31 gennaio 2013
30 gennaio 2013
La breve campagna dei taciturni
29 gennaio 2013
I nuovi equilibri politici a Fabriano
28 gennaio 2013
La partita al Senato tra Pdl e Cinque Stelle
27 gennaio 2013
L'esodo dal Pd e i numeri delle forbici
26 gennaio 2013
L'Assessore e il Comandante: tra viabilità ed elezioni
25 gennaio 2013
Sagramolon I°, Faraone indaffarato e silente
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| Sagramolon I° (di Fabrizio Moscè) |
Quando i miei figli si chiudono in camera a giocare sono contento come una pasqua perché posso rubacchiare, senza essere visto da nessuno, qualche necessario momento di svago personale. E il piacere di un solo istante recuperato e recuperabile mi cambia, immediatamente, l'espressione del viso, rendendola festosa e bambinesca. Ma si tratta di uno stato d'animo che dura poco e che, normalmente, si interrompe non per il troppo casino che proviene dalla stanza dei giochi ma per l'eccesso di silenzio che pervade la casa. Il buonsenso popolare insegna che quando i bambini giocano tacendo troppo a lungo, c'è subito da far scattare l'allarme, perché vuol dire che gli infanti sono in procinto di fare qualche cazzata, oppure che la cazzata è già in fase avanzata di realizzazione. In politica vale lo stesso criterio: mai togliere lo sguardo vigile da chi tace troppo a lungo e dà l'impressione di stare con le mani in mano. In questo senso c'è da dire che, ultimamente, abbiamo perso le tracce di Sagramola, che è diventato quasi più misterioso di Tutankhamon, come ha ben sintetizzato Fabrizio Moscè con l'immagine che trovate a corredo di questo post. Un geroglifico di comportamenti oscuri e invisibili quello di Sagramolon I°, sicuramente facilitato dall'attenzione che stiamo tutti dedicando alle elezioni di febbraio, che hanno trasformato la politica comunale in una rassegna di candidati più o meno passibili di elezione e l'azione amministrativa della Giunta in un galleggiamento insipido che non attira più neanche l'attenzione dei giornali e dell'informazione locale. Da quel che so, ma posso sbagliare, non si vede più neanche l'ombra di un Consiglio Comunale così Sagramola si è guardato bene dal sollevare il problema politico del passaggio di Paglialunga - e pare anche della Malefora - al Centro Democratico che ha determinato un cambio di maggioranza politica. I due esponenti politici, infatti, sono stati eletti e nominati, a seguito delle ultime comunali, sotto le insegne dell'Italia dei Valori e oggi si ritrovano in Consiglio e in Giunta indossando un'altra casacca senza che questa abbia stimolato quanto meno il bisogno di una verifica di maggioranza. Niente di male nel cambiare partito e opinione ma sarebbe bene che chi è stato eletto in una formazione politica - quanto meno per rispetto degli elettori che si sono espressi attraverso il voto - lasci l'incarico nel momento stesso in cui decide di fare un'altra scelta. Anche perché nel caso specifico è il Centro Democratico che si è staccato dall'Italia dei Valori e non il contrario. Ma come dicevamo, Sagramola, con l'indifferenza di un Faraone egizio, ha manzonianamente preferito troncare e sopire perché la sua navigazione a vista non contempla deroghe e variazioni di rotta. Quel che preoccupa - in questo contesto di forzata serenità - è lo svaporamento dell'opposizione che, nonostante il comprensibile coinvolgimento elettorale di alcuni suoi esponenti, è stata investita di uno specifico mandato popolare di vigilanza, controllo e denuncia che non sembra appassionarla e coinvolgerla più di tanto. E per questo i bambini, silenziosamente rinchiusi nella stanza dei giochi,.continuano a combinare casini. Senza nessuno che si affacci urlando alla porta, che dichiari un rompete le righe capace di ristabilire i giusti equilibri tra grandi e piccini o che comunichi che l'ora di ricreazione è finita.
24 gennaio 2013
Il senso di Ottaviani per l'Udc e dell'Udc per Ottaviani
| C.G Jung interpreta simboli |
Il grande psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung concluse la sua lunga vicenda di studioso della mente e degli archetipi pubblicando un libro intitolato "L'uomo e si suoi simboli", una sorta di personale summa theologiae. Scendendo tragicamente in basso, ossia al livello della nostra cronaca spicciola, si potrebbe immaginare l'uscita di un nuovo volume: "Il politico e i suoi simboli", una sorta di Bignami sui significati reconditi evocati dall'agire, consapevole e inconsapevole dei politici. Ieri mattina, tanto per dire, l'Udc ha ufficialmente presentato la candidatura di Marco Ottaviani alla Camera dei Deputati. Una candidatura che non aveva bisogno di essere presentata di nuovo, dato che tutti erano al corrente della scelta del leader del Polo 3.0 di partecipare alla competizione politica col partito di Casini. A che serviva quindi l'organizzare una replica? A generare un simbolo capace di evocare significati. Ottaviani, per esempio, non era solo ma in compagnia di Roberto Pellegrini e Luigi Viventi. Il segretario cittadino dell'Udc e l'assessore regionale erano lì per legittimare in senso partitico il candidato, per rimarcare il loro ruolo di carcerieri politici di Ottaviani o per dichiarare la resa della struttura rispetto alla scalata del Dermatologo al partito centrista? Su questo, ovviamente, il dibattito è aperto, proprio perché una delle caratteristiche dei simboli è quella di essere sufficientemente oscuri da rendere necessario un impegno finalizzato alla decodifica. Viventi e Pellegrini, dal quel che si evince dal breve resoconto del Messaggero, hanno pronunciato una frase secca: "Ottaviani è il nostro candidato". Se uno non si mette tartufescamente alla ricerca dei simboli e dei significati la frase sembra una specie di scoperta dell'acqua calda. L'osservatore di buon senso, ma poco avvezzo alla politica, sarebbe infatti portato a commentare che essendo Ottaviani fabrianese ed essendo, nel contempo, candidato nell'Udc non può che essere il candidato sostenuto dall'Udc fabrianese. Il che renderebbe del tutto superflua e ridondante la frase di Pellegrini e Viventi. Ma i due sono uomini politici e quindi parlano sempre col doppio fondo. E allora cosa significa "Ottaviani è il nostro candidato"? Le possibilità sono almeno tre: la prima è che prevalga il possesso, ossia che Ottaviani risponda al partito di cui è diretta emanazione; la seconda potrebbe lasciar intendere che Ottaviani rappresenti l'Udc e che quindi ogni sua parola incarni il logos del partito, ossia che il partito è lui; la terza è che Ottaviani non è gradito al corpo del partito e che Viventi e Pellegrini siano i garanti di questa forzatura rispetto agli iscritti e alla struttura. A queste ipotesi corrispondono tre possibili scenari politici: se Ottaviani risponde al partito (significato 1 della frase "Ottaviani è il nostro candidato") vuol dire che l'Udc lo utilizzerà come specchietto per le allodole per recuperare voti in uscita. Il che lascia intendere che il partito di Casini si aggira attorno al 5% e rischia, quindi, di subire l'egemonia della Merloni e della lista montiana. Ergo l'Udc ha bisogno di voti per meglio contrattare il futuro del centro politico fabrianese. Se Ottaviani incarna invece l'UDC (significato 2 della frase "Ottaviani è il nostro candidato") vuol dire che la sua strada nel partito è spianata senza congresso e che Viventi lo ha incoronato come proprio successore anche in Regione. Se Pellegrini e Viventi sono invece i garanti della candidatura Ottaviani rispetto a un partito in subbuglio (significato 3 della frase "Ottaviani è il nostro candidato") vuol dire che la candidatura è episodica e che il sistema Udc rigenererà i suoi equilibri senza la presenza destabilizzante del dermatologo. ma potrebbero esserci anche altri significati e altri simboli nascosti, che sono sfuggiti o che non sono stati correttamente considerati. Questo per dire che la politica ha natura poliedrica e che le semplificazioni a volte aiutano ma assai spesso portano fuori strada. Il punto è che viviamo tempi di demagogia, di pressappochismo e di semplificazione brutale delle cose. E per questo fa più presa un "tutti ladri" che il gusto della differenziazione, dell'analisi e del discernimento.
23 gennaio 2013
Il ritorno di Sonia: per un'altra politica, mai col Pd forse con Monti
Prof.Ruggeri ha lasciato il Pd otto mesi fa. Un arco di tempo caratterizzato da un sistematico silenzio. La sua vicenda politica è definitivamente chiusa?
Ci sono momenti in cui credo sia necessario mettersi da parte per trovare la lucidità di guardare le cose col giusto distacco. Come diceva Italo Calvino a volte serve allontanarsi per poi tornare. Sto riflettendo su quale sia il modo migliore di tornare a lavorare per un’idea nobile e alta di politica. Sono entrata in politica molto tardi ma ho vissuto questi anni con grandissima intensità. Mi considero una donna di partito ma sono sempre più convinta che i partiti abbiano smarrito ruolo e identità
Una settimana dopo le primarie con Sagramola Lei se ne andò accusando alcuni dirigenti del Pd di averla spinta a candidarsi e poi di averla abbandonata al suo destino. Chi furono i pugnalatori?
Devo precisare una cosa e cioè che la decisione di lasciare il Pd era maturata prima dell’esito delle primarie. La verità è che non condividevo più un certo modo di fare politica. Anzi diciamo che sono uscita da un partito che da anni aveva smesso di fare politica e che viveva sul desiderio di poltrone. E oggi mi rendo conto che questo giudizio trova sempre più riscontri.
Quindi non ci sono stati pugnalatori…
Non mi piace puntare il dito contro nessuno ma ci sono state persone che consideravo amici che hanno insistito affinché partecipassi alle primarie. Il segretario del partito Alianello, ad esempio, si è impegnato molto per convincermi. Alla fine ho accettato per non far saltare la scelta delle primarie. Ma mi sono ritrovata tutto il partito contro. Credo che Roberto Sorci sia stato l’unico a capire quello che provavo. Ma devo dire che quasi nessuno del Direttivo del Pd mi ha sostenuta. Due donne che stimo molto mi sono state accanto e di questo le ringrazio ancora.
L’UDC aveva promesso di fare campagna per lei ma a conti fatti non portò a votare nessuno. Su quale altare l’ha sacrificata il partito di Casini?
L’Udc non mi ha appoggiata. Forse qualcuno di loro lo ha fatto a livello personale. Circolava voce che la loro intenzione fosse quella di sostenermi ma in realtà questa è stata una chiacchiera senza fondamento. Magari il mio nome è stato fatto solo perché c’era bisogno di qualcuno da immolare come mi è successo spesso anche nei primi anni di impegno politico. Io non condividevo l’idea stessa delle primarie interne e prima di candidarmi, per correttezza, ne ho parlato anche con Sagramola.
Lei pensa che Sagramola fosse un predestinato? In fondo il suo nome era già circolato nel 2007 quando sembrava in bilico una ricandidatura di Sorci…
E’ vero Sagramola era un predestinato ma alla fine il suo nome non usciva mai ufficialmente. Tanto che faticavo a capire la necessità delle primarie in presenza, appunto, di un predestinato. Ma ripeto, non ho rancori. Ho sofferto per come è andata ma ho razionalizzato. La mia sofferenza attuale è quella di una cittadina che si domanda che uso fare dell’esperienza politica accumulata. Credo che si debba volare alto e guardare lontano. Servono competenze, progettualità, spirito di squadra, e passione politica. Una volta i partiti erano questo. Oggi non più. E lo dico con il rammarico profondo della donna di partito.
Sagramola l’ha più cercata in questi mesi? Per essere chiari amicizia distrutta, ricostruita o ancora in stand by?
Io ci tengo molto all’amicizia e alla lealtà. Con Giancarlo siamo sempre amici e sempre con la chiarezza che contraddistingue il nostro rapporto.
Ma le chiede consigli politici?
No, solo raramente. Debbo dire che sono stata invitata una volta ad un tavolo sul 150° della Pinacoteca, ma non sono potuta andare, come al momento feci sapere, per motivi familiari. La nostra amicizia è al netto del rapporto politico
Lei è stata per anni l’emblema del cattolicesimo democratico impegnato in politica. Una sorta di antimerloni. E’ per contrappasso che la sua uscita di scena abbia coinciso con la vittoria di un Sindaco dell’Azione Cattolica?
Antonio Merloni nei primi anni novanta mi invitava a cena e io puntualmente rifiutavo perché in quel momento lo consideravo un segnale di vecchia politica. Per tante cose lo stimavo anche se avevamo una concezione molto diversa del fare politica e dell’ispirazione ideale. I miei ideali erano quelli tradizione del Partito Popolare e della Democrazia Cristiana di De Gasperi e Don Sturzo. Sulla mia uscita di scena e sull’elezione di Sagramola non c’è contrappasso. Nonostante l’origine culturale e ideale comune ci sono sempre state diversità tra di noi. Sagramola, per dire, è molto più di sinistra di me.
Come mai secondo lei il Pd di Fabriano non ha candidato nessuno alle primarie?
Me lo sono chiesta pure io. Credo sia un ulteriore segno di debolezza del Pd di Fabriano che non riesce ad agire a testa alta e in autonomia. Ma lo dico con distacco perché non condivido più nulla della politica del Pd.
Fosse stata deputato del Pd avrebbe lasciato il partito di Bersani per candidarsi con Monti?
No non lo avrei fatto. Per questo sono contenta di non essere un deputato del Pd. Per quel che mi riguarda sono uscita per convinzione e quando non era il “momento dei sospetti”. Diversamente lo avrei sentito come il salto della quaglia.
Quindi non condivide la scelta di Maria Paola Merloni?
Non entro nel merito delle scelte personali e delle motivazioni che ciascuno dà al proprio operato. Certo è che Maria Paola credo avesse interamente consumato il senso del suo impegno nel Pd. E quindi vedo nella scelta la presa d’atto di qualcosa che era cambiato nel profondo.
Chi sono i tre politici fabrianesi da cui comprerebbe un’auto usata?
Diciamo che ci sono politici fabrianesi che stimo. Spacca ad esempio, che ho guardato a lungo come un modello, anche se negli ultimi tempi non l’ho sentito vicino. Ha idee e progettualità, anche se a volte tende troppo alla mediazione. Poi c’è Sorci che ha il difetto opposto, cioè di tendere troppo di frequente alla rottura piuttosto che alla mediazione. Ma è una persona che ha molte delle doti di cui hanno bisogno i politici e che sa fare politica.
Insomma ammira solo politici della vecchia guardia…
Beh faccio fatica a vedere figure interessanti tra i cosiddetti nuovi….
E tra i politici di opposizione?
Considero Ottaviani una persona molto intelligente e capace anche se troppo segnata dalla prevalenza dell’”io” sul “noi”. E poi anche Urbani che ci mette tanto impegno. Ma il problema è che vedo una opposizione che fatica ad avere un ruolo importante di costruzione e di proposta.
Sagramola non compare……
Sagramola ha un compito difficile perché la crisi pesa e mancano le risorse. Mette tanto impegno, però finora vedo poca regia, e poco volare alto, ossia le qualità necessarie per restituire un ruolo e una dignità alla politica.
Parliamo un attimo di cultura. La Pinacoteca non è attrattiva e il Comune non può permettersi di acquisire opere. Non è il caso di dare un incarico a un direttore esterno esperto e capace di costruire mostre e rassegne di successo?
Prima di lasciare ho consegnato una relazione di fine mandato in cui ho fatto il punto della situazione, cercando di individuare alcuni obiettivi e input. L’Idea era quella di un Piano Territoriale della Cultura che, tra le altre cose, prevedeva un’azione di valorizzazione dei complessi per creare un continuum architettonico che potesse anche far rivivere il centro storico. Dentro c’era il Polo della Parola con l’Archivio Storico del Comune e l’Archivio di Stato, il Polo Bibliotecario, con un importante sezione multimediale, al San Francesco e il Polo delle Arti Visive, nel complesso Spedale del Buon Gesù-Giardini del Poio-Palazzo del Podestà all’interno del quale si sarebbe dovuto lavorare per un polo museale espositivo per grandi Mostre e comprensivo di un progetto sul Gentile virtuale e dell’istituzione del Centro Studi su Gentile da Fabriano. Tale progetto era stato condiviso e fortemente sostenuto dalla Regione e dal suo Presidente e per esso erano stati programmati e approvati dalla Regione stessa ingenti finanziamenti europei. In questo quadro avevamo pensato a un modello gestionale unitario da attribuire a un coordinatore esperto.
E che fine ha fatto questa relazione?
Non so che fine abbia fatto, della cosa avevo parlato con Sagramola, ma forse è ancora presto, siamo appena all’inizio del mandato. Anche perché questo punto di vista era inserito nel progetto presentato all’Unesco. Da questo punto di vista devo dire che Francesca Merloni e suo padre ci hanno dato una grossa mano con Poiesis e con l’Unesco. Attraverso Poiesis abbiamo inserito Fabriano in un reticolo culturale importante e la porta dell’Unesco non si sarebbe aperta senza l’azione di Francesca Merloni. Ma adesso lo scatto dobbiamo farlo noi, collettivamente.
Il centro storico è ridotto a parcheggio diffuso. La pedonalizzazione integrale e l’anello non consentirebbero un recupero drastico di bellezza?
Io credo che non sia più il tempo delle azioni e delle scelte a pioggia. Un progetto di viabilità serio va pensato e realizzato. In questo senso la scelta delle rotatorie permanenti mi preoccupa perché temo che non si parlerà più di un Piano di Viabilità. Magari le rotatorie hanno risolto qualche problema ma manca la visione d’insieme. E senza una visione strategica delle cose Fabriano non ne esce. Si dice che mancano le risorse. E’ vero ma questa difficoltà deve spingerci ad essere ancora più creativi. Bisogna fare squadra anche nella ricerca di nuove linee di finanziamento. E un ruolo spetta anche alla Fondazione Carifac che dovrebbe concentrarsi sempre di più sul finanziamento di progetti strategici.
Sonia Ruggeri alle politiche voterà per il Pd?
Sono sincera: no. Non per rabbia ma per distanza. Alle primarie per la scelta del segretario del partito, diversamente dagli altri esponenti cattolici del partito, votai per Bersani piuttosto che per Franceschini. Bersani è un politico intelligente ma mi ha deluso perché non ha rilanciato quel ruolo alto della politica di cui abbiamo parlato prima.
E il progetto Monti lo giudica interessante?
Monti è una persona che può rilanciare il ruolo dell’Italia in Europa ed è l’unico che alza un po’ il tiro e cerca di proporre un discorso nuovo. Anche se desta qualche preoccupazione l’uso della leva fiscale e, più di tutto, il rischio di poca attenzione agli ultimi. Diciamo che è il politico più in linea con le esigenze del nostro tempo ma a condizione che non abbandoni la strada maestra dell’equità. E su questo penso che la vicinanza di una figura come Riccardi possa costituire un elemento rassicurante e una garanzia.
22 gennaio 2013
La versione di Casoli
21 gennaio 2013
I sindaci americani e l'occupazione della fabbrica
20 gennaio 2013
La magra solidarietà del Pd agli operai Best
"'125 è un numero…… solo un maledetto numero! Ma rappresenta il dramma che sta dilaniando le maestranze della Best SPA: 125 licenziamenti su 309 dipendenti!!!!!!!!!!' Non si può non essere sensibili per le difficoltà di questi Lavoratori e delle loro Famiglie a cui va la più sincera solidarietà di tutto il Circolo PD di Fabriano e dell’intera comunità territoriale. Il Circolo PD di Fabriano invita, inoltre, i vertici aziendali della BEST SPA insieme alle Rappresentanze Sindacali e le Istituzioni locali, a prendere iniziative che rappresentino una forte assunzione di responsabilità sociale nei confronti dei Lavoratori e delle loro Famiglie". Il Circolo PD Fabriano
19 gennaio 2013
Vezzali a Fabriano il 25 gennaio: bionda fiorettista o bionda capolista?
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| Ancora un segno della brillante fantasia di Fabrizio Moscè |
Jesi ha da sempre una grande tradizione di scherma. Di quelle che sfornano campioni e medaglie d'oro: Cerioni, Trillini, Vezzali, De Francisca. In una logica di campanile, da fabrianesi lamentosi, potremmo tranquillamente invidiare ai nostri amici della Vallesina il rigore e il metodo, l'impegno e il sacrificio di uno sport in cui, spesso, si fatica a distinguere tra le diverse discipline. Certo è che, in un generoso slancio di sinergia territoriale, qualche jesino/a di spada lesta avrebbe potuto organizzare corsi di scherma anche da queste parti, e magari scoprire qualche talento su cui investire e attorno al quale creare interesse, motivazione e coinvolgimento. Invece gli schermidori marchigiani crescono e prosperano solo nella città di Federico II. A ciascuno il suo, direbbe con sicula saggezza Leonardo Sciascia. Fatto sta che, di punto in bianco, anche Fabriano avrà i suoi corsi di scherma per bambini. Corsi che verranno inaugurati il 25 gennaio alla presenza di una testimonial d'eccezione: la super medagliata olimpica Valentina Vezzali da Jesi. Come molti altri genitori attenti alle iniziative rivolte ai bambini mi sono compiaciuto di questa città che finalmente investe su se stessa e sulle sue giovani e giovanissime generazioni; mi sono sentito fiero di far parte di una comunità che si dispone e si propone a misura di bambino anche allargando l'offerta di attività sportive. E mi sono pure detto che la Vezzali è proprio brava a fregarsene di certi campanilismi d'entroterra se la posta in gioco è diffondere la passione per una disciplina sportiva che educa al rispetto delle regole e delle persone. Mi piace questo elemento. Mi piace davvero. Anzi mi piacerebbe davvero un sacco se non ci fosse un piccolo dettaglio, un granello di sabbia capace di inficiare questa straordinaria testimonianza di fratellanza territoriale. Già, perchè il 25 di gennaio è esattamente un mese prima delle elezioni politiche. Mi direte: che c'entrano i corsi di scherma col nuovo Parlamento? Di per sè nulla, sia chiaro. Ma forse c'entra qualcosa che la Vezzali - ossia la campionessa che viene a fare da madrina - sia candidata alle elezioni politiche. Anzi, per la precisione sia la capolista marchigiana della Lista Civica per Monti alla Camera dei Deputati. Certo i bambini non votano e pensano solo alla spada e al fioretto, ma altrettanto certamente votano le mamme e i papà che, magari, sono così indecisi sul da farsi che votare per una campionessa, alla fine, tanto male non fa e non butta. E siccome la Vezzali è una campionessa che ben conosce e apprezza le mille sfaccettature dello spirito olimpico, è facile che sia lei stessa a trovarsi a disagio al cospetto di persone che faticano a comprendere se devono considerarla la bionda fiorettista, la bionda capolista, o entrambe in straordinaria stoccata anfibia. Le soluzioni tampone sono sostanzialmente due: la prima è quella di posticipare il madrinaggio del corso fabrianese di scherma di un mese e un giorno, in modo tale che sulla sua venuta non si addensino sospetti di propaganda elettorale; la seconda è che Maria Paola Merloni inauguri il corso di fioretto - con la spada in mano - mentre la Vezzali ci spiega le recenti scelte industriali del gruppo Indesit. Uno scambio di ruoli davvero provvidenziale, perchè in quei termini non avremmo più dubbi su quale lista non votare.
18 gennaio 2013
Caso Best: modernità del conflitto e limiti dell'informazione
17 gennaio 2013
Merloni che non vende e Best che non si salva
| Operai in bilico sul futuro |
Ieri la Lista Civica per Monti si è presentata ai marchigiani. Alla conferenza stampa hanno partecipato, ovviamente, Maria Paola Merloni e Valentina Vezzali, il ticket rosa che guiderà le truppe montiane alla Camera e al Senato. Entrambe molto sorridenti ma l'un contro l'altra armate, come si addice a due primedonne costrette a condividere lo stesso spazio politico, la stessa compagine e gli stessi riflettori. MPM ha detto di aver lasciato il Pd perché il partito di Bersani è diventato troppo di sinistra, smarrendo l'identità riformista sulla cui base era stato fondato. Come se provare a essere semplicemente socialdemocratici non fosse l'equivalente ideale e ideologico dell'essere riformisti. Enigmi culturali irrisolti degli imprenditori prestati alla politica. Ma la Merloni ha parlato anche di altro, di una scelta fondamentale per il destino e il futuro del nostro territorio e cioè che Indesit non sarà venduta a qualche grosso player internazionale del bianco ma resterà saldamente in mano alla famiglia Merloni, unita attorno a prospettive di crescita e sviluppo. E' la prima volta, da anni, che appare all'orizzonte la notizia in controtendenza di un'azienda importante che resta invece di chiudere baracca e burattini e trasferire le produzioni in qualche paese in cui i lavoratori possono essere utilizzati come carne di porco. E certe notizie possono anche essere il propellente psicologico per ricominciare a guardare il futuro con occhio meno incupito. Conta poco, se non in termini di curiosità politica, che la ritrovata armonia in casa Merloni sia stata annunciata proprio in contemporanea con la conferenza stampa di presentazione della lista Monti. Il Professore ci ha messo forse lo zampino? Può darsi. Certo è che la coincidenza temporale ha colpito tutti. Intervistato da questo blog Maurizio Benvenuto, pochi giorni fa, aveva parlato di una lista Monti pronta a mettere radici sul territorio. Operazione alquanto difficile se MPM avesse dato il benestare alla vendita della Indesit. Oggi quella contraddizione tra volontà e realismo sembra essersi risolta grazie a una scelta industriale che sembra legata anche a considerazioni di natura politica. Risolta positivamente grazie alla politica e al centro montiano? Poco male. Per ora.
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Sempre più drammatica invece la situazione alla Best. Il presidio operaio e il confronto di ieri in Confindustria non pare abbiano spinto l'azienda a modificare la decisione granitica di procedere al taglio massiccio di posti di lavoro. La motivazione del pareggio di bilancio da ottenere subito suggella la natura di un management aziendale che pare esprimere una concezione stile mattatoio dei valori economici. E ha probabilmente ragione il sindacato quando sostiene che 125 esuberi su poco più di 300 lavoratori equivalgono a una vera e propria scelta non dichiarata di chiusura degli impianti. In compenso ieri sera sono giunte le parole di solidarietà del Vescovo di Fabriano Mons.Veccerica, che se non cambiano lo scenario di certo tolgono i lavoratori della Best da un isolamento frutto anche degli atteggiamenti assenteisti assunti dalla classe politica locale. Il vero problema è che, a questo punto, il tavolo negoziale non ha alcuna possibilità di decollare perché mentre i lavoratori hanno il disperato bisogno di un accordo l'azienda si trova esattamente nella condizione opposta e può opporre, al fronte sindacale, un argomento che, in tempi di crisi, è capace di far breccia e dividere i lavoratori: meglio dichiarare la resa salvando il salvabile che difendere un principio generale e chiudere la baracca. Sappiamo bene che quando hai ceduto una prima volta, come avrebbe detto Cicerone, hai creato il precedente e dopo qualche mese l'azienda ti farà cedere per la seconda volta, mettendo a segno la chiusura finale. Accettare la politica degli esuberi proposta in questo giorni significa quindi dilazionare l'agonia e poi, magari, rivendicare come una vittoria del sindacato quella che sarà soltanto una dismissione a rate dei lavoratori e della produzione. E siccome non sussistono le condizioni minime per un negoziato sensato ed efficace l'unica alternativa reale è l'occupazione della fabbrica, garantendo la produzione finché possibile - perché il blocco della produzione sarebbe un grande alibi per l'azienda - ed evitando, con la presenza fisica, il trasferimento materiale degli impianti. Si tratta di una scelta sindacale difficile e complessa, che va gestita da quadri responsabili più ricchi di sangue freddo che di passione, da una politica capace di garantire un cordone di partecipazione solidale e da una comunità territoriale in grado di trasferire calore e sostegno alla lotta. Una combinazione di fattori difficile da realizzare ma a questo punto indispensabile. E' l'unica e l'ultima scelta possibile. Si arriverà a questo per salvare tanti posti di lavoro e la vita di tante famiglie? Temo di no ma spero, senza crederci neanche un po', davvero di si.
16 gennaio 2013
La lezione della Best e il mutismo dei candidati
p.s. in compenso ha preso posizione a favore degli operai il consigliere regionale Dino Latini. Di Fabriano?Nooo!Di Cerreto? Noooo! Di Genga? Noooo! Di Osimooooooo!!
15 gennaio 2013
La storia della Best in una sola storia
| Enrico Morettini, operaio Best e sindacalista della Fiom |
Per qualche giorno abbiamo tenuto il riflettore accesso su spezzoni ed esponenti della borghesia locale, affascinato dal moto politico e dalle traiettorie del potere. Una borghesia serena e appagata, ignara di crisi e disagi, che ha in mente di dare ordine sociale al caos, convinta che una giusta lontananza dai problemi prosciughi l'animo e dia l'oggettività con cui il chirurgo lavora di bisturi. L'interrogativo amletico è solo se candidarsi e con chi e quale posizione occupare in lista perché pure da lì si deduce il rango politico acquisito. Ma questo è il lato oscuro, the dark side of the moon. Poi c'è la politica che sconfina fin dentro la vita, quella che comporta un investimento psicologico dal quale ci siamo faticosamente emendati ma di cui sappiamo subito riconoscere l'impronta e il lessico familiare. L'ho ritrovata stamattina sulle pagine locali dei quotidiani, nella foto che ritrae uno degli operai della Best costretti ad azioni estreme ed eclatanti per salvare il posto di lavoro, lo stipendio e la dignità che serve per andare avanti. Quell'operaio si chiama Enrico Morettini. L'ho conosciuto a metà degli anni ottanta quando, da studenti delle superiori, ci affacciavamo alla militanza politica tra coloro che furono ribattezzati i "ragazzi dell'85". Io simpatizzavo per il Pci e lui per Democrazia Proletaria. Lui un ragazzaccio rumoroso e fragoroso, con dentro l'anima la quantità di follia erasmiana necessaria a creare il clima propizio; io più introverso, silenzioso, individualista di pancia seppur cartesiano di cervello. Ed era questa diversità radicale di carattere a concederci quel sapore fraterno che alimenta l'empatia tra gli inconciliabili. Poi, come è naturale, ognuno ha preso la sua strada. A lui è toccata la fabbrica e il volerci stare da protagonista attraverso la Fiom, un sindacalismo su misura per uno come lui. Un destino che non credo abbia subito come una diminuzione di sè ma scelto come la modalità più fervida per essere coerente con i propri ideali di gioventù e la sorridente passione per un comunismo libertario che esisteva solo nei suoi sogni. Ieri era ad Ancona, costretto dalla circostanze e dalle scelte di una multinazionale a trasformare i vecchi giochi e le antiche scelte di adolescente in un Armageddon personale ed esistenziale. E nel guardare la foto me lo sono figurato almeno mezzo metro avanti agli altri colleghi: un po' per gioco - perchè, come cantava Bennato, ogni favola è un gioco - e un po' per sopravvivenza; un po' per la vita e un po' per il gesto; un po' per il futuro e un po' per ciò che eravamo. Ti auguro di farcela compagno Morettini. The Best.
14 gennaio 2013
Un nuovo episodio nella grande saga del centro
13 gennaio 2013
Lo scontro al centro che rimette in moto la politica
Un tempo il centro politico era un luogo immobile e tolemaico. E i fabrianesi lo sanno bene, visto che del centro hanno conosciuto una versione di lungo corso e di indubbio successo. Ma adesso qualcosa è cambiato. Anche nella nostra città. Non per una critica proveniente dall'esterno, dalla destra o dalla sinistra, ma dall'interno, come effetto dello sparigliamento montiano, che ha costretto un'intera area politica a mettere in agenda la propria autoriforma. Per ora abbiamo capito, dalla viva voce di uno dei protagonisti locali, che la Lista Civica Monti non sarà un'aggregazione elettorale transitoria, una coalizione yogurt con data di scadenza, ma un vero e proprio partito politico, fondato sul patto tra quel che resta della borghesia e quel che resta della classe operaia. In pratica una Democrazia Cristiana rinnovata ma sempre interclassista, con l'I Phone al posto dell'aspersorio e una visione tecnocratica che subentra al permanente e sotterraneo clericalismo del vecchio partito cattolico. Questo disegno, per la natura materiale e ideologica che lo connota, non potrà che risucchiare nella sua orbita l'Udc fabrianese. Il partito di Casini può percorrere due strade: restare quel che è ora - ossia una confederazione di piccoli potentati individuali attivi nelle frazioni - ed essere assorbito dalla lista Civica per Monti recitando, al massimo, il ruolo di cespuglio subalterno. E questa sarebbe la soluzione più rapida e indolore per il centro a trazione merloniana. Oppure giocare da potenza a potenza e in termini paritari con la componente merloniana. E forse è anche per questo che Viventi ha puntato su Ottaviani alla Camera, collocandolo al quarto posto della lista, ossia in una posizione di tutto rispetto. In questo senso, come si diceva prima, il mandato di Ottaviani è molto chiaro: garantire l'autonomia dell'Udc rispetto a Maria Paola Merloni e rinnovare il partito per contendere, alla ex deputata del Pd, l'egemonia sul nuovo centro. Primum vivere deinde philosophari. Questa prospettiva di rinnovamento dell'Udc ha però bisogno di un accordo tra Ottaviani e Galli, perchè avere in uno stesso partito due rinnovatori spinti che non si accordano può determinare squilibri profondi e sicuri insuccessi. Basti ricordare, in grande, lo scontro che oppose Eltzin e Gorbaciov e la gara a chi dei due fosse più riformista, drammaticamente conclusasi con una nuova glaciazione politica. Da questo punto di vista non è un caso che proprio stamattina l'assessore Galli abbia dichiarato alla stampa di voler incontrare uno ad uno i cinquemila disoccupati e cassintegrati fabrianesi. Una sfida stakanovista che farebbe sorridere se non fosse direttamente connessa a un evidente messaggio di presenza e a una ambizione di leadership sui nuovi processi che coinvolgono il centro politico fabrianese. Comunque vada Udc e Lista Civica per Monti sono condannati a convivere e, alla fine, a fondersi in un unico soggetto. E questo, in prospettiva, significa che non sarà più automatico e scontato l'asse Pd - centro per il governo della città, perchè avremo un centro che potrà allearsi con la destra del Pdl o con la sinistra del Pd, caratterizzandosi come ago della bilancia ed elemento strategico di aggregazione. Piaccia o meno questo scenario rimette in movimento la politica fabrianese scongelando, in una prospettiva di governo locale, i voti della destra e restituendo al Pd un profilo più nettamente di sinistra. Per ora il centro ha fatto la prima mossa, ma siccome la politica è innanzitutto "sistema" è probabile che queste elezioni politiche costituiscano un'occasione per ricostruire una destra forte e una sinistra meno silenziosa e dorotea. E se fossi nei panni di Sagramola inizierei a girare col corno rosso e il nano che fa gli scongiuri.12 gennaio 2013
Ad oggi Casoli e Merloni i fabrianesi eletti
Nel pieno di questa continua altalena di candidature, per le elezioni politiche, forse è utile approfittare dello stacco del fine settimana per fotografare lo stato dell'arte e capire come sta evolvendo la situazione politica locale. Per prima cosa le certezze: Francesco Casoli è capolista al Senato del Pdl e quindi entrerà per la terza volta a Palazzo Madama. Idem con patate per Maria Paola Merloni, capolista della Lista Civica per Monti e quindi sicuramente eletta. Per lei si tratta di un debutto al Senato che, per via dei problemi di omogeneità del risultato legati ai premi di maggioranza su base regionale, diventerà la vera fossa dei leoni del nuovo Parlamento. E' di ieri sera, invece, la notizia della candidatura di Ottaviani alla Camera per l'Udc. Una candidatura che non ne prefigura l'elezione, ma che si caratterizza come mossa direttamente finalizzata a un mutamento degli equilibri interni all'Udc e come linea difensiva da cui partire, subito dopo le elezioni poliliche, per avviare un'aspra guerra di posizione coi merloniani della coalizione montiana. Sempre meno probabile risulta, invece, la candidatura di Urbani alla Camera per il Pdl, perchè senza posizioni di testa disponibili nella lista berlusconiana la sua rischia di essere non tanto una candidatura di servizio o di bandiera, quanto un'operazione sacrificale - la terza in due anni - cpace di eroderne ulteriormente la credibilità e il ruolo politico locale. Più complessa, invece, la situazione delle due candidate del Movimento 5 Stelle. Fino a qualche settimana fa erano date entrambe per certe, perchè i sondaggi assicuravano almeno tre deputati e un senatore al movimento di Grillo. La discesa in campo di Monti, le primarie del Pd e il ritorno prepotente di Berlusconi, abbinati alla radicalizzazione estremista del 5 Stelle stanno invece cambiando, pure da noi, lo scenario e i rapporti di forza. In questo senso pare sempre più improbabile che i grillini possano eleggere più di due deputati nelle Marche. Il che lascerebbe fuori dalla Camera Patrizia Terzoni. Ma pare che nelle ultime ore sia a rischio pure l'elezione, data da tutti per certa, di Serena Fucksia al Senato, nonostante la posizione da capolista. Si sta infatti verificando una stabilizzazione al ribasso del Pd nei confronti della lista Monti, a cui cederebbe uno scranno senatoriale, e, in parallelo, una nuova spinta che si addensa attorno al Pdl - dopo la performance di Berlusconi da Santoro e la conseguente mobilitazione dell'elettorato del centrodestra - che potrebbe far scattare il secondo senatore nelle Marche al Popolo delle Libertà. Il che, in una visione complessiva del risultato, metterebbe a rischio proprio l'elezione della Fucksia. Insomma, ad oggi i due eletti sicuri sembrerebbero Casoli e Merloni. Ma di doman non v'è certezza.11 gennaio 2013
Ottaviani candidato e l'OPA sull'Udc
Quel che dovrebbe fare l'Asse delle Serre
- Sviluppare un'azione propedeutica di conoscenza sulle modalità di lotta adottate dagli operai ternani della Tyssen quando l'azienda decise di riportare in Germania alcune produzioni di acciaio. Giusto per capire quali sono le lotte che portano risultati
- Dichiarare uno sciopero generale territoriale perseguendo, per una volta, obiettivi di adesione totale
- Incatenare Sagramola e Alessandroni nudi ai cancelli della Best - immagine già di per sé terribile - chiamando immediatamente una troupe di Sky Tg 24, approfittando del fatto che una delle inviate del telegiornale è una nostra concittadina
- A telecamere accese incendiare simbolicamente - ad uso della telecamera - il pneumatico di un autoarticolato, in modo tale da restituire un'immagine di conflitto perché quel che conta è l'immagine non la realtà
A quel punto, complice anche la campagna elettorale, interverrebbe il Governo a riportare la calma e l'ordine, utilizzando qualche palata di euro come ammortizzatore sociale aggiuntivo. Perché solo l'intervento del Governo può riequilibrare i poteri contrattuali, fornendo un'alternativa possibile e plausibile alla delocalizzazione delle imprese locali. E' solo fantascienza e fantapolitica?
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