C'è un antico detto che è sempre bene tenere a mente perché galleggia su un pensiero profondissimo e prudente: "tra moglie e marito non mettere il dito". Le chiavi di lettura, in materia, divergono. C'è chi attribuisce a quel dito una torbidissima valenza che richiama approcci censori su triangoli e tradimenti, e chi, più correttamente, intravede un perentorio invito a non immischiarsi in cose che non si conoscono e che possono giudicare soltanto i diretti interessati. L'invito ad astenersi ha un valore generale che può essere esteso anche alla politica. Sono giorni di canea in casa Pd, di feroci scontri tra comari, di duelli all'alba tra Sorci e Sagramola. Non sappiamo, tra i due, chi sia la moglie e chi il marito, ma di certo tutto fa pensare a una lite coniugale da lunghissima routine, da nozze d'argento incombenti con tanto di banchetto e messa commemorativa. Il livello infatti è quello tipico che prelude ala separazione: "hai lasciato i conti in disordine"; "non è vero te li ho lasciati lindi e pinti"; "non abbiamo neanche i soldi per la rassegna estiva"; " sei tu che ti giochi tutto in solarium e benessere e non pensi al futuro"; "ci siamo dovuti vendere pure la macchina blu"; "c'è la crisi e bisogna tagliare il companatico per salvare il pane". Insomma, una roba da scrutare con lo spirito del vicino di casa che, quando sente blaterare nell'appartamento a fianco, abbassa appena il volume della televisione per carpire qualche dialogo interessante, ma senza dare l'impressione di essere rapito e inebriato dal conflitto vicinale. E' un principio di discrezione e prudenza a cui si sarebbe dovuto attenere anche Urbani, che invece è entrato a gamba tesa nello scontro tra Sorci e Sagramola proponendo, udite udite, un confronto pubblico tra i due sullo stato dei conti del Comune. Insomma, il vicino di casa non si è limitato ad abbassare il volume della Tv ma, armato di telecamera e microfono, ha suonato al campanello dei vicini per una intervista in diretta davanti a una platea di condomini pettegoli e festanti. In realtà, al di là delle battute, il problema è squisitamente politico perché un leader d'opposizione, quando percepisce che tra le alte sfere della compagine avversa scorre sangue e si ordiscono trame e congiure, dovrebbe restare istintivamente immobile e, se possibile, farsi inghiottire pure da un'improvvisa e provvidenziale clandestinità di lingua se non di corpo. Nel momento in cui sceglie la linea dell'"ingerenza umanitaria", come ha fatto Urbani, ottiene uno splendido successo olimpico di risultati al contrario: sospende la guerra civile in corso in casa altrui e costringe le parti al cessate il fuoco e al successivo ricompattamento. Ciò accade perché si attiva la cosiddetta "reazione identitaria": Sorci litiga con Sagramola; Sagramola s'incazza con Sorci. Ma fanno parte della stessa famiglia e la guerra in casa fa parte dell'ordine del possibile e del probabile. Ma solo fin quando non arriva un perturbatore esterno. A quel punto è naturale e immediato che la famiglia faccia quadrato contro gli incursori. Infatti Urbani si è beccato al volo uno schiaffone a due piazze: Sorci ha rimarcato che mai permetterebbe che da un confronto con Sagramola ci possa guadagnare il Pdl e Sagramola, più sbrigativamente, ha consigliato Urbani di andarsene in ferie. Un modo sostanzialmente civile per dire "fatti i cazzi tuoi". Urbani, altro errore, si è inalberato accusando Sagramola di arroganza e come se fosse lui la parte lesa. In sintesi tra moglie e marito non è che è stato messo un dito ma un'intera manona urbanica. L'effetto rimbalzo è di quelli ben visibili a occhio nudo col conflitto tra i due galletti democristiani torna a sprofondare in qualche dolina carsica, in attesa di nuovi episodi di guerra fratricida rispetto ai quali speriamo che Urbani troverà la forza d'animo di contare fino a dieci. Magari approfittando subito della pausa estiva per studiare una delle cose più utili e sensate per calarsi in una buona tattica politica: il biliardo. Con le sue traiettorie, le sue carambole e il suo acchito. Ma più di tutto con le sue sponde da dosare con saggezza per non ritrovarsi, improvvisamente, in faccia un fantozziano ma edificante triplo filotto reale ritornato con pallino!
6 agosto 2012
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Il punto è il posizionamento di Roberto e cosa voglia fare da grande! Bisognerebbe leggere nella mente di Dio!!!
RispondiEliminaGiuseppe Gagliano
In realtà stamattina ero affascinato dal biliardo e dalle affinità tra biliardo e politica.
RispondiEliminaLeggendo il Post ho pensato ai ladri di Pisa, di giorno litigano e la notte rubano insieme.
RispondiEliminaMa in questo caso i ladri di Pesaro (o Pisa) son Sorci e Urbani ?
EliminaO no?
Toni ma non erano di Pesaro?
RispondiEliminaComplimenti Miura ,eri riuscito nell'impresa di far uscire il dibattito(la lite)tra i due democristiani allo scoperto e già ci stavamo preparando in poltrona con bibite(coca cola ,il chinotto mi fà schifo)e noccioline per goderci lo scontro.POi arriva Urbani e....rovina tutto!! Poteva vince le elezioni uno che non "chiappa dar monno"!!!
EliminaSi certo quelli sono i figli!
RispondiEliminaNon chiappa dar monno è una straordinaria espressione della migliore fabrianesità! Diciamo che che ci avevo lavoratro di tombolo e un po' mi ci ha tirato il culo. Lo ammetto!
RispondiEliminaper me, Urbani, l'ha fatto per farti un dispetto...però gli è sfuggita la zappa!
RispondiElimina______________
G.R.