E'durata una sola e lontana stagione, l'illusione che la musica fosse uno degli strumenti adatti a cambiare il mondo. Roba di cinquant'anni fa, tempi di rocker che morivano a 27 anni, bruciati dall'alcool, dalla droga e dai conflitti generazionali. Oggi la musica è altro. E' puro e semplice intrattenimento, genere che non accampa pretese di rivolgimento politico e non ricerca nicchie di rivoluzione sociale. Ma come spesso accade è il contesto a determinare il clima e la funzione delle cose. E allora può pure succedere che un paio di serate di musica live diventino, volenti o nolenti, un fatto politico. A prescindere dalle intenzioni dei promotori, degli sponsor e degli organizzatori. Ma cosa trasforma due momenti musicali estivi in uno scorno politicamente rilevante? E' appunto il contesto, lo scenario in cui quelle esibizioni si svolgono, la vera ragione di fondo che consente di trasfigurarne il contenuto simbolico, aprendo il varco al tema dell'impatto politico. E il "contesto", per essere compreso, deve essere spacchettato nelle sue componenti principali. Ma andiamo con ordine. Che cosa è successo in città in queste notti di fine estate? Una cosa normalissima ovunque ma anomala tra questi quattro cantoni: alcuni pubblici esercizi fabrianesi, in collaborazione con un'associazione culturale locale specializzata in eventi, decidono di organizzare tre concerti agostani, scegliendo come location non i loro locali Via Balbo, la strada cittadina in cui quei pubblici esercizi offrono i loro servizi. E fin qui siamo all'acqua calda, alla più naturale e scontata delle iniziative promozionali, perchè il fatto - presentato in questi termini - appare del tutto decontestualizzato e, in quanto tale, non presenta peculiarità di rilievo nè, tanto meno, il minimo sentore di un qualche riflesso politico. Ma la scena cambia radicalmente se alziamo lo sguardo in direzione del contesto, osservandone, come si diceva, alcune componenti: da un lato analizzando il profilo dei promotori e dall'altro riflettendo sugli effetti simbolici della location individuata. Cominciamo dai promotori. Si tratta di esercizi commerciali riconducibili alla somministrazione di alimenti e bevande. Di fatto sono, quindi, soggetti concorrenti che hanno deciso di lavorare senza pestarsi i piedi, ovvero comprendendo che c'è più remunerazione potenziale in una logica cooperativa che nel macumba marketing, ossia nella fabrianesissima tendenza a implorare gli dei dell'Ade, chiedendo loro di far fallire il concorrente e di vedere con le pezze al culo il negozio del dirimpettaio. Sviluppare relazioni economiche collaborative e orizzontali in una città che ha teorizzato l'egoismo economico e sostenuto il verticalismo più becero e solitario, significa inserire un cuneo eversivo in una tradizione economica e sociale locale incentrata sulla malignità e sull'invidia, che non sono forze dinamiche di mercato ma effetti collaterali distruttivi della psicologia collettiva. Ed è così a prescindere dalle intenzioni dei soggetti coinvolti che, sicuramente, se ne sbattono i maroni di generare, anche solo di riflesso, possibili effetti di natura politica. Il che rende la loro azione ancor più dirompente, perchè da tempo si fa una politica più incisiva col palato che iscrivendosi a qualche partito, che dispensa poltrone ma carbonizza idee e pensiero. Ma la vera botta dei concerti agostani in Via Balbo deriva, appunto, dall'aver scelto la strada come location espressiva delle serate musicali. E qui occorre muovere da un concetto di antropologia territoriale e cioè che le vie del centro storico, a Fabriano, sono quasi esclusivamente riservate alla circolazione di automobili e alla funzione di parcheggio. Al di fuori di questo dualismo impigrito - parte integrante del culturame metalmezzadro - non è mai stata concepita nè tollerata altra possibile fruzione delle strade, ritenuta lesiva del sacro diritto al riposo; un diritto universalmente valido e riconosciuto ma che a Fabriano si impone, refrattario a compromessi con altre tipologie di diritto, configurandosi come primato inderogabile e sacrale, rito rurale protetto da usi, consuetudini, teste di legno e facce da cazzo. Aver "preso" via Balbo - come fosse una sorta di Porta Pia dell'oscurantismo vecchiardo e dormiente - facendone palcoscenico e location di cover rockettare, forse può sembrare poca cosa, ma c'è dentro un desiderio di appropriazione lecita e debita degli spazi e un bisogno di vivere la città, fino a renderne fruibile anche il singolo sampietrino, eversivi rispetto alla città dormitorio su cui una politica merloniana nel pensiero e nelle decisioni ha costruito le sue fortune e le nostre disgrazie. Ma questa è soltanto una mia personalissima opinione.
Via Balbo, il contesto e tutto il resto
E'durata una sola e lontana stagione, l'illusione che la musica fosse uno degli strumenti adatti a cambiare il mondo. Roba di cinquant'anni fa, tempi di rocker che morivano a 27 anni, bruciati dall'alcool, dalla droga e dai conflitti generazionali. Oggi la musica è altro. E' puro e semplice intrattenimento, genere che non accampa pretese di rivolgimento politico e non ricerca nicchie di rivoluzione sociale. Ma come spesso accade è il contesto a determinare il clima e la funzione delle cose. E allora può pure succedere che un paio di serate di musica live diventino, volenti o nolenti, un fatto politico. A prescindere dalle intenzioni dei promotori, degli sponsor e degli organizzatori. Ma cosa trasforma due momenti musicali estivi in uno scorno politicamente rilevante? E' appunto il contesto, lo scenario in cui quelle esibizioni si svolgono, la vera ragione di fondo che consente di trasfigurarne il contenuto simbolico, aprendo il varco al tema dell'impatto politico. E il "contesto", per essere compreso, deve essere spacchettato nelle sue componenti principali. Ma andiamo con ordine. Che cosa è successo in città in queste notti di fine estate? Una cosa normalissima ovunque ma anomala tra questi quattro cantoni: alcuni pubblici esercizi fabrianesi, in collaborazione con un'associazione culturale locale specializzata in eventi, decidono di organizzare tre concerti agostani, scegliendo come location non i loro locali Via Balbo, la strada cittadina in cui quei pubblici esercizi offrono i loro servizi. E fin qui siamo all'acqua calda, alla più naturale e scontata delle iniziative promozionali, perchè il fatto - presentato in questi termini - appare del tutto decontestualizzato e, in quanto tale, non presenta peculiarità di rilievo nè, tanto meno, il minimo sentore di un qualche riflesso politico. Ma la scena cambia radicalmente se alziamo lo sguardo in direzione del contesto, osservandone, come si diceva, alcune componenti: da un lato analizzando il profilo dei promotori e dall'altro riflettendo sugli effetti simbolici della location individuata. Cominciamo dai promotori. Si tratta di esercizi commerciali riconducibili alla somministrazione di alimenti e bevande. Di fatto sono, quindi, soggetti concorrenti che hanno deciso di lavorare senza pestarsi i piedi, ovvero comprendendo che c'è più remunerazione potenziale in una logica cooperativa che nel macumba marketing, ossia nella fabrianesissima tendenza a implorare gli dei dell'Ade, chiedendo loro di far fallire il concorrente e di vedere con le pezze al culo il negozio del dirimpettaio. Sviluppare relazioni economiche collaborative e orizzontali in una città che ha teorizzato l'egoismo economico e sostenuto il verticalismo più becero e solitario, significa inserire un cuneo eversivo in una tradizione economica e sociale locale incentrata sulla malignità e sull'invidia, che non sono forze dinamiche di mercato ma effetti collaterali distruttivi della psicologia collettiva. Ed è così a prescindere dalle intenzioni dei soggetti coinvolti che, sicuramente, se ne sbattono i maroni di generare, anche solo di riflesso, possibili effetti di natura politica. Il che rende la loro azione ancor più dirompente, perchè da tempo si fa una politica più incisiva col palato che iscrivendosi a qualche partito, che dispensa poltrone ma carbonizza idee e pensiero. Ma la vera botta dei concerti agostani in Via Balbo deriva, appunto, dall'aver scelto la strada come location espressiva delle serate musicali. E qui occorre muovere da un concetto di antropologia territoriale e cioè che le vie del centro storico, a Fabriano, sono quasi esclusivamente riservate alla circolazione di automobili e alla funzione di parcheggio. Al di fuori di questo dualismo impigrito - parte integrante del culturame metalmezzadro - non è mai stata concepita nè tollerata altra possibile fruzione delle strade, ritenuta lesiva del sacro diritto al riposo; un diritto universalmente valido e riconosciuto ma che a Fabriano si impone, refrattario a compromessi con altre tipologie di diritto, configurandosi come primato inderogabile e sacrale, rito rurale protetto da usi, consuetudini, teste di legno e facce da cazzo. Aver "preso" via Balbo - come fosse una sorta di Porta Pia dell'oscurantismo vecchiardo e dormiente - facendone palcoscenico e location di cover rockettare, forse può sembrare poca cosa, ma c'è dentro un desiderio di appropriazione lecita e debita degli spazi e un bisogno di vivere la città, fino a renderne fruibile anche il singolo sampietrino, eversivi rispetto alla città dormitorio su cui una politica merloniana nel pensiero e nelle decisioni ha costruito le sue fortune e le nostre disgrazie. Ma questa è soltanto una mia personalissima opinione.
Simonè hai fatto Bingo!!!
RispondiEliminaL'autore del blog sostiene tutti quelli che vogliono fare casino
RispondiEliminaNon mi sembra che Simonetti sostenga i somari della Giunta, quelli son i veri casinari.
EliminaIn un'altra città avrebbero chiuso via Balbo al traffico dalle 18.00 alle 02.00
RispondiEliminaCondivido. ..
Eliminagrande Simonetti ennesima perla! vogliamo al più presto un analisi su quale prospettive vedi per Fabriano nei prossimi 5\10 anni a venire! Sarebbe molto interessante
RispondiEliminaTra 10 anni ci sarà poco o nulla.
EliminaE a me sembrava fosse poco invece anche quel poco a Fabriano è un problema, peccato, tranquilli l'inverno arriverà e andrete tutti in letargo.
RispondiEliminabene le serate rock in strada , bene il volersi riappropriare di tutti gli spazi fruibili , bene rendere un po più viva una città destinata al come profondo, benissimo alla chiusura al traffico dell'intero centro storico, e non solo di via Balbo, ma poi bisogna essere anche pronti al rispetto delle regole, perchè se poi si prende come scusa la voglia di estroversione, di emancipazione da una consuetudine incancrenita in questa città, per poter fare " casino " in pieno centro storico, in mezzo a case adibite a civile abitazione , in cui abitano cittadini che magari hanno figli piccoli, o che magari il mattino dopo devono tornare al lavoro o piccolezze di questo genere, per arrogarsi il diritto allo schiamazzo incontrollato e incontrollabile !! la cosa non va più poi così tanto bene, quando un locale ha orario di chiusura alle 2,00 e che invece alle 4,30 ha ancora gente al suo interno, che schiamazza , si fuma!! e tiene musica ad alto volume , non fa più azione sociale , non fa più spettacolo, ma fondamentalmente fa azione di disturbo, e questo non perchè io sia un becero che non apprezza le iniziative , o altro, ma semplicemente perchè quando si hanno le camere da letto esattamente sopra questi locali, penso, si abbia anche il diritto di riposare, ad una certa ora della notte!!! si spera sempre nel buon senso di tutti, si avvisa bonariamente, ma alla fine , penso, si dovranno prendere i provvedimenti del caso!! perchè se è vero che l'inverno arriverà, è altrettanto vero che il casino si sposterà all'interno dei locali al calduccio , ma i fastidi resteranno uscendo dalle finestre sicuramente immancabilmente aperte a permettere la fuoriuscita dei fumi vietati ma persistentemente accesi, nei bagni!!! volersi divertire non vuole dire violare i diritti dei cittadini, e se questo equilibrio alla fine si rompe, le conseguenze sono sempre estreme. M.D.
RispondiEliminaMuratori, le regole che tu vuoi che siano rispettate sono solo quelle che fanno comodo a te, che abiti proprio lì.
EliminaE pazienza se per una volta non sei proprio d'accordo con Simonetti ...
Circa altri diritti dei cittadini, ugualmente importanti ma che a te interessano molto meno o per nulla, chissenefrega ...
no caro anonimo sono le regolucce alle quali dovrebbero attenersi o proprietari dei locali,c'è un orario di apertura e uno di chiusura, ci sono regole di rispetto del civile convivere , pensa che da casa mia neanche si sente il casino , a parte quando si utilizza impropriamente un bagno, quindi me ne potrebbe fregare de meno, però vedi caro anonimo, l'educazione e il rispetto per chi risiede in prossimità di un locale dovrebbero andare oltre agli interessi privati, perchè oltre a chi in Agosto lavora, pochi ma ci sono, esistono anche i bambini e gli anziani, che magari avrebbero il diritto di poter riposare tranquilli ad una certa ora, o di non sentire continue bestemmie e imprecazioni,ma se ti fa piacere attaccarmi su di un'analisi tutt'altro che negativa sull'apertura di locali di socializzazione fai pure, ma sappi che se non si raggiunge un equilibrio non si va lontano.
Eliminaops scusa la firma , se no mi dicono che non ho il coraggio di firmarmi, Muratori Davide
Eliminatutto sto "casino" per 2-3 birrerie e altrettanti concertini per strada? tra l'altro ad agosto quando non è che non lavora nessuno, ma è di sicuro il mese più vacanziero dell'anno!
RispondiEliminacacchio pare che state a parlà della love parade o della movida di ibiza!
ma dove sta il casino a fabriano? un paese in cui generazioni su generazioni sono state educate a reprimersi e autocensurarsi!
in un consiglio comunale di poco tempo fa (maggio-giugno mi sembra), parlando dell'inquinamento acustico locale si è affermato che la causa principale ancora oggi è data dal traffico veicolare, non dai localini, solo che al primo concertino tutti a mette i paletti, mentre ancora in molto pochi ce so' arrivati a capì che è demenziale lasciare il centro storico come una strada qualunque (o addirittura un parcheggio!)...stamo nel 2014 e ancora ve pesa il culo per arrivà dal parcheggione all'ideale!
è naturale che le regole vanno rispettate, ci deve stare il diritto al riposo perchè la gente lavora...solo che ieri la gente non lavorava più perché le fabbriche chiudono, mentre oggi non se po' fa casino perché la gente deve andà a lavorà...insomma decideteve!!!
tra l'altro in mezzo a quel casino di gente che beve, fuma e addirittura socializza (moda insolita a fabriano, ma si dice in giro che sia stato un fattore determinante addirittura per l'evoluzione della specie!), c'è anche qualcuno che lavora e se fa tardi fa tardi per lavorare...il fatto che i loro orari di lavoro non coincidano con i tanto amati 6-14/14-22/22-6 non significa che non lavorano o lavorano meno.
inoltre lavorando creano anche un'economia che, soprattutto allo stato attuale delle cose, non è neanche lontanamente paragonabile a quella creata col sacro cestello dall'immacolata centrifuga, ma se uno ce prova (e magari ci riesce, glielo auguro!) perché deve arrivà subito uno stuolo de cacacazzi a lamentasse e a mette i bastoni tra le ruote a priori?
se non ve ne siete ancora accorti vi rammento che stanno venendo a mancare drammaticamente le condizioni per continuare ad avere quella patetica e provincialissima puzzetta sotto al naso che per decenni c'è piaciuta così tanto...
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EliminaL'iniziativa dei locali di via Balbo è audace di suo e se calata a Fabriano addirittura rivoluzionaria, e la cosa drammatica per questa città è che rappresenta il fenomeno propulsivo e di rottura più significativo e dagli effetti potenzialmente durevoli di questa amministrazione chiamata a gestire il fallimento e la fine di un'era dai tratti antropologici drammatici. Ora chiaramente l'amministrazione in tutto questo non ha alcun merito, ma siccome qualcuno ha fatto per conto suo qualcosa di buono anche per la città sarebbe intelligente che si impegnasse, nei limiti del buon senso per tutti, a tutelarlo. Non me ne vogliano le 50 persone che hanno firmato per far chiudere i locali: voi volete dormì e magnà tranquilli 7 giorni su 7 come avete fatto per 50 anni, e si capisce (per la cronaca: c'è gente che vive nei centri storici di città universitarie o anche di città come Fabriano che non si comportano come paesotti di montagna, ed è sopravvissuta). Però questa iniziativa ha generato e può generare un trend molto positivo in termini di attrattività (qualcuno comincia a venire a fabriano per svago, una cosa incredibile), accoglienza, cambiamento radicale dell'idea di città che abbiamo, del clima e, dio volesse, anche di teste. E tutto questo non solo non è trascurabile, ma è capace di far rimanere qualche giovanotto qui invece di fuggire a gambe levate, e è capace di suggerire idee e futuro. Do per scontato che non vi rendiate minimamente conto della portata della cosa. Tutto questo è in fase embrionale, voi siete capaci di ucciderlo sul nascere questo processo, e sappiamo tutti che lo farete se potrete. Se volete fare un favore alla città compratevi i tappi per le orecchie e cominciate a pensare di poter cambiare abitudini nella vita, fate sto sacrificio.
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