico hanno bisogno del supporto di un linguaggio mosso, vibrante, brutale e senza perifrasi, perchè la parola secca ed essenziale - Papa Francesco docet - è l'unica in grado di uscire dalle secche di quel vocabolario amministrativo e di governo che i cittadini percepiscono come braccio linguistico della burocrazia e della casta.
Per questo leader, progetto, nemico e linguaggio sono componenti di una narrazione unitaria che punta sul futuro e fa crock. Spacca, dal canto suo, se vuole avere una chance non può bypassare questa frontiera politica e il suo storytelling. A prescindere da ciò che fanno e faranno Cesa, Pettinari e Ceroni.
Per questo leader, progetto, nemico e linguaggio sono componenti di una narrazione unitaria che punta sul futuro e fa crock. Spacca, dal canto suo, se vuole avere una chance non può bypassare questa frontiera politica e il suo storytelling. A prescindere da ciò che fanno e faranno Cesa, Pettinari e Ceroni.
Spacca starà a guardare l'entità della mazzata con la quale Renzi stordirà la finanza locale, poi avrà gioco facile nel rush finale della campagna elettorale per gridare contro l'affamatore dei marchigiani e allora sarà evidente l'inconsistenza politica di questo gruppo dirigente del PD marchigiano.
RispondiEliminaUn altro mandato dell'inutile Spacca sarebbe la mazzata per le finanze locali.
EliminaCaro Giampietro sono perfettamente d'accordo con la tua analisi, però è troppo semplice dire bisogna fere, se sei cosi arguto indica chi è il nemico, indica quale deve essre il linguaggio, quale secondo te è il progetto altrimenti le tue sono le solite parole al vento
RispondiEliminaNon sono candidatonè a consigliere regionale né a Governatore e non faccio parte dello staff di Spacca. Per quel che mi riguarda sono un osservatore di cose politiche. Se qualcuno ha curiosità di sapere più nel dettaglio non ha che da chiedermelo
RispondiEliminaCaro Simonetti, avevi detto che non avevi paura di scrivere su Veneto Banca e che non eri allineato, ma allora perché non lo fai? Non credi interessi parlare del ribasso delle azioni deciso ieri dal prezzo di 39,50 a 30,50? Degli ulteriori danni subiti dai FABRIANESI convinti ad acquistare queste azioni anche quando valevano 40,75? E della Fondazione Carifac che ne ha in pancia un bel pò? Della difficoltà di vendita delle stesse? Delle perquisizioni della Guardia di Finanza e delle indagini della magistratura sui vertici della banca? Non è ora di aprire gli occhi sull'innaffidabilità di quanto ci viene raccontato agli sportelli di Veneto Banca? Non posso che sollecitarti tramite questo mezzo scrivendo in risposta a post che non c'entrano nulla su questo argomento ma tu sei reticente!
RispondiEliminaTordi i fabrianotti a comprare le azioni. Come al solito le pecore vanno dietro al capobastone.
EliminaAspettiamo il libello del Souris Sorce Topo che ci spiegherà tutti gli arcani.
EliminaLa storia di Carifac la racconteremo tutta. Ma quando lo decido io non un lettore anonimo. Certo è che se l'anonimo si rivela avremo chiare le ragioni di tanta insistenza. Ma uno che è reticente sulla propria identità può dare lezioni di reticenza a chi usa nome e cognome? non penso proprio
RispondiEliminaSimonetti qui semo più anonimi perché quando ce semo rivelati mica avemo le spalle coperte come diversa gente che fa il bello e il cattivo tempo. Io non voglio darti alcuna lezione di reticenza. Fà come te pare. Questo spazio è tutto tuo e te lo puoi gestì come meglio credi. Che tu e i giornali locali sò reticenti questo è un altro aspetto perché altrimenti qua scoppia la rivoluzione. Non ho alcun interesse particolare se non quello de vedè i commenti della gente di questo blog sulla vicenda Carifac. Fortuna che c'è il Sorcio che spero pubblichi il suo libro. Lo ammiro! Adios Simonetti, non te disturbo più, che una volta eri a sinistra e poi te ne sei andato a destra passando per il centro.
EliminaBeh mi sono fatto un'idea completa no?! Stare sempre dalla stessa parte è così noioso e così poco chic! ti lascio volentieri il sacro e noioso dono della coerenza
EliminaIl libro del topo...ah ah ah ah speriamo che almeno ci siano un pò di barzellete dentro.
EliminaMa Pettinari non ha dichiarato che l'UDC starà col PD ?
RispondiEliminail simbolo dell'UDC è con Spacca. Pettinari è un uddiccino scissionista. Ma sinceramente per capire l'UDC bisogna sempre guardargli il lato B
RispondiEliminaChe l'UDC (partito che a livello nazionale muove prcentuali vicino allo zero virgola) sia l'ago della bilancia per le regionali nelle Marche fa veramente capire che cazzo di testa hanno i marchigiani.
EliminaNon sarà mai troppo tardi per Stefano Santini quando inizierà a fare campagna elettorale e a dare quelle risposte che il PD fabrianese non ha mai dato alla città, anche perché non hanno nemmeno capito le domande!
RispondiEliminaIl Pd fabrianese fino a ieri era fatto dal Souris Sorce Topo e da Spacca. Loro le hanno date mai le risposte?
EliminaSig. Simonetti, apprezzo molto questo blog e i suoi post. E' come una piazza virtuale: ci si incontra tante persone, ci si scambiano idee ed opinioni. Sono un pò dispiaciuto da quando ha virato verso un ambito regionale e non si dedica più con assiduità alla nostra piccola realtà fabrianese. Il risultato sono articoli più radi e forse meno ironici e sagaci. Per carità ognuno è libero di fare come vuole, tanto più lei che del blog ne è padrone. Ma da assiduo lettore non ho apprezzato questa scelta e non l'ho nemmeno capita. Lei era l'unica vera opposizione alla giunta ed al maleaffare fabrianese e sinceramente ne sento un pò la mancanza. Veda lei se può fare qualcosa in merito. Grazie.
RispondiEliminaSono molto lusingato dalle sue parole che, ovviamente, mi fanno grande piacere. Provo a spiegarle le mie ragioni: ho seguito Fabriano con una puntualità estrema e credo di essere stato l'unico a raccontare senza filtri e senza omissioni la grande crisi della Ardo e della Indesit. Ero convinto di una cosa e cioè che una parte della risposta alla crisi della nostra città dipendesse anche dalla reazione del territorio. Sono successe due cose: la prima è che la politica locale ha cazzeggiato su tutto ma non ha mai saputo dire una parola che fosse una sui processi di deindustrializzazione in atto; la seconda è che la vendita della Indesit a Whirlpool ha ulteriormente indebolito il ruolo e l'incidenza dei soggetti locali spostando all'esterno le sedi e i luoghi della decisione. Non ho fatto da opposizione ho fatto da pungolo. Oggi mi domando se abbia ancora senso
EliminaHa senso, molto senso. Innanzi tutto i suoi post sono elemento di riflessione per molti, anche per quelli che li criticano o addirittura non li capiscono. E poi non vorrei sembrare esagerato ma questo blog accende un faro su fatti e meccanismi, e questo crea una coscienza cittadina/popolare. E non mi sembra poco. E se anche fosse poco e l'unica cosa che abbiamo in città. Una città senza voce, senza organi d'informazione che informino, senza niente di niente. Ed ora con i suoi articoli che guardano oltre ha fatto un gran favore ai nostri politicanti locali. Per me dovrebbe tornare a scrivere di Sagramola e della sua giunta, del Consiglio Comunale, di tutto quello che non funziona e che non va bene, anche delle fontanelle chiuse. Perchè è di grande utilità e fa crescere questa specie di città ancora troppo indietro con i tempi. Veda un pò lei...
EliminaI processi di deindustrializzazione erano già stati scritti, nero su bianco, in studi datati 1994 e 1996, per governare questi processi ci vogliono percorsi lunghissimi, quindi se il territorio si era rimboccato le mani nel 1994 allora qualche speranza per Fabriano poteva intravedersi, ora con una classe dirigente sempre più vecchia, incapace e immobile, la speranza sono almeno 10 anni che si è suicidata. Basta vedere come (non) si muovono tra Comune e Fondazione Cassa Risparmio.
RispondiEliminaStasera a Report parleranno delle gallerie della Qaudrilatero. Chissà cosa diranno gli accoliti di Spacca...........
RispondiEliminaTutto ok, non ti preoccupare, l'importante è che la gente parli a vuoto
EliminaNon sò quanto la politica attuale prenda in considerazione le riflessioni che Simonetti pone attraverso il blog. Ma proverò a porre due tipi di ragionamento. Uno del tutto cinico e opportunistico. Il che mi porta a considerare tutti i tatticismi e le strategie votate solo al conseguimento della vittoria elettorale. E quindi in questo caso ogni mezzo è giustificato dal fine. E va da sé che ogni ragionamento di analisi è molto al disopra delle reali azioni. Oppure valutare la fuoriuscita del Presidente Spacca dal PD perché realmente mosso da un atto di romanticismo. Il che presupporrebbe da parte dello stesso un riscatto di riappropriazione della politica con la P maiuscola. Ma sinceramente faccio fatica, anche se lo spererei, pensare che chi ha vissuto e programmato la sua carriera politica con i mezzi oramai noti a tutti per ottenere consenso e voti possa realmente essere in grado di voltare pagina. Semplicemente perché ciò dovrebbe dare un tale cambio di rotta che se ne noterebbe la differenza. Al di là anche delle dichiarazioni e degli slogan che vengono usati. Ovvero dovrebbe esserci una tale presa di distanza e una tale apertura capace di scompaginare le carte del tavolo e confondere così i diretti avversari. Basterebbe dire poche cose e chiare. Ammettere di aver fallito come classe politica e come classe dirigente. Di essere stati direttamente o indirettamente colpevoli di aver inquinato il paese, di averlo reso culturalmente misero e di aver lasciato andare alla deriva ogni buona intenzione per la collettività rendendola merce di scambio per pochi. Un paese con infrastrutture onerosissime e fatiscenti servizi sempre più scadenti ma costosi e l’aver relegato tutto al solo unico scopo.
RispondiEliminaUn bilancio economico in ordine. Bene alla fine se a tutto prevale la sola legge dei numeri credo che non ci si debba aspettare nulla. Se qualcuno sarà in grado di anteporre l’uomo ai numeri allora forse la politica riacquisterà senso e importanza.