Vignetta donata ai Bicarbonati del grande Fabrizio Moscè |
Sandro Romani è rimasto in silenzio per diverse settimane, ha masticato amaro quando sentiva dire che la gestione Alianello avrebbe cambiato il segno alla politica delle opere pubbliche, ha resistito a fatica al tabula rasa evocato dai subentranti, si è rinchiuso in un mondo popolato di corsi e ricorsi, di quattro amici trasversali al Bar Centrale, osservando con pazienza la clessidra che avrebbe riportato in auge la politica contrapposta al fare neutro e abborracciato dei nuovi governanti. Ma alla fine è sbottato e con la stazza, il piglio e il sopracciglio folto ha svolto il ruolo che meglio gli si addice: quello di Mastro Titta da Senigallia, l'esecutore di sentenze capitali per nomina papale che, ogni volta che c’era da mozzare una testa indossava un magnifico mantello scarlatto. Stavolta la gelida manona si è abbattuta su Claudio Alianello che, suo malgrado, sta diventando il bersaglio di tutte le tensioni che albergano all'interno della maggioranza e dintorni più o meno critici e imbufaliti. L'ascia di Mastro Sandrone, attraverso le dichiarazioni rilasciate oggi a Claudio Curti del Messaggero, ha infierito su tutto: sulla pavimentazione di Via Cialdini, sui mutui contratti dal Comune per finanziarla, sull'interruzione dei lavori, sulle piccole rotatorie di viale Moccia contrapposte alle grosse rotatorie immaginate da Mastro Sandrone. Il tutto accompagnato da un perfidissimo apprezzamento nei confronti dell'operato dell'assessore Galli e da un colpo d'ascia preventivo a chi denigra l'operato dell'Amministrazione Sorci di cui Sandrone fu Vice assolutamente corpulento e rappresentativo. Insomma davvero un ritorno in grande stile del Mastro Titta rifondarolo; un ritorno che annuncia bollori autunnali a destra e a manca dove tutto ruoterà attorno al grande e mobilitante tema della viabilità e del traffico. Ma il dato rilevante è il protagonismo dell'assessore Alianello, che con la faccenda delle rotatorie, dopo le gratuite sparate da stato etico sulla maleducazione dei fabrianesi nello smaltimento dei rifiuti, si è molto esposto sul versante politico e del consenso personale. Probabilmente sente il bisogno di emanciparsi da Sagramola - di cui è ritenuto supporter fedelissimo e ortodosso - e da un'immagine che lo insegue: quella del Prescelto catapultato nelle alte sfere della politica senza aver mai assaporato l'amaro calice della sconfitta ma solo i prosecchini del successo. Un'immagine che non lo aiuta nella vera partita che gli sta a cuore: candidarsi a Sindaco fra cinque anni. Con la sparizione dalla scena di Sagramola, il mai avvenuto ingresso sulla scena di Patty dai Capelli Rossi, la fugace e già dimenticata presenza del Poliziotto del Cielo Giorgio Saittta, il mesto e benedettino silenzio di Frate Mario Paglialunga, sembra che la partita si giochi ormai tutta tra l'Udc e il segretario del Pd. Il che ci fa dormire male, come nei giorni di Caligola e Caronte. Anche perchè forte e concreto è il rischio di trasformare Fabriano in una frazione di Valleremita o in una località di San Donato. Per questo prego affinché oggi sia la volta buona, con Sagramola che entra in scena e riprende il Timone della Concordia. E siccome so che segue con piacere e gusto questo blog ho buoni motivi per credere che accoglierà pure il mio appello, e nel giro di qualche ora batterà quel colpo che gli ho così calorosamente chiesto di battere.