Pare che il gallo Brenno, intento a pesare l’oro dopo l’occupazione di Roma, pronunciasse la celebre frase vae victs - guai ai vinti – per rispondere alle proteste dei romani che si erano accorti che barava nelle pesate. Il sistema elettorale dei comuni, col suo finale tipicamente referendario, è il più congeniale al vae victis, perché sancisce con durezza chi vince e chi perde. Ad esempio a Meda, storica roccaforte leghista in Lombardia, il candidato del Carroccio ha perso di un voto. Quanto basta, almeno sotto il profilo numerico, a sancire la vittoria e la sconfitta. Dal punto di vista del giudizio politico, ovviamente, le cose si complicano e subentrano interpretazioni più articolate, perché le risultanti possono essere almeno quattro: vincere bene, vincere male, perdere bene, perdere male. E su questo ognuno si può sbizzarrire in mille analisi. Il giudizio prevalente è che Sagramola abbia vinto male e Urbani abbia perso bene. Ma appena alziamo gli occhi e la telecamera dallo spazio ristretto del paesello la scena cambia completamente. Basta fare una quarantina di chilometri in direzione Ancona e fermarsi a Jesi. Cosa è accaduto nella città di Federico II°? Il favoritissimo Melappioni, - uomo forte del Pd ed ex assessore regionale – perde al ballottaggio contro l’outsider Bacci e la sinistra lascia il governo della città dopo 37 anni di mandato ininterrotto. Al primo turno Melappioni era al 41% e Bacci al 21%. Un quadro simile a quello di Fabriano, con la differenza che Bacci era l’espressione di un raggruppamento civico mentre Urbani era il candidato del Pdl e di alcune civiche di supporto. Al ballottaggio di Jesi, confluisce su Bacci un fronte trasversale che coinvolge anche l’elettorato del 5 Stelle, che non appoggia i candidati di partito ma è più disponibile verso esperimenti prettamente civici. A Fabriano Urbani dimezza il differenziale rispetto a Sagramola ma chiude, comunque, a dieci punti di distanza dal vincitore, senza emulare il ciclone Bacci. Paradossalmente, quindi, Sagramola ha vinto a Fabriano e ha pure compensato la legnata in Vallesina. Merito suo? Forse, ma resta un dubbio irrisolto e grande come una casa, il frutto di un senno di poi che non avrà mai soddisfazioni empiriche: se al ballottaggio contro Sagramola ci fosse arrivato Joselito Arcioni, oppure Marco Ottaviani, siamo sicuri che la fascia tricolore l’avrebbe conquistata Giancarlone? Chissà...certo è che il dubbio che sia stata l’esistenza di Urbamola la vera garanzia di successo per il centrosinistra ci tormenterà per lungo tempo. Anche se, come sempre accade, cosa fatta capo ha.
22 maggio 2012
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Un po' di fantapolitica non guasta, se consola. In effeti che la tua tesi potrebbe stare in piedi lo dimostrano i numeri, quelli che vanno a confutare clamorosamente quanto detto a caldo dell'esito del ballottaggio dal sindaco uscente. L'affermazione è che i fabrianesi hanno premiato 15 anni di buon governo della coalizione di centrosinistra. In realtà i fabrianesi non l'hanno affatto premiato. In particolare non hanno premiato gli ultimi 5 anni: al primo turno hanno fatto fuori tre assessori uscenti e non hanno sostenuto l'IDV, dove all'interno si è consumata la sfida all'Ok Corral tra l'assessore e la consigliera uscenti. Al ballottaggio, il buon governo del past sindaco ha preso una sonora scoppola, riuscendo a far perdere a Sagramola quasi 3000 voti di gente di centrosinistra delusa, quella che già al primo turno aveva votato 5 stelle e al secondo a votare non ci è andata affatto. E buon per Sagramola che si è trovato sulla strada una coalizione in crisi profonda a Fabriano come in tutta Italia. Urbani vinceva solo se sparigliava le carte sul tavolo. Gli è mancato il colpo di reni per buttare la palla nel sette della porta. Coerenza con la vela "delle solite facce", fuori dalla giunta i suoi decani della politica (perchè la vela delle solite facce è stato un vero e proprio boomerang)e presentazione di una squadra (nomi e cognomi) di gente competente, nuova, giovane. Avrebbe beccato di sicuro molti voti anche dai 5 stelle e molti di più di quelli ottenuti dagli elettori del 3.0. Invece si è presentato con 7 punti scontati di cui almeno tre facevano l'occhiolino al 5 stelle, senza capire che a chi ha votato 5stelle non li convinci con le chiacchiere, ma con i fatti. Tanto più che uno degli esponenti di punta del 5stelle lo aveva anche chiesto di comunicare in anticipo la squadra, quindi magari involontariamente, ma il messaggio è stato inviato forte e chiaro. Per cui perso per perso, Urbani doveva solo provarci fino in fondo. Viste così le cose, ti viene anche da pensare che non ci abbia provato proprio per non vincere. Quindi ancora un punto a supporto della tesi Urbamola. Tornando al dilemma iniziale, consoliamoci pensando che se al ballottaggio ci andava Arcioni o Ottaviani, forse le cose andavano come a Jesi o a Parma. Sognare costa poco e non fa male a nessuno.
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