16 dicembre 2015

Il dramma di Fabriano tra modelli psichiatrici ed equazioni gestionali

Riprendendo il poeta francese Arthur Rimbaud potremmo dire che Fabriano sta vivendo "una stagione all'inferno". L'elemento demoniaco di questa fase è il radicale cambiamento che ha investito la nostra comunità, ma più ancora la velocità in cui esso si è manifestato e le accelerazioni che lo hanno caratterizzato.

In pochi anni una città ricca è diventata povera, un centro di grandi produzioni si è trasformato in uno scenario di dismissione e di archeologia industriale, il valore astronomico dei depositi bancari si è consumato fino a prefigurare il collasso, le protezioni politiche sono sparite e non c'è più quella monarchia costituzionale che garantiva ricchezza, stabilità e piena occupazione.

Che tutto ciò fosse nell'ordine delle cose possibili era già scritto nella maledizione del monoprodotto, ma ciò che ha scosso i fabrianesi è stata la sequenza ininterrotta e brutale dei crolli, che possiamo interpretare ricorrendo alla curva del cambiamento elaborata nel 1960 dalla psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross; un modello che aiuta a capire i comportamenti delle persone di fronte al cambiamento, valutandone la reazione nel tempo e la tendenza a guardare al passato o al futuro.

La curva del cambiamento si basa su tre stadi. Il primo è quello di shock e negazione. In questo passaggio si subisce il colpo in maniera brutale, la capacità di reazione crolla bruscamente e si cercano disperatamente indicazioni e rassicurazioni. A dominare sono la mancanza di informazioni, la paura dell'ignoto e il timore di fare qualcosa di sbagliato. E nel caso di Fabriano fu questa la reazione che si ebbe di fronte al crollo della Ardo, che, non dimentichiamolo, è stata la madre e la sorgente di tutte le crisi.  

Alla fase immediata di shock subentra quella della negazione, in cui si rifiuta di vedere quanto sta accadendo e il cambiamento radicale in atto. Le persone si convincono che tutto andrà per il meglio e che emergeranno soluzioni capaci di riportare la situazione allo status quo ante. E se ci pensiamo è quanto è accaduto in città nella lunga stagione delle ombre cinesi e delle soluzioni persiane al caso Ardo.

La seconda fase è quella della rabbia e della depressione. In questo passaggio appare, di norma, un capro espiatorio che può prendere la forma di un'organizzazione, di un gruppo o di una persona, come è accaduto con Sagramola. Concentrare la colpa su qualcuno consente di proseguire nella negazione della verità, individuando un punto di riferimento, seppur negativo, su cui scaricare le paure e le ansie che l’impatto del cambiamento sta provocando. I sentimenti dominanti di questa fase sono il sospetto, lo scetticismo e la frustrazione.

Il punto più basso della curva giunge quando la rabbia comincia a svanire e prende corpo la consapevolezza del cambiamento che genera depressione, in quanto ciò che si è perso viene chiaramente individuato e riconosciuto. Fabriano - con la protesta per Ostetricia e la rabbia per le luminarie natalizie - è appena entrata nello stadio della rabbia ed è bene essere consapevoli che ci approssimiamo alla fase di depressione, ossia al punto più basso della curva del cambiamento. Inoltre, nella fase depressiva si tende a concentrarsi su piccoli problemi a scapito delle grandi questioni.

Seguendo il modello di Elisabeth Kübler Ross - ormai ritenuto universalmente un punto di riferimento nell'analisi degli effetti prodotti dal cambiamento - possiamo sostenere che Fabriano non è ancora giunta al suo culmine negativo ma, di certo, siamo ormai prossimi al raggiungimento del punto più critico della curva.

Il modello prevede una fase conclusiva di accettazione e integrazione in cui comincia ad emergere uno stato d'animo più ottimista e subentrano sentimenti positivi di speranza e fiducia. 

Le modalità e la tempistica di affermazione di questa fase positiva sono condizionati da un fattore, ossia dalla consistenza della resistenza al cambiamento. I guru americani Richard Beckhard e Reuben T.Harris, a questo proposito, hanno messo a punto una equazione del cambiamento, espressa dalla formula D x V x F > R: Dissatisfaction x Vision x First Steps > Resistance to Change.

Ciò significa che un cambiamento può affermarsi in termini positivi quando il prodotto del malcontento per la situazione attuale, della vision di ciò che si può fare nel futuro e i primi passi in direzione della vision è maggiore della resistenza al cambiamento. Se uno dei tre fattori è uguale a zero o vicino allo zero, anche il prodotto sarà zero o vicino allo zero e la resistenza al cambiamento risulterà prevalente. 


Nella nostra città il valore del malcontento è altissimo e quasi fuori scala; la vision del futuro è inesistente per l'assenza di un guida politica all'altezza dei problemi e di conseguenza anche i primi passi in direzione della vision risultano a valore zero. 

Ciò significa che a prevalere, tra i fabrianesi, è la resistenza al cambiamento e senza una guida all'altezza dei problemi e dotata di una vision del futuro la fase depressiva si prolungherà, compromettendo quell'accettazione speranzosa del cambiamento che è necessaria per produrre nuove idee e cambiare nel profondo il nostro tradizionale modo di essere, evidente concausa del dramma economico e sociale che viviamo.

    

20 commenti:

  1. Sei un grande stronzo Simonetti, fattene una ragione

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  2. Quindi non rimane che SPACCA sindaco. Se saprà farlo senza rancore sarà un ottimo sindaco.

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    1. La barzelletta dell'anno !!!

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    2. Avevo scritto su questo blog che "vedrete che senza Spacca in Regione saremmo finiti come territorio". Ho subito risposte ironiche. Adesso tutti a piangere ostetricia. Che è demenziale chiudere ma che il soldato di partito Ceriscioli sta portando avanti come strategia per annientare il nostro territorio fabrianese visto come il fumo negli occhi dalla costa.

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  3. Grazie a 10 anni di cassaintegrazione la fase uno non si è ancora esaurita.

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  4. Spacca non si candiderà a Sindaco perchè è una persona intelligente ed è perfettamente consapevole che alle regionali ha subito una sconfitta epocale e definitiva. La partita se la giocheranno altri di cui sono molto chiari i movimenti. I fabrianesi decideranno chi sarà il Sindaco. Il concetto di guida politica purtroppo per noi è molto più complesso

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    1. Io sono un pò sprovveduto, non mi sono per niente chiari chi sono i due candidati a sindaco ed i loro movimenti. Senza girarci troppo intorno e senza farmi tribbolare molto, puoi dirmi tu i nomi? Grazie in anticipo

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    2. Uno è sicuramente Marco Ottaviani. Non vedete come si atteggia? Adesso ha in mano la Fondazione Carifac ma se non si sbriga gli si sciolgono in mano diversi altri milioncini di euro di patrimonio grazie anche agli interessati consigli del rappresentate fabrianese nel CdA della moribonda Veneto Banca (che sia lui un altro candidato sindaco?). Poi c'è Urbani che sembra pieno di idee. Spacca col cavolo che si candita Sindaco.

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  5. come al solito si aspetta il "messia" di turno, colui dotato di capacità salvifica, che ci darà la luce e ci indicherà la strada, così riproponendo quanto già visto e stravisto. Scusate la mia ingenuità ma a Fabriano c'è una classe dirigente capace, sufficientemente colta e non compromessa con il passato, che sappia prendere questa città per i capelli prima che venga ingoiata nel burrone della depressione? C'è qualcosa di meglio dei "personaggetti", come direbbe De Luca/Crozza, espressione pluridecennale della politica locale? dei tanti mediocri che per non essere scalzati scelgono altri mediocri più mediocri di loro? E' possibile che una volta tanto le idee vengano prima delle bandiere, delle appartenenze e delle convenienze?

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    1. No non ci sono. Perché a Fabriano, come scrissi pubblicamente 7 anni fa, siamo invidiosi e gelosi del successo del nostro vicino così che lo straniero, chiamato per salvare è considerato sempre meglio della gente del posto, ma ci ha portato alla distruzione. Non siamo in grado di fare rete. Ci sono persone che vorrebbero ma i potentati di turno l'hanno sempre impedito. L'unico che può dirci la via come ultimo atto della sua esistenza è Francesco Merloni (anche se non è esente da errori - da ministro dei lavori pubblici non è stato in grado di farci una strada di cui abbiamo assolutamente diritto di avere e che ancora non abbiamo).

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  6. Urbani si sta muovendo e le luminarie non sono un dono ma il primo atto di una lunga campagna elettorale. Non ha partiti che lo sostengono e senza partiti non si vince. Ballottaggio 5 stelle - Pd e vittoria del 5 Stelle

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    1. Campagna elettorale o meno, non importa, ha fatto bene a farlo, è giusto che ogni cittadino fabrianese si impegni per la propria comunità secondo le sue possibilità. Quindi ben vengano altri dieci Urbani.

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  7. Ma Michele Crocetti e il circolo PD di Fabriano esistono ancora o è stato tutto un ologramma riuscito male?

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  8. Il dramma di una maggioranza che ha promesso fuffa, seminato gramigna e raccolto stallatico, la vergogna di partiti che non sono più credibili o millantano il cambiamento dai propri errori, senza però ammettere di aver fatto degli errori ed essere incapaci. Come al solito tutti stanno alla finestra, in attesa di vedere quello che (non) succederà.

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  9. Il tema è l'inesistenza di una classe dirigente capace di esprimere una guida.

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  10. L'autosospensione del Sindaco, Assessori e Consiglieri del PD di Fabriano è il proverbiale ruggito del coniglio, tardivo e maldestro. Svegliati dal loro letargo di anni, il piddini di Fabriano non hanno mai fatto capire se prendevano le distanze da Spacca, oppure sotto sotto speravano in una sua elezione, confidando nel suo aiuto ad arginare i renziani della costa. Risultato, sono stati mazzolati da tutte le parti. Che tirino fuori gli attributi e si dimettano in massa, lasciando Fabriano a un commissario renziano. Tanto ormai non toccano più palla, quindi stare a fare i parafulmine dei renziani non è certo dignitoso per la città e per loro (sempre che abbiano ancora un briciolo di dignità). Che siano altri a gestire l'incazzatura dei fabrianesi. A cominciare da Michele Crocetti che, al solito, non si capisce che partita gioca, ovvero se è più importante Fabriano o un predellino per vivere di politica senza disturbare i manovratori.

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    1. Se al Crocetto La Qualunque togli il predellino, dopo cosa lo metti a fare? Sarebbe bruciarsi prima del tempo. Bello comunque il padre che si dimette ed il figlio che rimane !!!

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  11. Sagramola e company hanno offerto a Michele Crocetti un'occasione più unica che rara per far vedere che esiste e lotta con Fabriano, e che conta qualcosa nella segreteria regionale, in alternativa, qualora le cose andassero male, ne uscirà come un garzone di bottega sempre più screditato e inutile a Fabriano.

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  12. La Orte-Foligno-Fabriano è appena entrata nella top ten delle 10 peggiori linee ferroviarie italiane usate dai pendolari.

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    1. Che ce frega tanto la Fucksia e la Terzoni viaggiano in freccia rossa prima classe.

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