24 luglio 2012

Il Bilancio Preventivo e il Cubo di Rubik

In uno spassoso film di Verdone due marpioni delle pompe funebri si presentano a una coppia lacrimante per accaparrarsi il funerale della povera mamma appena deceduta. La coppia resiste alle pressioni commerciali dei due brutti ceffi e opta per una cerimonia senza fronzoli. Uno dei due impresari, in brutale accento romanesco, si rivolge quindi a Verdone per stigmatizzare la pessima scelta: "pensatece...state a ffà un funerale de na tristezza unica". Ecco, buttando furtivamente l'occhio sulla relazione politica, redatta dall'assessore Tini, che accompagna il Bilancio di Previsione 2012 ho pensato che sta Giunta a sta città glie sta affà un funerale de na tristezza unica. Una relazione politica in cui non c'è un rigo di politica, di descrizione del contesto, di lettura della crisi del modello economico locale, di previsione del futuro e dei possibili contraccolpi sulla spesa pubblica, di posizionamento delle scelte nel trend economico e sociale, di traduzione in cifre delle grandi linee programmatiche con cui l'Obitorio Marche ha vinto le ultime elezioni, di opzioni fondate sulla tenuta del Patto Sociale che regge la comunità prima che sui vincoli del Patto di Stabilità. La relazione politica allegata al Bilancio di Previsione è, invece, l'ennesima relazione contabile e ragionieristica, dove il bilancio si delinea come entità autoreferenziale, che dialoga con se stessa e per tale ragione si fa strumento della tecnostruttura comunale più che rappresentazione di una politica intesa come arte della decisione lungimirante. L'unico cenno, non a caso, non è alla strategia ma alla tattica politica, al piccolo cabotaggio, alla visione a corta gittata delle formiche: prendere le distanze dal passato, accennare ai diversivi e alle omissioni di chi ha concluso il mandato, cavarsela spostando al prossimo documento previsionale l'entrata a regime della nuova amministrazione e ironizzando sul buongoverno del passato mandato. Un lancio all'indietro di patate bollenti usato, in grande, da Tremonti e da Monti ma che in mano a Tini assume un qualcosa di inevitabilmente collinare. Provate a dargli uno sguardo appena ne avete modo: è un rosario di puntualizzazioni sui residui attivi, sui servizi alla persona da far pagare in anticipo per far subito cassa ma senza uno straccio di analisi seria e dettagliata sulla crisi delle famiglie, l'assottigliamento dei patrimoni familiari, il welfare erogato dalle strutture parentali invece che dalla mano pubblica. Oltre a questo c'è da dire che la relazione politica è innanzitutto un atto di trasparenza nei confronti della comunità e solo in seconda istanza un allegato da sottoporre al vaglio delle forze politiche e dei consiglieri comunali. E per essere trasparenti con il popolo sovrano occorre innanzitutto garantire agli atti leggibilità e comprensibilità. Non è tollerabile che per capire come si muove il denaro pubblico occorra iscriversi a un corso di formazione sulla Contabilità dello Stato o elemosinare spiegazioni per sapere che cazzo voglia dire "impegni in dodicesimi", "residui attivi", "ruoli coatti", "Titolo 1", "spesa corrente". Questa è una microlingua specialistica che denota separatezza e serve a tirare una riga netta tra addetti ai lavori e popolo bue, tra i politici avvezzi al geroglifico e la massa dei contribuenti che parla come mangia. Ma poiché nell'analisi delle cose occorre essere minimamente equanimi, a Tini un merito è giusto riconoscerlo. Essere stato l'artefice di un'operazione politica seducente per machiavellico puntiglio: convincere la maggioranza di centrosinistra - che già era maggioranza nel quindicennio precedente - a sposare le tesi ferocemente critiche sui conti del Tini di centrodestra fino al punto di fare della linea del vecchio centrodestra, a trazione Udc, un vestito nuovo ricamato addosso al centrosinistra. Insomma una roba difficile pure da spiegare con la parola scritta, un Cubo di Rubik risolto in poche settimane e con una rapidità da carrarmato tedesco. Questo vuol dire che Angelino da San Donato non è solo un volenteroso conoscitore del Bilancio - esperto in minutaglie più che nella visione d'insieme - ma pure un acuto manovratore politico che, a colpi di cifre, sorrisi e tecnicismi, ha messo il Pd col culo per terra e l'Udc, ossia se stesso, sul seggiolone di velluto. Fossi Sagramola gli limerei le unghie col supporto di un onicotecnico specialista. Perchè un assessore al Bilancio deve razionalizzare le visioni del Sindaco e non imporre alle visioni del primo cittadino un vincolo preventivo e una camicia di forza contabile. A meno che uno non si chiami Monti o Tremonti. Ma San Donato, per ora e fino a prova contraria, è solo località di collina.
    

5 commenti:

  1. Bizzarro!!!! oltre all'atteggiamento puramente numerico e che di fatto poi i conti non tornano ugualmente. O se tornano grazie ad una buona dose di creatività. Peccato questo post offre un buonissimo spunto di riflessione ma dubito che possa essere apprezzato e capito.

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    1. Intanto vediamo se lo raccoglie l'opposizione.....

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    2. Vediamo anche se chi in maggioranza sproloquia contro i metodi di Monti (ora) e soprattutto Tremonti (prima) ha l'onestà intellettuale di dire che queste alchimie usate da questa Giunta sono la loro brutta copia?

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    3. temo che non lo diranno...ma li aspettiamo al varco domani...in streaming!

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    4. Cercheremo di capire gli sproloqui in rigoroso favrianese stretto !!!

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