Fabriano ha conosciuto un'industrializzazione senza fratture che non ha alterato troppo in profondità il panorama urbano e il paesaggio circostante. Osservando il profilo dolce delle nostre colline resta intatta quella sensazione di linearità e di morbide geometrie che rimanda ai tratti pastellati di Piero della Francesca e all'idea di un ambiente sostanzialmente immune rispetto alle trasformazioni della modernità. Niente a che vedere con la violenza del petrolchimico di Porto Marghera, un mostro d'acciao disposto a ridosso dell'incanto veneziano, o con le città cresciute attorno alla grande fabbrica siderurgica come la vicina Terni o la sempre più ferita Taranto. Niente diossina dalle nostre parti, niente cloruro di vinile monomero pronto ad aggredire gli organi vitali delle persone, niente fumi tossici visibili e puzzolenti a scardinare la salute cittadini, spesso ridotti a variabili oncologiche rispetto al sacro ciclo del profitto. Eppure, nonostante la radicale diversità rispetto a dove si concentrano grandi insediamenti inquinanti, Fabriano appare come una realtà devastata da una pervasiva casistica tumorale. Non si possiedono dati certi, informazioni davvero circostanziate e neutrali, evidenze oggettive di cui fidarsi e a cui dare credito. Ma ci sono sensazioni, esperienze, racconti e resoconti che propongono una narrazione quotidiana e inquietante di persone che si ammalano, che si affidano ai cicli di chemioterapia, che se ne vanno in pochi mesi. Una carneficina trasversale dal punto di vista anagrafico, di genere e di posizione sociale. Come se fosse una intera comunità ad essere esposta a un rischio alto, tutta assieme e senza specifiche produttive, sociali o professionali. A casa mia, in tre anni, si sono ammalate di tumore al seno mia madre, mia sorella e due zie. Non pretendo di fare statistica con i casi della mia famiglia. Ma sono un indizio tra i tanti. Perchè poi, ogni giorno, arriva la notizia di Tizio ammalato, di Caio che si deve operare, di Sempronio a cui è rimasto solo qualche mese. E allora sorgono spontanee domande senza risposta: in quali sotterranei alligna questo morbo invisibile, questo alieno, come lo avrebbe ribattezzato Oriana Fallaci? Si tratta di una casualità generica e insensata? Di pura e semplice sfiga geografica? O c'è qualcosa, in questo contagio tumorale, che chiama in causa la storia economica e produttiva più recente della nostra città? E perchè poi questa strana concentrazione di tumori al seno? Il popolo bue e il potere che lo nutre e addomestica hanno sempre pronta una rispostina rassicurante. Sempre la stessa. Quella di tutti i bambini: i valori sono nella norma, le medie regionali sono rispettate e quel che sta accadendo è solo l'effetto posticipato dell'esplosione di Cernobyl avvenuta nella primavera del 1986. Del resto gli esperti lo avevano previsto: dopo vent'anni conosceremo tutta la potenza del disastro radioattivo. Quindi perchè mai farsi tante domande locali quando si dispone di una convincente e condivisa risposta globale? Qualcuno, fantasticando assai, addirittura ipotizza che Fabriano stia pagando il prezzo delle sue vecchie concerie e dei loro antichi miasmi rimasti attivi nonostante il tempo trascorso e la lunghissima sepoltura. Quante ce ne inventiamo per tenere i riflettori a distanza di sicurezza dal presente! Eppure da cittadino qualunque, da cittadino a rischio come tutti, ho la sensazione che la spiegazione sia molto più vicina temporalmente e materialmente ai nostri giorni. E credo che siano tantissimi i cittadini fabrianesi che desiderano conoscere la verità. Bisognerebbe cominciare a indagare. Magari attraverso una commissione di inchiesta, Lo Statuto prevede che possa essere istituita anche all'interno del Consiglio Comunale. C'è qualche consigliere disponibile a sposare questa causa e farsi promotore di tale iniziativa? Se non ora quando?
3 dicembre 2012
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Senza fare inutili dietrologie anche a casa mia purtroppo nel giro di poco tempo ho perso mia madre e si è ammalata mia sorella che per fortuna si è risolta nel migliore dei modi. Ho cercato invano dati statistici riguardanti il fenomeno a Fabriano ma non vi è traccia di un monitoraggio serio dove descriva tipologia di tumore e evoluzione. Qualcosa solo sulla provincia di Macerata e questo non lo capisco proprio.
RispondiEliminaBeh sono temi duri....che toccano la vita.....meglio tacere e soprassedere no?
RispondiEliminaPutroppo, anche se non confermato io ho visto mia suocera e mia madre ammalarsi ma la prima non ha mai vissuto a fabriano. Un oncologo di sua fiducia le disse addirittura che, anche se non provato a livello scientifico, molte donne della loro età avevano usato le prime pillole anticoncezionali ( delle volte anche solo per curare problemi e no come anticoncezionali ) e queste all'inizio erano troppo "cariche". Purtroppo come sempre siamo in italia, qua pochissimi hanno chiesto o avuto risarcimenti per i tumori dovuti al fumo, all'eternit.. Spero che il tuo appello arrivi a tutti i consiglieri e che non uno ma TUTTI si facciano promotori di questa iniziativa !
RispondiEliminaCS
in effetti, è il "progresso" stesso che ci ha esposti più che in passato (anche se le morti per "malaccio" si perdono nella memoria, ma ci sono sempre state), per cui, non solo l'industrializzazione scellerata e irresponsabile, non solo le grandi tragedie (cernobyl in testa)...si dice del maggior consumo di carne, degli estrogeni e ormoni della crescita pompati in ogni dove....se ne dicono talmente tante, che secondo me, non c'è un solo vero responsabile.
Eliminaa Fabriano, c'è un inquinamento ufficiale da tetracloroetilene che interessa grandissima parte della pianura ad est, in particolare "Santa Maria"...e questo, già basterebbe per mettere tanti a rischio di malattie
poi, ci sono le discariche ufficiose...dove magari qualche malcapitato si è fatto anche l'orticello "bio"...e l'eternit sparso qua e là...mio padre, idraulico per una 40ina d'anni, tra esposizione all'eternit e fumi da saldatura, s'è giocato la funzionalità respiratoria, ma grazie al cielo, nonostante tutto, poteva stare molto peggio.
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G.R.
beh ,circola voce che anche alla merloni si utilizzasse amianto e che molti suoi dipendenti ,caso strano,siano morti di tumore ,ma questo ovviamente viene taciuto ,perchè non sia mai che il popolo bue si svegli , va bene che di qualcosa bisogna pur morire ,ma che dobbiamo morire a causa di teste di cxxxo senza scrupoli ,questo non l'accetto piu'.
RispondiEliminaAttenzione con le accuse, primo perché quando l'amianto era legale lo si usava e lo usavano in molti per coibentare, non ci scordiamo per primi i vagoni dei treni o le tegole di eternit. Basti pensare che a Ca.maiano tutti i capannoni le avevano e che solo l'indesit le ha tolte al posto di incapsularle come hanno fatto gli altri ! Parliamo di "vilazioni" documentabili non di leggende metropolitane !
EliminaCS
per l'amianto non c'è da spaventarsi perchè veniva usato su tutti i forni elettrici....come isolante termico! Ma il problema è che tutto il comprensorio da matelica, a fabriano, da cancelli a sassoferrato in valli poco ventilate sono in pochi anni sorte miriadi di piccole fabbriche che immettono nell'ambiente inquinanti sotto forma di rifiuti solidi, liquidi, gassosi senza che le istituzioni (USL, Arpam, etc.,etc. ) intervenissero pur di difendere l'occupazione!!! Un pò come a Taranto.... ed in Italia.
EliminaNel 2012 dovrebbe essere passata una delibera regionale del PD per iniziare il Registro Tumori Regionale, ma non so se lo stanno organizzando oppure no. Per gli anni passati solo registri parziali (geograficamente e specifici per tipologia). Per Fabriano poi c'è il famoso studio epidemiologico che non si sa che fine ha fatto.
RispondiEliminaMa su queste tematiche non sono ferrato, però c'è da farsi il nodo al fazzoletto tutti quanti.
William Giordano
Non bisogna fare una caccia alle streghe, che sarebbe inutile ed infruttuosa ma richiedere la possibilità di consultare i dati del territorio penso che si potrebbe ottenere velocemente e da lì si potrebbero fare tutte le valutazioni del caso. Poi come diceva G.R. il progresso o meglio la febbre del business ad ogni costo ci ha portato anche qualche controindicazione. E lì dovremmo cominciare ad essere maturi per avere un approccio diverso che parta dal rispetto della vita umana. Non dimentichiamo che mezza Italia è stata la discarica abusiva della mafia. Che oltre a ciò che è noto molto altro non emerge a causa delle forti pressioni e del controllo che alcune Multinazionali hanno anche sui centri di ricerca. Però anche lì bisognerebbe avere la garanzia che il controllato non sia colluso con il controllore. Ma è una situazione tipica purtroppo.
RispondiEliminaOltre che analizzare cosa le industrie emettono bisognerebbe analizzare anche cosa si respira dentro le fabbriche
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