Ieri è stato il giorno della "rabbia e dell'orgoglio", delle reazioni a caldo, del sussulto anarcoide e dei no che risalgono brutali e istintivi. A partire da oggi non potrà essere l'emozione la bussola più adatta per orientarsi in una vertenza complicata, ma una razionalità lucida e calma fondata sul principio di realtà.
La prima cosa da fare è distinguere. Il Piano Indesit del 2013 era un disegno di riorganizzazione finalizzato a creare le condizioni per una vendita del gruppo che fosse il più remunerativa possibile per gli azionisti. Di fatto si trattava di un'operazione a breve termine e senza prospettiva futura, in cui l'unico orizzonte era un recupero di redditività capace di condurre Indesit all'abbraccio con l'acquirente: bella, acchittata e in abito da sposa.
In quel contesto la conflittualità sociale fu una risposta comprensibile - perchè i lavoratori e le forze sociali avevano intuito che si profilava un cambio di scenario su cui era necessario intervenire da subito con energia - ma sostanzialmente sterile perchè Indesit aveva fretta di vendere, mentre le parti sociali agivano come se il Piano fosse ancora dentro la storia merloniana e il cambio di proprietà non fosse altro che un'ipotesi apocalittica e remota.
Oggi siamo in un'altra situazione che non può essere affrontata col classico schema degli scioperi e dei blocchi stradali. Le differenze con il 2013 sono enormi: innanzitutto perchè Indesit non esiste più come soggetto autonomo ed è stata annessa e incorporata a Whirlpool; e poi perchè siamo di fronte a un Piano Industriale.
Ma che cos’è un Piano Industriale? Sostanzialmente un documento economico, industriale, commerciale e organizzativo che delinea le intenzioni del management in merito alle strategie competitive del gruppo, alle azioni che saranno realizzate per raggiungere gli obiettivi strategici e alla stima dei risultati attesi.
Nella fattispecie il Piano Industriale presentato giovedì è la carta d'identità di Whirlpool e per questa sua natura non può essere modificato dall'esterno, perchè il modello di business, che piaccia o meno, viene scelto in autonomia dalla proprietà e dal management del gruppo.
Di fronte a questo punto fermo l'unico margine di trattativa può essere creato e sfruttato prendendo realisticamente atto del Piano Whirlpool e individuando nel polo dei piani di cottura la linea del Piave.
Ciò significa due cose: che non ci si arrocca in difesa dello stabilimento di Albacina e che non si contesta la scelta di Melano come centro dei piani di cottura ma si va a direttamente a contrattare sulle prospettive di sviluppo di quel segmento di produzione e su come riassorbire la quota di esuberi generata dalla chiusura di Albacina.
Per gestire in modo serio e robusto questa operazione bisogna superare due certezze ormai prive di fondamento: che Indesit esista ancora e che Fabriano sia sempre il centro di quell'universo. Una rivoluzione di mentalità urgentissima ma che non può prendere corpo in pochi giorni. Ancora una volta è il tempo, risorsa scarsa, il nemico più insidioso del nostro territorio.
Ma che cos’è un Piano Industriale? Sostanzialmente un documento economico, industriale, commerciale e organizzativo che delinea le intenzioni del management in merito alle strategie competitive del gruppo, alle azioni che saranno realizzate per raggiungere gli obiettivi strategici e alla stima dei risultati attesi.
Nella fattispecie il Piano Industriale presentato giovedì è la carta d'identità di Whirlpool e per questa sua natura non può essere modificato dall'esterno, perchè il modello di business, che piaccia o meno, viene scelto in autonomia dalla proprietà e dal management del gruppo.
Di fronte a questo punto fermo l'unico margine di trattativa può essere creato e sfruttato prendendo realisticamente atto del Piano Whirlpool e individuando nel polo dei piani di cottura la linea del Piave.
Ciò significa due cose: che non ci si arrocca in difesa dello stabilimento di Albacina e che non si contesta la scelta di Melano come centro dei piani di cottura ma si va a direttamente a contrattare sulle prospettive di sviluppo di quel segmento di produzione e su come riassorbire la quota di esuberi generata dalla chiusura di Albacina.
Per gestire in modo serio e robusto questa operazione bisogna superare due certezze ormai prive di fondamento: che Indesit esista ancora e che Fabriano sia sempre il centro di quell'universo. Una rivoluzione di mentalità urgentissima ma che non può prendere corpo in pochi giorni. Ancora una volta è il tempo, risorsa scarsa, il nemico più insidioso del nostro territorio.
Con i blocchi stradali si risolve ben poco. Chi ci passa più ormai per favrià?
RispondiEliminaE poi sarebbe bello andarsi a leggere quello scritto dai sindacalisti subito dopo l'acquisto di Whirpool.
Ma questa gente non ha vergogna? Crede davvero che non ci sia memoria in questa città?
Simonetti ultimamente hai scritto poco ma vedo che l'ispirazione è sempre la stessa. Bentornato su Fabriano!
RispondiEliminaLapalissiano, ma dove sarebbe la notizia?
RispondiEliminaPer Lodolini il confronto tra Ministero e Whirpool avrà risultati positivi. Amen, andate in pace!
RispondiEliminaLodolini è sempre contento quando lo invitano ai tavoli di governo perchè pensa che se magna.
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