5 maggio 2012

Il Mistero Sociologico della Porchetta

Come annunciato, anche questo blog si attiene alla disposizione del silenzio elettorale. Quindi, fino a lunedì alle 14, bocche cucite su candidati e liste, per restituire al corpo elettorale almeno una quota della pace sottrattagli, in questo mese, dal vociferare dei contendenti. Bicarbonati e Citrati torneranno a spumeggiare lunedì sera e prometto, a chi mi legge, due settimane di bestiari e deliri da far impallidire le pitture di Hieronymus Bosch. Nel frattempo immagino nessuno si adombrerà se dedico una modesta riflessione al simbolo più controverso di queste elezioni, di quelle passate e di quelle che verranno: la porchetta. E' senza ombra di dubbio la regina del voto, il cibo contundente che gli avversari si rinfacciano come prova del cedimento al populismo più becero, il cappio gastronomico con cui si strangola la libera volontà dell'elettore e lo si costringe a dimensione passiva e ruminante. La porchetta è a vocazione maggioritaria perchè soddisfa tutti i palati: magra e appena corretta di sale per gli indecisi; pompata di finocchio, fegatelli, milza e crosta per i più audaci e militanti; abbinata a rossi densi e pastosi per chi deve correre a manipolare nuovi elettori. Maggioritaria e popolana, arcaica come ogni retaggio di "sangue e suolo", ingannevole nel rimarcare la relazione uterina del politico con le radici e le tradizioni della terra, poi puntuamente bistrattate dall'alta febbre del fare e dai vincoli di bilancio. La porchetta: croce e delizia della democrazia, rito arcaico di caccia collettiva, emblema del trasferimento di sovranità politica dal cervello ad altre umane interiora. Quest'anno, in occasione della Pasqua c'è stata una grande mobilitazione contro la strage degli agnelli. La prossima volta che si vota ergiamoci tutti a difesa delle migliaia di maiali sacrificati sull'altare della democrazia municipale e del vuoto pneumatico di personalità, di cervelli e di idee. Quanto meno per dire che la politica non è una porcata. E forse neanche solo una porchetta.
    

2 commenti:

  1. A questo punto, per par condicio, ci vorrebbe un "elogio alla fava e al pecorino"

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    1. Effettivamente meriterebbe un approfondimento ma "pecorino e fave" sono una cosa più episodica, più da primo maggio e via, oltre che un tantino chic rispetto al sottofondo barbarico del maialone arrostito. Vediamo cosa succede nelle prossime settimane dal punto di vista gastronomico... ;)

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