Ci vorrebbe Smemorina, la fata buona di Cenerentola, per svelare tutte le parole magiche che hanno accompagnato il caso Ardo: rilancio, acquisizione, spezzatino, ricapitalizzazione, bando. Una neolingua un po' popolare e un po' tecnica che è servita a far sapere qualcosa ai faVrianesi tenendoli, allo stesso tempo, a debita distanza da una piena comprensione di quel che stava accadendo alla Antonio Merloni. Tra le frasi killer di questa verità alla deriva, ce ne è una che ha mantenuto inalterato il suo appeal. Essa popola tuttora il dibattito proprio perchè è stata caricata di significati salvifici e di infondate speranze, e che neanche il magicabula riuscirebbe a decifrare nella sua intima capacità di suggestione: l'accordo di programma. Di fronte ai passaggi più devastanti del fallimento Ardo (è il caso di chiamare le cose col loro nome) politici e sindacalisti hanno evocato l'accordo di programma come un mantra, una stella polare capace di condurre il territorio fuori dalla tempesta economica e industriale. Non a caso è di questi giorni la notizia che la Fiom intende manifestare in autunno affinchè si rinnovi, al più presto, l'accordo di programma. Già, perchè un accordo di programma sulla vicenda Ardo era già stato firmato un paio di anni fa ma, al di là della pompa magna mediatica, non sembra abbia prodotto effetti tangibili. L'operazione di travisamento concettuale e linguistico costruita attorno all'accordo di programma è estremamente semplice: scambiare il contenitore con il contenuto. L'accordo di programma è, tecnicamente, un istituto concertativo regolamentato dal Testo Unico degli Enti Locali, utilizzato per l´attuazione di opere e interventi di interesse pubblico che richiedono l´azione integrata e coordinata di comuni, di province e regioni e autorità statali. Utilizzando le definizioni canoniche cosa deduciamo? Semplicemente che l'Accordo di Programma è un contenitore, ossia un elemento neutro che perde la sua neutralità solo attraverso i contenuti che lo vanno a riempire. Il primo accordo di programma di due anni fa era stato riempito con una dichiarazione di intenti che serviva solo a dare sostanza mediatica e di consenso alla Grande Burla dei cinesi e degli iraniani. Il nuovo accordo di programma, per cui tanto si battono i sindacati, non sarà altro che la riedizione aggiornata di quello passato perchè non sono i contenitori a fare i contenuti ma esattamente il contrario. In questo senso è opportuno rispondere ad alcune domande preliminari: il coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali è un valore in sè o ha senso soltanto nella misura in cui quei soggetti esprimono una visione comune? Ed esiste un disegno comune di riconversione produttiva del territorio umbro-marchigiano coinvolto nel fallimento Ardo? Su quali nuovi comparti produttivi si intende investire? Quali livelli occupazionali si possono garantire con la riconversione? Sinceramente nessuno ha mai fatto cenno a questi interrogativi di fondo e dubito, quindi, che se ne possa parlare nell'accordo di programma, che avrà, invece, una caratteristica facile da prevedere e immaginare: un recipiente vuoto in cui buttare non idee da finanziare ma denari a fondo perduto con cui continuare a illudersi che tamponare sia un po' guarire. E se Fabriano e dintorni non escono da questo miraggio assistenzialista e levantino sono davvero condannati a una fine lenta e terribile.
21 agosto 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Un bellissimo articolo! aggiungerei una domanda se non si arriverà ad alcun accordo (come immagino ) cosa ci facciamo di quegli enormi stabilimenti vuoti?
RispondiEliminaMonumento all'impero Merloniano, travolto dai barbari (che l'hanno gestito).
EliminaI capannoni se non vengono usati vanno in decadenza e nel giro di pochi decenni diventano inutilizzabili e obsoleti dal punto di vista della sicurezza. Quindi sarebbe ora di pensare ad un loro smantellamento per riportare la campagna nella periferia fabrianese....fra l'altro molti stabilimenti erano stati realizzati proprio sopra aree interessanti dal punto di vista archeologico!!
RispondiEliminaLa riconversione ad altri usi che non contemplino l'immobiliare è impensabile. Al massimo ci sorgeranno albreghi, spa, e minchiate varie. Il mattone rende sempre !!!
EliminaBasta vedere come il programma della coalizione di Sagramola non contenga alcuna menzione (nemmeno per sbaglio) a questo accordo di programma.
RispondiElimina5.000 giorni di lavoro per tutti !!! Qualcuno ne ha visto uno?
Elimina