Ci vorrebbe la cinepresa geniale di un Federico Fellini per fissare certe anomalie fabrianesi, per dare al vizio collettivo dignità di stereotipo, respiro d'arte e suggestione di concretezza. Ma stavolta non ci sarebbe una "città delle donne" a ispirare il primo piano, svagato e sognante, del Maestro ma una Città degli Incompatibili, popolata di politici che, per una ragione o per l'altra, onorano le proprie cariche con la stessa coerenza nobilitante di una grattata di pecorino su un sugo di pesce o di una pashmina avvolta a un collo di suino. I primi ciak del docufilm felliniano risalgono ai primi di agosto: protagonista unico e indiscusso Angelino da San Donato, l'Uomo dei Monti e dei Conti che tassa i fabrianesi ma non potrebbe farlo in quanto dirigente sanitario incompatibile, ma lo fa lo stesso dato che a salvarlo ci pensa l'emendamento d'un Azzeccagarbugli democratico che, come la Semiramis dantesca del canto quinto, libito fe' licito in sua legge per torre il biasmo in che era condotta. E siccome non ci facciamo mancare nulla, anche la città degli incompatibili ha bisogno del suo numero uno, quel Giancarlone - dipendente comunale in aspettativa - che, per via del Bilancio, riesce a mettere in agitazione sindacale i placidissimi mai agitati colleghi dipendenti comunali, ben guardandosi dal disturbare quei dirigenti che a fine mandato torneranno a dirigerlo. Un clamoroso caso di conflitto d'interessi concatenato, di cui sono artefici non due scartine o un paio di comparse rimediate dalle parti di Cinecittà, ma sindaco e vicesindaco della città del fare. Un mirabolante gioco delle parti in cui, al posto della Tabaccaia e della Gradisca, spiccano il dirigente della sanità che s'accorda col dipendente comunale per solleticare l'ansia dei giancarlonici colleghi, ma sempre preservando iattanza e autostima. Forse certe situazioni non configurano il conflitto d'interessi, roba da giuristi capziosi e attenti, ma soltanto la narrazione di una città vecchia, un'antologia di Spoon Driver dove i morti raccontano e ricordano ai vivi che, comunque vada, sempre comanda Matusa e la sua corte d'antichi vegliardi. Ma noi speriamo sia solo l'ultimo Amarcord e il passaggio finale del grande transatlantico. O quanto meno vogliamo illuderci che sia così.
31 agosto 2013
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L'uomo dei monti non potrebbe tassare perché dirigente, ma c'è' anche chi fa l'assessore e non potrebbe farlo perché il partito in cui è stato eletto non c'è più.
RispondiEliminaO meglio, perchè l'assessore in questione è passato ad altro partito appena ha capito che tirava una brutta aria ... solo che è passato dalla padella alla brace!!!!
RispondiEliminaSperiamo si bruci un poco
EliminaUn conto il salto della quaglia e un altro il conflitto di interessi..Se in Italia non risolviamo questo non risolviamo nulla. E non mi riferisco solo al più blasonato dei conflitti.
RispondiEliminaC'è un detto :Dio li fa e poi li accoppia .questa volta non è stato Dio ma quei Fabrianesi che li hanno eletti e che magari sono ora proprio quelli che più si lamentano
RispondiEliminaSe il PD ci governa (Regione,Provincia e Comune) da tempo immemore qualcuno li deve aver votati
RispondiEliminaInfatti e ora guarda i risultati di ragioni ,provincia e soprattutto il comune di Fabriano con un territorio steso e la disoccupazione al 20 percento .
RispondiEliminasai benissimo che Sagramola andrà in pensione prima di tornare in Comune a lavorare...e lo sa bene pure lui; i dirigenti sono "amici di...", praticamente inamovibili; se l'amministrazione funzionasse come negli intenti del legislatore, i dirigenti dovrebbero abbassare la testa e fare quello che il "governo" decide...invece spesso funziona al contrario.
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