25 ottobre 2017

Il Filo d'Arianna e il labirinto Tecnowind

C'è un buco nero nella questione Tecnowind, un non detto che rende incomprensibile, ai più, quel che davvero sta accadendo all'azienda. Si parla quotidianamente di esuberi, di banche, di concordati, di Fondi d'oltreoceano, di mobilità, di road map e di licenziamenti. Un pastiche che dall'esterno si fatica a decifrare perché manca il Filo di Arianna, l'elemento che consente di uscire da un lunghissimo e ormai cronico labirinto industriale.

Lo storytelling del caso Tecnowind ha la stessa impronta fumogena di quello utilizzato per la Ardo, ossia evocare responsabilità appetibili per un'opinione pubblica alla perenne ricerca di una spiegazione conveniente e di un nemico identificabile su cui scaricare rabbie e tensioni: il ruolo nefasto delle banche, i compratori che appaiono e scompaiono a fisarmonica secondo gli opportunismi del momento, il silenzio claustrale sui conti che sono l'unica fonte plausibile per stabilire lo stato di salute dell'azienda.

In realtà il Filo d'Arianna c'è anche se non si vede bene perchè senza uno sguardo di medio periodo l'occhio si focalizza solo sugli ultimi avvenimenti perdendo di vista la visione d'insieme. Sarò anche ripetitivo ma repetita iuvant: è fondamentale tornare al 2013, l'anno della salvezza temporanea di Tecnowind, quando l'azienda - vale la pena ricordarlo agli smemorati - era così malconcia da essere venduta al prezzo simbolico di un euro.

La "salvezza temporanea" fu il risultato della vendita a prezzo simbolico e di altri due elementi: òa richiesta - accettata dal Tribunale - del concordato preventivo con proseguimento dell'attività e lo sblocco della liquidità concesso dagli istituti bancari a corollario del concordato medesimo.

Di fatto l'azienda fu regalata, scaricando sui fornitori una quota rilevante dei suoi problemi finanziari e con un intervento delle banche davvero ai limiti delle dinamiche di mercato.

La contropartita di queste condizioni di favore - che consentirono l'ingresso di una nuova proprietà - era, ovviamente, un risanamento capace di trasformare la Tecnowind in un'azienda capace di reggersi da sola e di competere sul mercato delle cappe aspiranti senza corsie preferenziali e senza aiutini.

A distanza di quattro anni siamo di nuovo da capo a dodici: l'azienda è in vendita, ha richiesto ed ottenuto per la seconda volta il concordato preventivo, gli acquirenti latitano e sono state avviate le procedure di mobilità.

Il Filo d'Arianna c'è e si vede bene: Tecnowind non è sostenibile dal punto di vista industriale e non produce risultati per gli azionisti, come dimostra il frequente cambio della proprietà, perché un'azienda redditizia non viene messa in vendita sperando nel primo acquirente che capita e come se non ci fosse un domani.

A questo punto, per fare il bis della Ardo, mancano solo gli acquirenti cinesi e iraniani, a riprova che, a Fabriano, raccontare la verità è una sfida impossibile. Il recente passato non ci ha insegnato nulla. Ben ci sta.
    

16 commenti:

  1. Dopo lunghissima assenza!!!

    RispondiElimina
  2. La tua analisi non fa una piega.Te lo dice un operaio tecnowind!!

    RispondiElimina
  3. Mi fa piacere aver colto il problema. Grazie!

    RispondiElimina
  4. Un analisi perfetta... Ma adrebbero analizzati anche altri aspetti, coloro che hanno permesso tutto questa mega speculazione sono ancora attivi, e chiedono a gran voce di ringraziare la proprietà per ciò che ha fatto in questi 4 anni.

    RispondiElimina
  5. Stiamo qui a parlare e a discutere sempre delle stesse cose,degli stessi accadimenti che si ripetono ogni volta con le stesse identiche modalita'.
    Sappiamo tutto,sappiamo anche come andra' a finire la vicenda Tecnowind.
    Come la Ardo
    come la JP
    come tra non molto la cartiera ecc....
    Quello che non sappiamo e' perche' nessuno fa niente per arginare questi disastri aziendali,la politica e i sindacati dove sono?
    Non hanno fantasia neanche a raccontarci le cazzate,ci ripetono sempre le stesse cose.
    E noi tutti muti !

    RispondiElimina
  6. Il concordato dovrebbe essere uno strumento particolare per ridare energia ad una azienda in difficoltà che scaturisce da problematiche diverse da cattiva gestione . Oggi i concordati sono diventati strumenti abusati che anziché risolvere i problemi li posticipano e li aggravano . Ma soprattutto e in certi casi possono diventare strumenti che creano concorrenza sleale . Distinti saluti urbano urbani .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Commento perfetto e pertinente.
      L'uso attuale del concordato si potrebbe riassumere nel detto:"la toppa è peggio del buco", visto che per allungare l'agonia di un'azienda si metteno a repentaglio altre azienda sane.
      Applausi ai "politici" che invocano il concordato senza sapere nemmeno di cosa parlano.

      Elimina
  7. Dopo questo bell'articolo riguardante la Tecnowind, sarebbe MOLTO interessante scriverne (anche se capisco che non sara' facile ) ....scriverne uno sulle vicende dell'ex indesit ora whirlpool che si appresta a intraprendere vicende purtroppo analoghe. Confido sulla pazienza e intelligenza del blogger....Con la effimera speranza che risvegliando qualche coscieza si possa mettere in moto un meccanismo che eviti la chiusura o quasi dell'ultima grande fabbrica rimasta a Fabriano dell'impero merloni...Grazie comunque per l'attenzione.

    RispondiElimina
  8. In passato ho abitato a Fabriano, ora non più . Ma i dipendenti di Tecnowind ora sono in cassa integrazione?

    RispondiElimina
  9. Simonetti preparati...la settimana prossima,probabilmente, comunque entro l'anno, di sicuro, ci sarà lo showdown per whirlpool...un articoletto buono ci cascherebbe a fagiolo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ci sarà lo showdown per whirlpool. cosa vorrebbe dire o cosa immagina succeda?

      Elimina
  10. Che cosa vuol dire? Grazie.

    RispondiElimina
  11. Osserva la Fiom – il sistema bancario dovrà agire di conseguenza, ossia a sostegno dell’iniziativa. Sarebbe irresponsabile da parte delle banche non finanziare un progetto industriale che può garantire centinaia di posti di lavoro su uno dei territori maggiormente tartassati dalla crisi». Di qui, secondo i sindacati, la necessità di prorogare la cassa integrazione straordinaria (in scadenza a fine anno) fino al 31 dicembre 2018.

    MA ANNATE A FARE IN CULO SINDACATI DEL CAZZO

    RispondiElimina
  12. E io pago!!!!!!!!!

    RispondiElimina

Sarà pubblicato tutto ciò che non contiene parolacce, insulti e affermazioni discriminatore nei confronti di persone