Come era prevedibile sul Piano Whirlpool si sono immediatamente scatenate le polemiche politiche, una polverone in cui l'intensità delle accuse e il profilo degli accusatori è direttamente proporzionale all'ignoranza sulla materia del contendere.
E' quindi opportuno riportare la discussione sul binario dei fatti, ricordando agli osservatori - sempre polemici ma molto disattenti - che la politica e le sedi istituzionali possono sviluppare azioni concertative ma, in un sistema di libero mercato, non possono imporre alle imprese il proprio punto di vista né dettare i contenuti della pianificazione strategica di una multinazionale.
Whirlpool ha annunciato 1.350 esuberi, la chiusura dello stabilimento di Caserta, del centro di ricerca di None (più altri cento impiegati dell'area progettazione distribuiti tra Fabriano, Cassinetta e Comerio) e dello stabilimento di Albacina, con i lavoratori di quest'ultimo che verranno spostati nello stabilimento di Melano.
Lo stabilimento di Cassinetta si caratterizzerà come polo europeo dell’incasso e la sua produzione di piani cottura a gas ed elettrici verrà spostata a Fabriano. Su Cassinetta convergerà invece la produzione di frigoriferi di Carinaro mentre la progettazione del lavaggio rientrerà dalla Germania in direzione Fabriano - Cassinetta.
Il trasferimento dei lavoratori da Albacina a Melano, secondo Whirlpool, comporterà 250 esuberi nonostante Melano sia destinata a diventare un grande polo produttivo per i piani di cottura.
Si tratta di una prospettiva industriale seria quella focalizzata su Melano o di un rimpastone produttivo che prelude a nuovi tagli? E lo sviluppo di Melano sarà in grado di riassorbire i 250 esuberi ipotizzati? Questi lavoratori possono "sopportare" la transizione attraverso un ricorso agli ammortizzatori sociali o sono condannati alla mobilità e all'espulsione dal processo produttivo?
Si tratta di un pacchetto di domande non oziose, a cui occorre dare risposte serie e razionali, di quelle che magari non eccitano le folle ma che forse aiutano a trovare soluzioni praticabili. Anche perchè ricordiamo bene come finì la grande mobilitazione dei lavoratori Indesit dell'estate 2013: uno stillicidio di scioperi articolati, carovane, fiaccolate e manifestazioni che fecero da contorno a quel che si era capito sin dall'inizio e cioè che la vertenza si sarebbe chiusa con una resa sindacale di fronte a un accordo; accordo che, tra l'altro, in caso di cambio di proprietà dell'azienda, sarebbe diventato oggettivamente inesigibile.
La reazione al Piano Whirlpool da parte dei sindacati, dei lavoratori e delle istituzioni, da questo punto punto di vista, è il frutto di una rimozione freudiana del passato perchè il Piano Whirlpool, che piaccia o meno, ha tolto dal congelatore gli esuberi che Milani aveva magicamente messo in formalina per convincere i sindacati a firmare l'accordo del dicembre 2013.
E' bene ricordare che il Piano di Salvaguardia e Razionalizzazione presentato da Milani il 4 giugno 2013 prevedeva 1.425 esuberi di cui 480 a Fabriano. Forse non sarà molto popolare dichiararlo apertamente ma l'impressione è che il Piano di Milani fosse assai più sanguinoso, per il nostro territorio, di quello presentato ieri da Whirlpool.
La verità su cui nessuno si vuole esporre è che Milani, come era naturale visto il ruolo ricoperto, si era mosso con l'obiettivo di creare le migliori condizioni possibili di vendita dell'azienda e con l'accortezza managerialmente scaltra di trasferire sull'acquirente, ossia su Whirlpool, la brutta gatta degli esuberi. Il fatto che sindacati, lavoratori e cittadini avessero creduto al gioco di prestigio degli "esuberi spariti" non significa che quel problema fosse realmente risolto. E come spesso accade dietro i vestiti nuovi dell'imperatore c'è sempre un re nudo, ossia una verità che torna prepotentemente a galla.
Da questo punto di vista ricordiamo agli smemorati che il 22 novembre 2013, di fronte a una drammatica rottura notturna della trattativa coi sindacati al MISE, l'allora Presidente e Amministratore Delegat di Indesit Milani comunicò a tutti i soggetti coinvolti l'avvio della procedura di licenziamento collettivo ex artt.2 e 24 legge 223/91 per 1.400 dipendenti:
Si tratta di una prospettiva industriale seria quella focalizzata su Melano o di un rimpastone produttivo che prelude a nuovi tagli? E lo sviluppo di Melano sarà in grado di riassorbire i 250 esuberi ipotizzati? Questi lavoratori possono "sopportare" la transizione attraverso un ricorso agli ammortizzatori sociali o sono condannati alla mobilità e all'espulsione dal processo produttivo?
Si tratta di un pacchetto di domande non oziose, a cui occorre dare risposte serie e razionali, di quelle che magari non eccitano le folle ma che forse aiutano a trovare soluzioni praticabili. Anche perchè ricordiamo bene come finì la grande mobilitazione dei lavoratori Indesit dell'estate 2013: uno stillicidio di scioperi articolati, carovane, fiaccolate e manifestazioni che fecero da contorno a quel che si era capito sin dall'inizio e cioè che la vertenza si sarebbe chiusa con una resa sindacale di fronte a un accordo; accordo che, tra l'altro, in caso di cambio di proprietà dell'azienda, sarebbe diventato oggettivamente inesigibile.
La reazione al Piano Whirlpool da parte dei sindacati, dei lavoratori e delle istituzioni, da questo punto punto di vista, è il frutto di una rimozione freudiana del passato perchè il Piano Whirlpool, che piaccia o meno, ha tolto dal congelatore gli esuberi che Milani aveva magicamente messo in formalina per convincere i sindacati a firmare l'accordo del dicembre 2013.
E' bene ricordare che il Piano di Salvaguardia e Razionalizzazione presentato da Milani il 4 giugno 2013 prevedeva 1.425 esuberi di cui 480 a Fabriano. Forse non sarà molto popolare dichiararlo apertamente ma l'impressione è che il Piano di Milani fosse assai più sanguinoso, per il nostro territorio, di quello presentato ieri da Whirlpool.
La verità su cui nessuno si vuole esporre è che Milani, come era naturale visto il ruolo ricoperto, si era mosso con l'obiettivo di creare le migliori condizioni possibili di vendita dell'azienda e con l'accortezza managerialmente scaltra di trasferire sull'acquirente, ossia su Whirlpool, la brutta gatta degli esuberi. Il fatto che sindacati, lavoratori e cittadini avessero creduto al gioco di prestigio degli "esuberi spariti" non significa che quel problema fosse realmente risolto. E come spesso accade dietro i vestiti nuovi dell'imperatore c'è sempre un re nudo, ossia una verità che torna prepotentemente a galla.
Da questo punto di vista ricordiamo agli smemorati che il 22 novembre 2013, di fronte a una drammatica rottura notturna della trattativa coi sindacati al MISE, l'allora Presidente e Amministratore Delegat di Indesit Milani comunicò a tutti i soggetti coinvolti l'avvio della procedura di licenziamento collettivo ex artt.2 e 24 legge 223/91 per 1.400 dipendenti:
- 194 nello stabilimento di Albacina
- 286 nello stabilimento di Melano
- 540 nello stabilimento di Caserta
- 230 nello stabilimento di Comunanza
- 150 nei diversi uffici e direzioni
Ottima analisi della situazione. I sindacati fanno finta di averlo dimenticati
RispondiEliminaOgni volta che i politici aprono bocca il boato della loro pochezza diventa assordante, notizia di questi giorni è che la Senatrice di Per l'Italia Centro Democratico, Maria Paola Merloni, dopo lungo silenzio è ritornata sulla cresta dell'onda della cronaca politica, il 2 aprile infatti è stata fotografata mentre giocava sul proprio tablet nell'aula del Senato.
RispondiEliminaSe avesse dignita' si sarebbe gia' dimessa, ma l'arroganza della richezza le fa credere di essere indispensabile. La incontrassi in piazza le sputo in faccia.
EliminaPrecisazione necessaria: sull'inesibigilità dell'accordo si era espressa anche la FIOM che non firmò l'accordo del dicembre 2013 e che, obtorto collo, lo sottoscrisse solo dopo l'esito del referendum tra i lavoratori.
RispondiEliminaDa analizzare la quota mercato che hanno i piani cottura a livello di produzione Whirpool per capire che cazzo di futuro aspetta a Melano.
RispondiEliminaDi sicuro il piano cottura a gas è il prodotto con più basso contenuto d'innovazione della gamma si Whirpool. Già questo è un chiaro segnale.
EliminaMi sembra un'osservazione acuta
RispondiEliminaOsservazione che si guarderanno bene dal fare Sagramola, i sindacati e Spacca. Per loro è già una vittoria. Di Pirro.
EliminaHanno lanciato da poco il Whirpool Kitchen Concept, piano di cottura intelligente con funzioni tablet, ma questa sfida è tutta da giocare sui mercati internazionali.
RispondiEliminaTrovo la spiegazione di una pochezza e vacuità impressionanti....Un po' il leit motive,di quello che avviene ordinariamente in Italia,dove si fa passare per grande manager un Marchionne,perchè prende degli impegni e poi li disattende....Praticamente una bacchettata a chi aveva creduto alla parola dei responsabili,e dove si fa passare tutto per ineluttabile,e figlio della competizione globale....Io invece vedo,una caccia al colpo grosso,sperando di cavarsela con meno danni possibili...Della stragrande maggioranza dei decidenti in causa che hanno giocato al gioco delle tre carte,sulla pelle degli operai,come sempre....e non vedo niente di strategia finanziaria,solo di vendere da parte dei vecchi proprietrari,cercando di incassare il più possibile,e da parte dei nuovi,di spendere meno possibile,e alleggerire al massimo i costi,in primis quelli sociali......
RispondiEliminaAhahah,,,,,,Ho relizzato dopo.....Giampiè....Sei molto cambiato da quello che mi ricordavo......non fa niente,anche se hai cestinato il mio commento........
RispondiEliminaNon ho mai cassato commenti neanche quelli rivolti contro di me. Ma se l'ho fatto vuol dire che c'erano insulti. Cosa che non mi piace
RispondiEliminaMa il centro ricerche che doveva nascere a Fabriano che Spacca aveva proposto di fare per donarlo a whirlpool in cambio di non licenziamenti, che fine ha fatto ?
RispondiEliminaSta a Varese
EliminaHa fatto la fine dei cinesi che dovevano comprare l'Antonio Merloni o della casa di riposo che minacciavano di costruire sui terreni dell'Agraria. Dissolto nel nulla pneumatico della politica e dei politicanti fabrianesi. Comunque alla fine si scoprirà che non era il centro ricerche che aveva in mente Spacca, ma si riferiva alla casa intelligente per la domotica geriatrica già aperta a Fabriano, dove magari l'aspetta una comoda poltrona per le sue chiappe centriste quando saranno stanche del quarto di secolo nei salotti anconetani.
EliminaUna casa per la domotica geriatrica c'è già, è il comune di Fabriano. Solo che non è intelligente
EliminaComprare il maggior competitor, fargli produrre i prodotti con minor ricaduta tecnologica, acquisire il know how ed infine una volta prosciugato tutto il meglio si lascia il superfluo (maestranze) al loro destino. È una storia già vista, purtroppo. Poi se volete credere ai giullari fiorentini o fabrianesi, fate pure ne avete facoltà.
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