21 marzo 2016

Cosa ci insegna il Grande Show

Per giudicare uno spettacolo teatrale bisogna averlo seguito: lascivamente svaccati in una poltrona di platea, oppure appollaiati col collo ritorto in un palco o, ancora, da protagonisti emozionati sul palcoscenico. 

Non mi sono trovato in nessuna di queste situazioni rispetto al Grande Show, lo spettacolo ideato da Fabio Bernacconi e andato in scena nell'ultimo fine settimana al Teatro Gentile di Fabriano

Questa condizione mi esonera da qualsiasi giudizio artistico e di valore che, tra l'altro, sarebbe assolutamente eccentrico rispetto ai contenuti e all'ispirazione di @Bicarbonati. Se scrivo è perchè questa operazione teatrale mi ha ricordato una celebre frase di Albert Einstein: "Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno che non lo sa e la inventa." 

La cosa impossibile era riunire le diverse esperienze artistiche cittadine ricercando, tra loro, un denominatore comune. Fabriano è una città ricca di sensibilità artistiche; un patrimonio spesso invisibile, costretto nei sotterranei di un’esperienza faticosa e solitaria, bistrattato dal potere, dai circuiti della cultura istituzionale e sostanzialmente alieno rispetto al materialismo rude e fordista del “battere la mazza” e del "fatigà".

Questa condizione di vita carsica è particolarmente adatta a produrre quell'humus dell'isolamento che spinge in direzione di esperienze verticali: i musicisti che fanno musica, le compagnie teatrali che fanno teatro, i ballerini che fanno danza. Ognuno eccellente nel suo spazio, ognuno tessera solitaria di un mosaico generale che non si compone mai.

A Fabio Bernacconi, e ai tanti che hanno collaborato con lui, va dato il merito di aver inventato la cosa impossibile: unire orizzontalmente esperienze ed arti diverse, riunendole in un unico show secondo un modulo multidisciplinare di natura quasi circense, declinato in base alle peculiarità moderne del palcoscenico e del teatro. 

Questa rottura empirica del particolarismo artistico fabrianese rappresenta un interessante elemento di novità culturale per Fabriano, dove di solito tutto si muove e prospera secondo il principio dei vasi non comunicanti. 

Il secondo aspetto degno di rilievo è che il Grande Show è stato costruito dal basso, come azione socializzante di un pezzo di sociatà civile. Parafrasando il filosofo olandese Ugo Grozio potremmo sostenere che si è lavorato etsi deus non daretur, come se dio non esistesse. 

In questo caso il dio non è, ovviamente, l’entità creatrice ma la politica, ovvero quel sistema di condizionamenti partitici e istituzionali secondo cui il fare è legittimo e praticabile solo se genera un vantaggio privato e un possibile consenso elettorale di ritorno.

L'esperienza del Grande Show può, quindi, esprimere un valore emulativo e di replicabilità che va al di là dell'aspetto artistico e di spettacolo, ossia la capacità della società fabrianese di organizzarsi in una logica buttom up, dal basso verso l'alto, senza allinearsi ai tempi della politica, alle pretese "artistiche" dei possibili finanziatori e ai piccoli circuiti dell'invidia che molto incidono sull'ordine delle cose locali.

Etsi deus non daretur. Potrebbe diventare lo slogan elegante per pensare un'altra Fabriano in cui l'avere non dipende dal dare ma dalla volontà di fare le candele con la cera che si ha a disposizione piuttosto che girare al buio in attesa di un altro, distruttivo Re Sole.
    

10 commenti:

  1. L'hai romanzata sta faccenda

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  2. Tutto quello che si sviluppa senza mediazione politica merita attenzione e riconoscimento. Ho superato da tempo l'idea che senza Palazzo Chiavelli si muore.

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    1. Senza Palazzo Chiavelli si VIVE !!!

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  3. Interessante analisi. Aggiungerei soltanto che questa spinta verso mix artistici di qualità è in azione da tempo, come testimonia lo spettacolo di musica, danza e acrobazia circense andato in scena il 14 febbraio scorso al Teatro Gentile (peraltro alla sua 2a edizione): http://www.corogiovanifabrianesi.it/concerto-che-amore-di-note/

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  4. Nessuna intenzione di sminuire quel che è stato fatto da altri. Mi sono limitato a commentare uno spettacolo interpretandolo in modo non artistico. Estendo, ovviamente, l'approccio a ciò che colpevolmente non ho commentato prima.

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  5. Nessuna intenzione di sminuire quel che è stato fatto da altri. Mi sono limitato a commentare uno spettacolo interpretandolo in modo non artistico. Estendo, ovviamente, l'approccio a ciò che colpevolmente non ho commentato prima.

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  6. Come diceva il Dott. Frankenstein : "Si...Può...Fareeeee".

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  7. Credo che sia stata ancor più popolare e impegnativa, come sforzo corale e produttivo dal basso, la storia degli spettacoli ideati da Don Umberto.

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  8. Amici non è una gara a chi ha pisciato prima e a chi pisciato più lontano. Viva Don Umberto!

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  9. Non sono d'accordo sull'affermazione che i gruppi teatrali siano boicottati a Fabriano.

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