“Questa o quella per me pari sono” avrebbe cantato, stasera al Teatro Gentile, il Duca di Mantova del Rigoletto verdiano. Ma, causa improvviso annullamento della compagnia di Baltimora, non udiremo i gorgheggi del conte di Ceprano, del cavaliere Marullo e del cortigiano Borsa. “Bufera sul Sindaco” scrivono i giornali, ma dopo averlo visto stamattina, zampettante e gattesco, parlare di bufera sembra quantomeno eccessivo. Chi di certo gode dello schiaffo al melodramma è il Movimento 5 Stelle che stasera, rigolettianamente, ospita Sparafucile, il Beppe Grillo nazionale che solo con la sua presenza e i suoi furori sposterà almeno un punto e mezzo di percentuale a favore della lista stellata. Bisogna dirlo: questi ragazzi del 5 Stelle oltre a essere disinibiti e accorti hanno pure un gran culo. Si prenderanno i voti dei leghisti orfani del loro simbolo; voti che non andranno a Urbani manco se resuscita da Roma antica lo chef Apicio, perché la protesta cerca altra protesta e non s’imborsa con libagioni da armatore di Pozzuoli. In più con abilità da navigatissimi hanno piazzato Sparafucile proprio nel momento d’avvio della campagna elettorale, quando l’onda d’urto del vaffanculo grillesco si abbatterà su candidati ancora intenti a trovare il fotoritocco giusto e un altro campanile fallico vicino a cui farsi ritrarre. In più, cosa non di poco conto, hanno un candidato sindaco che anche fisicamente riassume l’anomalia del Movimento 5 Stelle: Joselito Arcioni. Nome tropicale, da bodega cubana, cognome da accoltellatore pisano e tratti somatici da indiano navajo. Se penso ad altri candidati mi cadono le noci ai piedi: in abito talare, conformisticamente calvi, con lievi alettoni di crine sui lati, le voci pensose di chi non ha mai incontrato un pensiero che sia uno e il fare benedicente che tanto si adatta a una città di omertosi leccaculo. E’ anche per queste ragioni, puramente mediatiche, che il Movimento 5 Stelle farà il pieno. Una cosa è certa: se il movimento 5 Stelle saprà tenere in vita l’entusiasmo di questa fase di stato nascente, anche quando sopraggiungerà la naturale depressione post voto, un fattore di nuova politica metterà radici in città. Altrimenti, come spesso accade, gli indiani dovranno rinchiudersi nelle riserve a bere “acqua di fuoco” e a consumarsi di rimpianti. Ma siamo sicuri che Josi, il navajo buono, non si farà trascinare sul fondo del Sand Creek. O quanto meno lo speriamo. Augh!
13 aprile 2012
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