L'amministrazione comunale, in questa fase concitata, somiglia al cane che affoga di cui Mao Tze Tung consigliava vivamente la bastonatura; una condizione critica già vissuta dalla Giunta nel 2013 durante la vertenza Tares e poi lentamente riassorbita giocando sulla naturale tendenza delle contestazioni a rifluire e ritornare nell'alveo.
E' quindi comprensibile che gli avversari di Sagramola
e della DC (Pd+Udc) cerchino di approfittare di questa situazione, che
è pane quotidiano della dialettica politica, così come è nell'ordine delle cose
che le potenziali "vittime" sviluppino forme di autodifesa basate sull'utilizzo
contundente di concetti come senso di responsabilità e serietà.
Questa fisiologia della politica, che dovrebbe
condurre a uno scontro alto, viene turbata e alterata dagli eccessi di zelo
dei protagonisti e dalla lievitazione selvaggia degli animi. Pariano è
stato il primo a cadere in tentazione, con una proposta destinata ad abbassare
il livello dello scontro politico e a "scatizzare" i più
immediati e superficiali istinti popolari.
Pariano ha depositato una mozione affinché “Consiglieri
Comunali, Sindaco, Assessori e Presidente del Consiglio Comunale rinuncino
rispettivamente ai gettoni presenza per la partecipazione alle sedute
consiliari e commissioni e delle indennità di funzione“.
Ciò significa bloccare gli emolumenti degli eletti e
degli assessori per un anno. Abbiamo forse motivo di dolercene? No di certo, ma
resta intatto un problema: di fronte a un Comune che presenta numeri da
default il simbolismo della rinuncia all’emolumento alleggerisce il peso
della situazione finanziaria o sposta soltanto il focus altrove, dove è
più facile scatenare una generica rabbia popolare contro l’avidità dei
politici?
Su questo aspetto occorre essere molto chiari: Sagramola e Tini vanno combattuti ricercando
soluzioni non banali e garantendo alla dialettica politica lo spessore che
merita.
Osteggiare la cattiva politica di questa
amministrazione puntando sui gettoni di
presenza è roba sterile e noiosa; mercanzia che rivela anche la qualità di
chi si proclama alternativo alla DC e si aggrappa a un populismo primordiale che rimpiazza la severità del giudizio
politico con una faciloneria emotiva e chiassosa.
Pariano gioca legittimamente le sue carte per mettere in difficoltà il
partito con cui è stato eletto, ma seguirlo su questa strada significherebbe
infilarsi in un vicolo cieco che consentirebbe al Pd di proporsi come
vittima e barriera contro il populismo: un regalo che quei bravi ragazzi
non meritano davvero di ricevere.
Come dicevamo in precedenza Pariano ha stimolato azioni emulative, ispirate dal principio
eterno del pisciare più lontano di chi ci precede.
La minzione a lunga gittata è toccata al consigliere
del gruppo Città Progetto Danilo Silvi
che, stando a quanto riportato dal Resto del Carlino, ha proposto di estendere
gli effetti delle mozione Pariano anche all’amministrazione comunale che a
partire dal 2017 prenderà il posto di quella attuale.
Una linea di condotta che, se fosse applicata,
condizionerebbe il processo democratico ed elettorale in termini restrittivi
perché svolgere a remunerazione zero
un’attività a tempo pieno come quella di sindaco o di assessore è possibile
solo per tre soggetti: ricchi, studenti
e pensionati.
Ancora una volta la montagna ha partorito il topolino.