Negli ultimi giorni questo blog ha seguito con attenzione e costanza la vicenda dell'incompatibilità dell'Assessore alle Finanze Tini. Non certo per un qualche occulto personalismo, del tutto estraneo alla visione "strutturalista" dell'autore, ma per gli effetti di turbamento nel rapporto tra governanti e governati che una posizione politica e amministrativa potenzialmente irregolare - seppure sanata da un provvedimento ad hoc - può determinare. Si tratta di questioni delicate, che hanno a che fare con la legittimità complessiva del sistema politico locale e con quel patto di fedeltà civica e fiscale che è alla base della coesione sociale e della cultura delle autonomie locali più moderna ed evoluta. Ciò significa che è necessario creare e condizioni affinchè il cittadino possa fidarsi delle istituzioni di prossimità perchè se manca il contenuto fiduciario la relazione si sfibra e si incrinano i meccanismi di fedeltà tra i singoli e lo Stato. E' noto a tutti il detto: "La moglie di Cesare deve non solo essere onesta ma anche sembrare onesta". Ciò significa che l'esercizio di un mandato pubblico deve rispondere non soltanto agli imperativi e ai perimetri stabiliti dalla legge ma anche a un codice deontologico e comportamentale che sappia delimitare, con chiarezza, spazi e contesti inopportuni, seppur legittimati da una norma talvolta degradata a foglia di fico apposta abusivamente sui nudi michelangioleschi. Da questo punto di vista - qualsiasi scusa consolatoria possa accampare il primo cittadino, per simulare un compatta solidarietà di maggioranza - il caso Tini configura un deficit di apparenza della moglie di Cesare che, come si diceva rimandando a un antico detto, non deve solo "essere" ma anche "sembrare". Ovviamente non si tratta di sofismi desunti dalla teoria politica, ma di questioni che impattano concretamente nell'amministrazione della cosa pubblica e nella qualità delle sue prestazioni. Proprio in questi giorni - tanto per calare la riflessione tra le pieghe della nostra realtà cittadina - cominciano ad essere recapitati gli avvisi di pagamento dell'acconto della Tares 2013. Ora, il pagare tributi non è sicuramente tra le cose per cui vale la pena vivere, ma la pratica democratica e il senso civico hanno storicamente chiarito che esiste una relazione diretta - seppur deviata e deformata dai costi abnormi di una burocrazia pubblica che divora circa l'80% delle entrate degli enti locali - tra fiscalità e servizi ai cittadini. La crisi economica e sociale ha ulteriormente complicato questa relazione, rendendola via via più precaria e conflittuale. Chiedere sacrifici ai cittadini - come nel caso della Tares - presuppone quindi una grandissima credibilità della classe politica. Così come serve un dosaggio cavallino di autorevolezza politica per trasferire direttamente a Equitalia la riscossione del tributo, con l'obiettivo non dichiarato ma sintomatico di intimidire psicologicamente il contribuente senza assumersi la responsabilità politica dei residui attivi e consegnandolo a una visione coattiva e subalterna del suo rapporto con lo Stato. Quando ho letto e analizzato l'avviso di pagamento mi sono rivolto una domanda: ma per quale ragione dovrei sopportare questa intimazione al pagamento - netta, rigorosa e quasi ingiuntiva -se tale richiesta è riconducibile a un assessore alle finanze che, senza lo scudo di un salvacondotto giuridico, sarebbe potuto risultare incompatibile con la carica che ricopre? Quale credibilità può mai avere una decisione assunta da chi non può esserne direttamente testimone attraverso l'incontestabilità del proprio ruolo e della piena coerenza funzionale tra persona e ruolo politico? Cesare ebbe a ripudiare Pompea accusata di infedeltà, nonostante fosse convinto della sua innocenza, perché “la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”. Succedeva nel I° secolo avanti Cristo. A Fabriano siamo orgogliosamente indietro: anacronistici nei secoli dei secoli.
13 agosto 2013
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c'è rimasto di andarglielo a dire direttamente in faccia...manco i suggerimenti sono in grado di cogliere!
RispondiEliminaStanno arroccati dietro le"mura istituzionali" ma non si accorgono che le "fondazioni" sono deboli e potrebbe cascargli tutto addosso...
com'è che si dice?..."chi è causa del suo mal incolpi un fesso"???
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G.R.
Ciao Ennio! effettivamente sono stato generoso ma l'esempio dei grandi serve a evidenziare al massimo le cattive abitudini dei piccini
RispondiEliminaMa se dobbiamo fare politica solo aumentando le imposte mettiamoci qualche usuraio professionista. Cosa servono questi burocrati del tecnicismo ?
RispondiEliminaL'importante per ora è che venga pubblicizzata la disinfestazione contro le zanzare (ad AGOSTO !!!!) e il numero dei nuovi negozi aperti in un anno (E SAI QUANTO CE NE FREGA !!!!!)
EliminaQuesto è il "lavoro" della Giunta.
Il problema è che se si dimette uno, crollano tutti, Per cui si tengono tutti vicini vicini.
RispondiEliminaQuindi" è più facile che un trippopotamo passi per la cruna dell'ago, piuttosto che un politico fabrianese si mostri sensibile all'etica e si dimetta"
Tutta la campagna è grandiosa, Simonetti. Sei, meglio degli stellini, stranamente silenziosi, pavidi, "toccata e fuga" senza tenacia sui temi della corruzione, clientelismo e poteri forti locali.
RispondiEliminaApplausi a Simonetti, che almeno chiama le cose con il loro nome !!!
EliminaHo votato 5 stelle,bene l'ostruzzionismo ai poteri forti,bene la manifestazione di luglio,bene tutto , ma qui ad agosto siamo rimasti sempre gli stessi..... Qui di etica a Fabrino vale solo per chi rema controcorrente. M.
RispondiEliminaVergognosi in tutto...nn mi sarei mai aspettato una giunta cosi...prendo atto che al momento ho sbagliato alcuni calcoli..prendo atto che il sindaco sta subendo i vecchi democristiani e constato che ha perso le palle che sembrava di avere durante la campagna elettorale....rimango alla finestra qulcosa dovra' succedere!!!!
RispondiEliminadurante la campagna elettorale anche un eunuco c'ha i coglioni di un elefante.
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