Ieri assieme a Fabrizio Moscè abbiamo lanciato un logo di resistenza civica locale. Ha avuto molto successo, è rimbalzato in rete e nei social network, è stato condiviso nei profili di Facebook e, come era facile immaginare, ha pure suscitato sospetti e domande sulle intenzioni e sui retropensieri che ci hanno mosso. La saggezza popolare ci ha insegnato che chi mal fa mal pensa ma forse è giusto rassicurare i maliziosi e rasserenare quelli che la sanno lunga ma non la sanno raccontare: non abbiamo intenzione di commerciare col gallo che canta appeso alla Fontana e non vogliamo fondare un movimento politico perché ce ne sono già troppi, e anche piuttosto inutili, in circolazione. Al massimo ci interessano aggregati e aggregazioni liquide, che nascono e muoiono in poche ore attorno a un'idea, a un progetto o a una semplice passeggiata in città con merenda e bibita finale. Ma resta il fatto che lo spirito del logo - non abbassare la cresta proprio quando verrebbe spontaneo farlo per via di certezze che svaporano e di un futuro che somiglia a una selva oscura - anche stamattina ha trovato un elemento di necessità e di urgenza nelle parole di Edmondo Ercolani, il Direttore della Caritas Diocesana. In una intervista al Carlino - pezzo forse compensativo rispetto allo scivolone della multa al padre del Sindaco - Ercolani ha messo nero su bianco le cifre di un vero e proprio dramma territoriale. La Caritas offre sostegno, assistenza e ascolto a qualcosa come 5.000 cittadini che valutate in una logica di nucleo familiare arrivano a 15.000 persone, ossia la metà della popolazione residente nel territorio di Fabriano. Si tratta di numeri che, al netto della quota riconducibile a chi ci marcia, demoliscono uno dei postulati del senso comune dei fabrianesi e cioè che la cassa integrazione, la mobilità e il sistema degli ammortizzatori sociali, abbinati al welfare familiare e a qualche piccola attività artigianale non dichiarata, fossero in grado di garantire un solido argine rispetto alla deflagrazione sociale. Le parole del Direttore Ercolani smentiscono, di fatto, qualsiasi illusione di tenuta e restituiscono la sensazione di un cataclisma sociale che avanza come il fronte fangoso di una frana più che il boato brutale della valanga. Ma ci sono altri punti cruciali nella riflessione di Ercolani: innanzitutto che siamo di fronte a un vero e proprio sistema di suicidi annunciati, di persone che dichiarano apertamente la propria volontà di farla finita a fronte di problemi economici e materiali ritenuti sempre più insostenibili e che la Caritas ha provveduto a segnalare alle istituzioni. Ciò significa che la pubblica amministrazione è al corrente di casi e situazioni e che ne è informata anche la politica locale, poco propensa ad andare oltre le elargizioni ad personam e mettere da parte lo stupore pilatesco con cui accoglie la notizia di persone che si suicidano per problemi economici. Ed è altrettanto significativo e inquietante che tante delle persone che si rivolgono alla Caritas dichiarino apertamente di aver pensato di delinquere, per procurarsi il denaro necessario al pagamento delle utenze o a evitare lo sfratto. Siamo di fronte a un grido di allarme che deve generare una reazione, un pugno nello stomaco che arriva da un uomo pacifico e mite come Ercolani, un cattolico non certo avvezzo a manovrare la povertà e la questione sociale per incendiare gli animi e le polveri. Ed anche questo è un sintomo che certifica la drammaticità del racconto e delle cifre. Bisogna fare qualcosa. Qualunque cosa. Fabriano è sull'orlo di una catastrofe sociale. E' il caso di dirselo. Una volta per tutte.
11 aprile 2013
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Una cosa è certa a mio modo di vedere: non serve l'immobilismo doroteo o l'immobilismo indotto dei predicatori della morale ma una sana scossa laica di quella politica minoritaria che ha sempre risolto i problemi della nazione.
RispondiEliminaInfatti credo sia necessario domandarci cosa può fare ciascuno di noi per questa città e come dare sostanza a quella che chiami "scossa laica"
EliminaI dati sono veramente allarmanti senza considerare che sicuramente esiste anche e sicuramente una buona fetta di persone che non hanno il coraggio di ammettere la situazione di difficoltà. Coraggio o pudore che li fà desistere dall'esternare.
RispondiEliminaConcordo.
EliminaM.C.
Berlusconi, prima delle elezioni ha detto: "SE ogni azienda assumesse una persona avremmo 4 milioni di nuovi posti di lavoro. Ho tirato fuori un'ipotesi cercando di vedere se c'é gente di buon cuore. Ho fatto un tentativo per vedere se gli imprenditori che hanno aziende che funzionano assumono avendo dei vantaggi:senza dover pagare né i contributi né le tasse per i primi anni. E' stato un invito ai nostri capitani coraggiosi ed una speranza".
RispondiEliminaBene, io l'ho fatto, ho assunto un disoccupato a febbraio e rinunciando a incentivi, benefici e senza i vantaggi di cui parlava Berlusconi.
Ora?
Quanti ne hanno assunti i "!capitani coraggiosi" di Fabriano?
A me sembra che più che assumere uno a testa ne hanno licenziati o in messi in CIGO/S, 100 a testa.
E' necessario, quantomeno, che queste aziende facciano la spesa per la Caritas.
Maurizio C.
MC , tu hai un'azienda ?
EliminaNon ho un'azienda ma l'amministro e prendo decisioni come quella descritta. Non ho mai assunto con la legge 30 o legge Maroni o legge sul precariato (c.d. legge Biagi). Non abbiamo mai licenziato. Il 2 maggio assumiamo un impiegato di 7 liv. all'uff. commerciale e ora sono alla ricerca di un ingegnere meccanico. Si accettano curriculum però ... non fate la fila .......
EliminaMaurizio C.
Io son due anni che dico che chi può si deve levare dai coglioni da Favriano. anche chi non può, adesso o mai più.
RispondiEliminaLa citta è in declino e nessuno lo potra fermare al massimo contenere i danni se saremo davvero bravi
RispondiEliminaQuello che penso è che la crisi purtroppo è in avvitamento un pò dappertutto non solo nella nostra Favriano. Andarsene potrebbe essere una soluzione ma solo pagliativa e per un periodo non lunghissimo visto che prima o poi anche in altre nazioni ritornerà il medesimo problema. Credo, e lo dico con un velo di tristezza nel cuore, che ci sarà un'impennata notevole di suicidi. Il capitalismo ragazzi è finito, dobbiamo organizzarci un pò tutti per la sopravvivenza estrema però anche in questo caso, visto che non esiste unità tra le persone, ci troveremo sempre a vivere in maniera molto precaria con fortissimi attriti tra chi ha molto e chi ha poco o nulla per sopravvivere.
RispondiEliminaNon è la prima volta che Ercolani fornisce questi dati. La cifra è impressionante, ma allo stesso modo va letta con attenzione e lucidità. Dentro quei 5.000 o 15.000 casi, ci sono storie molto diverse, a volte sporadiche. Quando parliamo di Caritas, ovviamente, ne associamo il nome alla povertà più nera e alla marginalizzazione. Invece, occorre non dimenticarlo, siamo in una realtà che ancora non è completamente nel baratro, anche se ci siamo vicini. Ovviamente, tutti questi discorsi sono relativi ... ci sono città che stanno peggio di noi, altre meglio ... ma non è questo il punto. Piuttosto sono spaventato dai veri, tragici, casi di povertà o difficoltà economica. A questi bisogna dare una risposta seria, concreta e non paternalistica. Bisogna fare lo sforzo, prima di tutto culturale, di iniziare a fare i conti con la povertà. A pensare la ricca Fabriano come una città povera. Ad organizzare con maggiore efficienza la rete di assistenza e ascolto, rispetto ai disagi dei singoli. A ricreare quella che si chiama comunità. I politici, a cominciare dal Sindaco Sagramola, sbandierano la partecipazione, che vuol dire o tutto o niente. Invece tutto è avvolto dalle bolle di sapone. I consigli di quartiere, che potevano essere un presidio importante, si stanno rivelando un bluff. Il dialogo con le frazioni, è una chimera. Gli stessi consiglieri comunali, potrebbero collaborare con la Giunta, magari occupandosi di seguire in prima persona, due o tre frazioni, o un quartiere. Certo, molti di loro lo fanno da anni ... ma questo dovrebbe essere un gioco di squadra, istituzionalizzato. Al Comune chiedo di diventare il vero coordinatore delle politiche per la lotta alla povertà, integrando e indirizzando la notevole forza propulsiva del volontariato, che in questa città può fare ancora molto. Che fine ha fatto poi, il mercato solidale di cui, credo di aver letto, essere in procinto di aprire a Fabriano?
RispondiEliminaQuando leggo queste cose, mi chiedo quale sia il criterio di valutazione di chi è in emergenza e di chi la vede. Sarà brutto dirlo ma a questi dati poi fanno specchio i dati di slot machines, ricevitorie, negozi di "smartphone", pieni come le uova. Forse non è bello giudicare ma non è nemmeno bello sparare numeri senza confrontarli, senza capire come mai il parmigiano con su scritto aiuti cee si trovi nelle mani di chi magari non lo usa. Spesso capita di vedere chi esce dai cosi detti distributori di aiuti con pannolini pampers e omogeneizzati plasmon quando magari sarebbe il caso di comprare marche piu economiche da distribuire. Ad un certo punto io che tiro la cinghia, che risparmio mangiando il cotto certosa dell'eurospin mi sento in errore. Mi sento anche triste nel fare la "guerra" a chi è piu povero di me o meno abbiente. Che tristezza di situazione che stimo vivendo !
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