Raccontano le leggende locali che Mastro Marino, il fabbro mite, dispensò consigli e bontà fino a pacificare due fratelli, l’un contro l’altro armati tra Poio e Castelvecchio, e alla fine nacque Fabriano. E’ una favoletta senza pathos che non addormenterebbe manco un bimbo stremato dalla stanchezza, l’archetipo di una democristianeria originaria che mi ha reso sempre antipatica sta cazzo d’incudine con l’omino che martella, con sotto il culo un ponticello. Ma non tutti i Mastri vengono per nuocere. Ce ne è uno a cui sono affezionato. Quando lo vedo mi fa pensare a Mastro Titta da Senigallia, il celebre esecutore di sentenze capitali per nomina papale che, ogni volta che c’era da mozzare una testa, indossava una splendido mantello scarlatto. E’ lui, proprio lui: Mastro Sandrone da Santa Maria. Al secolo Sandro Romani, Assessore ai Lavori Pubblici messo in quarantena dal cerchio magico demouddiccino. Mi fa pensare a Mastro Titta perché ha qualche piatto freddo da consumare, una rabbia tenuta a freno da robuste pareti, un desiderio impetuoso di lame affilate e di voti da riversare lontano dagli occhi e lontano da cuore. Con Mastro Sandrone da Santa Maria ho un’antica consuetudine. Da quando, nel 1994, mi dimisi da consigliere comunale in dissenso con l’allora Pds. Il primo dei non eletti era proprio Romani, che già aveva sbandierato la vocazione rifondarola, e mi dimisi proprio perché subentrava lui. Giusto per fare un dispetto al mio ex partito e togliergli un consigliere comunale, per intenderci. Da quel giorno Mastro Sandrone ha divorato rotaie come una locomotiva istancabile: sopracciglione Amazzonia Style eternamente aggrottate, stazza da campione di sumo appesantito da un eccesso di pappardelle, look da salumiere di Norcia coi coltelli arrotati di fresco e qualche ombra di sangue sul camice bianco. Comincia a sgomitare con la lista “Ricostruiamo Fabriano” o giù di lì; poi nel 2002 si distingue come ispiratore di un’altra lista civica di sinistra, per contrastare l’alba dei Sorci Verdi; nel 2007 torna nelle sante grazie del potere e dà man forte alla riedizione del Santissimo Barbuto diventando vicesindaco e assessore ai lavori pubblici. Ma è nel 2012 che pianifica la mossa del cavallo e scarta di lato, per vendicarsi della gran rimpatriata bianca: fa entrare il mite Paoletti nel giro delle primarie del Pd, poi lo fa uscire indignato dalla porta democratica e, ancora, rientrare serafico da candidato sindaco della sinistra infuriata, convinto di avere il Sel in una mano e le palle di Sagramola nell’altra. Una partita di giro in cui sbaglia a fare i conti. Il Sel se lo piglia Rossi e le palle di Sagramola migrano verso altre falangi comunque strette e stringenti. Ma Mastro Sandrone da Santa Maria non demorde: organizza l’ennesima lista civica, intestata a Paoletti, e provvede alla riesumazione del simbolo di Rifondazione Comunista, che riposava in pace da anni. Un capolavoro a metà, dimezzato dalla fretta, dalle gatte presciolose e dalla voglia comprensibile ma scivolosa di sferrare un gancio destro all’Obitorio Marche. Il risultato è che la sinistra che non appoggia Sagrestamola si è divisa in tre parti: governativi, trotskisti e antagonisti. Della serie: come buttare nel cesso un 10% di voti e trasformare il consenso in prefisso telefonico. Ma un colpaccio Sandrone lo mette comunque a segno: candidare Barbara Imperiale, la Dolores Ibarruri della vertenza Ardo, una delle poche che ha lottato e inveito invece di usare la cassa integrazione per portare a pisciare i cani ai Monticelli. Basterà? Non credo. Nel frattempo, in attesa degli eventi elettorali, Mastro Sandrone da Santa Maria è diventato di colpo più silenzioso, lo sguardo lievemente obliquo e il fiato sospeso di fronte a una scommessa che può riservargli la polvere o l’altare. La sentenza finale s’avvicina e ha pure indossato il mantello scarlatto, perché anche il rischio ha bisogno di uno stile adeguato al momento. Ci piacerebbe essere profeti o figli di profeti per rispondere già ora a una sola domanda: Mastro Sandrone da Santa Maria ti arrivano i voti o se ne van via?
20 aprile 2012
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