3 novembre 2016

Fabriano: la lezione del '97, la paura del 2016 e le incognite degli anni a venire

Il terremoto del del 26 settembre 1997 danneggiò profondamente Fabriano. A distanza di venti anni, sollecitati dalla Terra che trema sotto ai nostri piedi, si ripensa a quella stagione in modo asettico, chiamando in causa soltanto i risultati materiali della ricostruzione: si rievocano modelli, esperienze, buone prassi, normative come se quell'evento sismico non contenesse altro che indicazioni e comparazioni di natura ingegneristica.

Sono in pochi, invece, a ricordare un altro elemento cruciale e cioè che il terremoto del '97 rappresentò il preludio della crisi cittadina. Nel giro di poche settimane cambiarono comportamenti e abitudini, il centro storico - puntellato e imbracato - si trasformò in un'infrequentabile terra di nessuno, i pochi circuiti della socialità esistenti si inaridirono e si perse del tutto quel già esile sentimento di comunità e di provincia che caratterizza l'identità dell'entroterra.

E' il terremoto del 1997 che inaugura la trasformazione della geografia cittadina e rende periferico il centro storico. E' il terremoto del 1997 che erode, nella psicologia dei fabrianesi, la più imponente delle certezze collettive: l'illusione di un'isola felice al riparo dagli effetti della storia che dopo Berlino impenna e accelera e dalle turbolenze di una natura matrigna che i marchigiani, leopardiani senza saperlo, avrebbero dovuto conoscere.

Il varco che il sisma di quegli anni ha aperto nella mentalità dei cittadini, prostrandola senza generare resilienza, forse spiega, almeno in parte, la "non reazione" di fronte alla crisi occupazionale e industriale, la prevalenza di un fatalismo inspiegabile, di una passività estranea anche alle più ingenerose sociologie sul metalmezzadro.

Tra la crisi psicologica prodotta dal sisma del '97 e la crisi industriale degli anni successivi c'è una sfasatura cronologica di circa un decennio che ha consentito ai fabrianesi di non sovrapporre questo doppio fardello.

Il sisma di questi giorni fa pensare alla chiusura del cerchio, alla conclusione - quanto meno simbolica - di un percorso ventennale di crisi. Applicando la ricetta gramsciana dell'ottimismo della volontà si potrebbe affermare che viviamo la coda di una fase difficile, cui farà seguito una stagione diversa. 

In realtà si profila una criticità potenzialmente drammatica perchè adesso crisi economica da deindustrializzazione e crisi psicologica da terremoto coincidono anche temporalmente, scaricando sui fabrianesi un peso rilevante, capace di consumare le energie residue di una comunità sfibrata da una prolungata tensione.

Il rischio che stiamo correndo è quello del colpo di grazia, di una Fabriano condannata a morte dalla natura, dal destino e dalla miopia degli uomini. Gestire bene l'emergenza terremoto e coordinare le forze è un valore in sé, ma si rischia di accontentarsi e darsi la mano da soli senza guardare oltre.

Fabriano è la città più popolosa dell'area colpita dal sisma, quella col territorio più vasto e con la disoccupazione più estesa. Essere lontani dall'epicentro consola ma non basta. Serve una risposta di prospettiva che ci veda capofila di una reazione corale.

Diversamente affonderemo. Assieme a tutta l'area storica dell'Appennino Centrale. E stavolta male in comune non sarà mezzo gaudio.
    

29 commenti:

  1. Per me questo Terremoto risolve più problemi che danni, resta sempre la Disoccupazione da Africa nera il problema che sta condannando fabriano a morte e non il terremoto

    RispondiElimina
  2. Si ma in una zona terremotata chi cazzo ce vene a investì?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Della Valle ha detto che apre una fabbrica ad Arquata del Tronto, che il cratere del terremoto del 24 Agosto.

      Elimina
  3. Per investimento cosa intendi? fabbriche???? scordatele in italia si possono produrre solo prodotti di alta fascia, se provi a fare prodotti di medio\basso livello fallisci punto perchè non sei competitivo sul mercato, bisogna puntare su Start up innovative spero veramente che l'evento Maratona che ha organizzato la fondazioni Merloni non si perda in un nulla di fatto perchè c'è molto potenziale nelle idee di Start up che ne sono venute fuori quello è il futuro non il lavoro a catena, se volete ancora lavorare a Catena andate in Polonia vi assumono subito a 400 euro al mese.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ancora con queste start up innovative ??? Conosco due realtà che sono nate come start-up innovative (Nord Italia): una ha chiuso con un buco di 8,5 mln di € dopo due anni lasciando a casa 15 persone, l'altra sta per chiudere dopo nemmeno 12 mesi lasciando a casa 5 persone. Entrambe avevano dietro 2 finanziatori: austriaco il primo, italiano (quotato in borsa) la seconda. Tutte e due si posizionavano in un settore tecnologico che va per la maggiore. Fare start-up innovative in Italia conviene perché la manodopera si paga un cazzo e le leggi, checchè se ne dica, sono favorevoli: crei una srl con 10.000 € di capitale sociale (ma anche meno, ne bastano 1.000 di €)e ti butti, tanto più che con l'abrogazione dell'art.18 i dipendenti li licenzi quando le cose vanno male e gli oneri se li prende lo Stato. Io un rendiconto di start-up innovative che superano i 24 mesi di vita lo voglio proprio vedere. Se poi per start-up innovativa intendi il bugigattolo in condivisione (ma arredato da fighetti, con le sedie in cartone e le piante dentro i vasi della Nutella) dove lavorano 10/15 nerd pagati (quando non a vaucher) 600/800 € mese allora ti do ragione.

      Elimina
    2. Lavoro a catena? Ci sono centinaia di fabbriche in Italia dove si lavora a catena e si producono oggetti di largo, largissimo consumo. Solo a Favrià il lavoro a catena è sinonimo di bassa qualità, ed in fatti si vede dove siamo finiti. A Favrià si è sempre pensato ad assemblare, non a produrre un reale prodotto. E' questo il vero problema.

      Elimina
  4. Il terremoto del 1997 ha sedato la crisi già in atto per scelte e mentalità sbagliata, facendo affluire posti di lavoro negli enti e soldi a pioggia, vedremo se qualcuno farà piovere un poco di soldi per garantire un minimo di assistenzialismo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah beh andiamo avanti con l'assistenzialismo allora. Diventiamo come la Sicilia, via, assumiamo i forestali !!! Ma andate a cagare.

      Elimina
    2. Pensi forse che Fabriano non abbia vissuto fino a ora di soldi pubblici? L'assistenzialismo e le clientele sono causa e parte del problema e ritorneranno anche con il terremoto.

      Elimina
    3. Speriamo di no.

      Elimina
  5. Simonè Fabriano ha avuto una crescita ipertrofica proprio negli anni immediatamente successivi al terremoto, visto che i meridionali arrivati per fornire manodopera per la ricostruzione sono poi rimasti assunti da Merlò e soci. Per rinascere Fabriano si deve prima sgonfiare, deve arrivare ad almeno 20.000/25.000 abitanti, solo allora si avrà un assestamento della situazione economica. E se si va avanti ad assistenzialismo, come scrive la volpe di prima, questo fenomeno non inizierà mai. Far emigrare le nuove generazione (ma anche i 40 enni che ciondolano per il corso o corrono ai giardini)non è assolutamente un male.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo in toto l'assistenzialismo ha impedito alla Città di avere un Ridimensionamento fisiologico

      Elimina
    2. Interessante l'articolo di Radio Gold : http://www.radiogold.tv/?p=22389

      Elimina
  6. Credo che vi siate persi il vero succo del discorso e le problematiche vere che Giampietro ha elencato. Fabriano sta morendo e morirà purtoppo.Hanno contato solo i soldi e nessun investimento.Aprite gli occhi.Tutto finisce. Forse non ve ne siete accorti, ma Ancona e Jesi stanno lasciando la nostra città nel dimenticatoio. Ospedale Fabbriche Cartiere. Svanisce Tutto. D'altronde c'è stata sempre una volontà di nascondere tutto e farsì che tutto andasse bene. Ora per il Fabrianese sarà dura poichè abituato al filetto sarà dura mangiare la fettina di mortadella. Ci/Vi è andata sempre bene così ora si paga tutta questa negligenza ed indifferenza che negli anni è stata sovrana.Io ho 53 anni e dopo 33 sto perdendo il lavoro per delocalizzazione ho sempre lottato prendendomi sempre gli insulti di tanta gente. Meditate gente Meditate.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo te i Betton investiranno per comprarsi un'azienda svanita? Non mi sembrano così cretini.

      Elimina
  7. Dimenticavo... Basta con la scusa degli immigrati napoletani ecc. Fabriano si sta silenziosamente svuotando, come ho detto prima è finito il periodo delle cosiddette " Vacche Grasse "

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema è proprio che si sta svuotando troppo lentamente per via dei sussidi infiniti

      Elimina
  8. prima si svuota e meglio è troppa gente e poco lavoro! prima finisce tutto questo assistenzialismo e meglio è cazzo

    RispondiElimina
  9. In tanti dicono di avere a cuore la piccola e media industria . Quella sana , quella che resiste, quella che nonostante tutto crea lavoro, quella che paga le tasse in cambio del nulla , quella che ancora resiste a Fabriano,quella che continua ad investire senza aiuti da nessuno, quella che si confronta a testa alta con i paesi emergenti, quella che lotta contro le contraffazioni , quella che rispetta i lavoratori , quella che non ricorre ai concordati , quella che crea buona parte del Pil e potrei continuare ancora per molto, ecco di tutte loro non frega un cazzo a nessuno .Ssluti UU

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come sa molto bene UU andrebbero abbassate le tasse almeno di 10 punti percentuale poi però come li manteniamo i Baby pensionati, forestali Calabresi/Sardi/Siciliani e Sud in Generale senza dissanguare di tasse il resto d'Italia mi dica lei

      Elimina
    2. aggiungerei anche come facciamo a mantenere i cassa-integrati ARDO e A.MERLONI?

      Elimina
    3. Mi sembra che il resto dell'Italia sia già dissanguato . Quando dico ( e non solo io)che ci sono 180 miliardi di € di evasione all'anno in Italia penso di aver detto tutto

      Elimina
  10. Si può concordare con la tua analisi ma il terremoto poteva essere anche un motivo di slancio per la città(esempio Friuli)che non è aavvenuto per le scelte dei nostri amministratori che hanno privilegiato la
    periferia svuotando il centro di ogni contenuto dalle scuole, ai cinema,con il conseguente impoverimento delle attività commerciali aggravata, a mio parere, dalla mancata chiusura al traffico.
    La crisi economica ha dato poi il " colpo di grazia".




    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche la sua è una analisi che mi vede alquanto concorde. Cordiali saluti uu

      Elimina
  11. Leggete il decreto sul terremoto, tagliato e cucito per il partito dei sindaci, in modo che facciano votare la riforma. Questo terremoto continuerà a regalarci uno zoccolo duro di mezze calzette con sempre più poteri.

    RispondiElimina
  12. Sono Fabrianese, da un decennio ormai lontano da casa ma da sempre attento alle dinamiche locali. Lavoro in campo M&A e posso affermare che a partire dal secondo semestre 2014 in Italia ho è avvertito un certo rilancio nel settore degli investimenti, un percettibile senso di riacquisita fiducia che ha portato gruppi industriali stranieri - già presenti in Italia - ad investire soprattutto in centri di ricerca sfruttando l'alta specializzazione dell'ingegneria e della manodopera italiana. Nell'individuazione dei territori in cui investire sono tutti guidati dai seguenti criteri: stabilità politica, presenza e disponibilità al dialogo da parte delle amministrazioni locali (per questo sempre preferiti comuni di 15-30k abitanti, collegamenti rapidi con aeroporti internazionali, vicinanza a reti autostradali per trasporto su gomma.Per questi motivi molti gruppi stranieri scelgono l'area lombarda e quella emiliano-romagnola. Fabriano può giocarsi le sue carte, mettere a disposizione il suo capitale umano e l'elevata disponibilità di immobili industriali. E' compito dell'amministrazione locale e delle organizzazioni sociali (associazioni/fondazioni) attirare questi investimenti sul territorio che, si badi bene, nulla hanno a che vedere con l'industria pesante di un tempo, per nulla specializzata ed ora irrimediabilmente trasferita nei Paesi BRICST (Brasile Russia India Cina Sudafrica Turchia).
    Andrea

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il capitale umano a Fabriano ormai è consumato da 10 e passa anni di contributi statali dati a pioggia. Ormai la gente non è più capace di lavorare.

      Elimina
  13. ma ci siamo o no in area suspend tax ? : le nostre ambiziose donne in politica ( 2 deputate e 1 senatrice) che tanto promisero sulla rinascita della città dove cazzzzzzzzzzzzzzzzzzzz sono , la bella vita della capitale eeehhhhhhh vergognatevi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma per quale motivo devi essere nell'area di sospensione delle tasse? Già non paghi un cazzo di tasse e ti pocci i soldi pubblici, ne vuoi ancora?

      Elimina

Sarà pubblicato tutto ciò che non contiene parolacce, insulti e affermazioni discriminatore nei confronti di persone