15 ottobre 2015

La sentenza su Ardo tra la Casa di Ester e il Big Mac di Via Dante

 
Mentre la città sogna improbabili rilanci con la Casa di Ester e s'incaponisce a confondere Mc Donald's e bonifiche, sulla comunità incombe il pronunciamento definitivo della Corte di Cassazione in merito alla vendita della Antonio Merloni a JP Industries.

Per evitare l'ennesima caduta collettiva dal pero, quando l'argomento tornerà di stringente attualità, può essere utile rammentare qualche passaggio e riepilogare sommariamente l'accaduto.

Nel mese di settembre del 2013 la sezione fallimentare del Tribunale di Ancona - nella persona del giudice Edi Ragaglia -  accoglie il ricorso presentato da un pool di banche creditrici, annullando la vendita della A.Merloni a Porcarelli perchè "il perimetro della cessione" del ramo d'azienda a JP era viziato da uno "sconto" improprio praticato sul valore di venedita. 

Nella vendita a Porcarelli era stata, infatti, riconosciuta una previsione di redditività negativa (badwill) di quattro anni, nonostante la normativa vigente sulla cessione di aziende in amministrazione straordinaria prevedesse, inderogabilmente, un badwill di due anni

Questo dimezzamento aveva determinato un valore dell'azienda pari a 12,2 milioni di euro. Da qui la cessione a JP per circa 10 milioni di euro. In realtà, Il ricalcolo del valore - applicando la norma dei due anni di badwill - secondo la perizia del consulente allora nominato dal Tribunale, si si sarebbe dovuto atetstare intorno ai 54 milioni di euro. Un valore cinque volte superiore a quello della vendita realizzata

Rispetto alla sentenza del Tribunale fu esercitato il diritto a ricorrere opposto ma nonostante le pressioni della politica e i provvedimenti ad aziendam ottenuti da alcuni parlamentari - finalizzati ribaltare il pronunciamento del Tribunale - nel mese di aprile 2014, il Tribunale del Riesame conferma l'annullamento della vendita, rimarcando la solidità giuridica delle valutazioni sviluppate in primo grado dal giudice Ragaglia.

A questo punto Porcarelli, sostenuto dalle organizzazioni sindacali e dalle istituzioni locali, decide di ricorrere in Cassazione, delegando alla Suprema Corte il compito di mettere il sigillo conclusivo su questa lunga e controversa vicenda.

Nel frattempo si mette in moto una frenetica diplomazia - tra Ministero delle Attività Produttive, banche, JP, parti sociali e istituzioni locali - con l'obiettivo di trovare un accordo tra Porcarelli e le banche capace di scongiurare una sentenza negativa della Cassazione che difficilmente ribalterà due gradi di giudizio, tra l'altro caratterizzati da sostanziale uniformità di vedute e di punti di vista giuridici.

L'accordo tra Porcarelli e le banche è ritenuto, dai soggetti coinvolti, una condizione necessaria per ottenere dalla Cassazione un pronunciamento positivo. Dal punto di vista giuridico - ma confesso la mia ignoranza in materia - la relazione diretta tra accordo con le banche e pronunciamento della Cassazione appare discutibile perchè sia il Tribunale che il Riesame hanno sancito e confermato l'annullamento della vendita della A.Merloni a JP Industries per violazione di una norma e un accordo tra privati (banche e JP), a lume di ragione e di buonsenso se non in punta di diritto, non può certo rappresentare una sanatoria rispetto alla violazione di una legge e a un procedimento in corso.
 
L'accordo tra Porcarelli e le banche dovrebbe basarsi su un valore compensativo rispetto aii dieci milioni di euro pagati per l'acquisizione e il valore degli asset (54 milioni) stabilito dal perito nominato dal Tribunale di Ancona. E 44 miioni di euro, di questo tempi, non sono esattamente bruscolini.
 
Ora, se l'accordo viene raggiunto e la Cassazione ribalta il giudizio espresso nei due gradi precedenti, JP dovrà dimostrare non solo di avere un Piano industriale ma anche l'impossibile, ovvero che si può essere competitivi in un settore ad elevata concentrazione come quello elettrodomestici anche senza un'adeguata dimensione, ossia una delle ragioni strategiche per cui una multinazionale seppur tascabile come Indesit è stata acquisita da un player come Whirlpool.
 
Se la Cassazione confermasse, invece, il pronunciamento dei due gradi precedenti si creerebbe una situazione paradossale con un Porcarelli parte lesa che avrebbe tutto il diritto di chiedere i danni e una Antonio Merloni rimessa magicamente in mano ai commissari e riportata all'epoca dei bandi internazionali. Con effetti deflagranti e paradossali sulla condizione dei lavoratori messi in mobilità, sul TFR di chi non è stato riassunto da JP, in relazione ai macchinari venduti e alla tutela patrimoniale della Antonio Merloni.

Insomma, comuqnue vada ci troveremo davanti a un groviglio di problemi, a uno gnommero gaddiano che farà tremare le pareti della Casa di Ester e toglierà sapore al Big Mac trangugiato a Via Dante.
    

11 commenti:

  1. ottimo punto della situazione.Ti domando: cosa è meglio secondo te per la città?

    RispondiElimina
  2. Ottima analisi. Mi domando come possono il ministero ma soprattutto i sindacati appoggiare la soluzione Porcarelli priva di piano industriale sapendo tutti bene che a Natale ci sarà il tana libera tutti e Porcarelli mago del gioco delle tre carte sarà libero di fare ciò che vuole libero ormai dei 700 operai?
    Forse costruirà auto elettriche come va raccontando nei bar!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quel che colpisce di più in questa ingarbugliata storia è il comportamento asservito dei sindacati, portavoce ufficiale di porcarelli : anche qualche giorno fa un esponente della triplice nostrana lodava il PIANO INDUSTRIALE di Porcarelli. Anche i sassi sanno che NON C'È NESSUN PIANO INDUSTRIALE. A dirlo candidamente al bar è lo stesso Porcarelli che aggiunge anche che a lui dei 700 non gliene può fregare di meno. Perciò svegliamoci tutti quanti. Se non ci credete andate a farvi un giro al bar la mattina a cerreto e lo sentirete con le vostre orecchie. Porcarelli non è certo la vittima di tutta questa storia ma colui che sta cercando di guadagnarci di più. Non a caso al mise non sono stupidi.

      Elimina
  3. Simonetti quando scrivi che la città sogna, evidentemente parli di quei fabrianesi che hanno i soldi per dormire tra quattro guanciali e hanno così pelo sullo stomaco che non sono scalfiti dal rimorso e dal senso di colpa per le loro cazzate, o magari sono ancora storditi dal costosissimo pacco che gli hanno rifilato con la mostra su Giotto. Riguardo alle opere donate al Comune da Ester Merloni non si capisce se siamo di fronte a una mostra oppure a un ampliamento della Pinacoteca e non si capisce cosa succederà dopo la chiusura annunciata il giorno 8 novembre.
    Come al solito, Comune se ci sei batti un colpo!

    RispondiElimina
  4. ".....se l'accordo viene raggiunto e la Cassazione ribalta il giudizio espresso nei due gradi precedenti", la JP licenzierà tutti i dipendenti e si terrà i 54 mln di asset: macchinari (parte già venduti), stabilimenti, attrezzature, impianti proprio perchè non ha un "Piano industriale" e non "può essere competitivi in un settore ad elevata concentrazione come quello elettrodomestici".
    Maurizio Corte

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bravo sveglione, non ci vuole mica un genio per arrivare alle tue stesse conclusioni

      Elimina
  5. La casa di Ester...l'unica forma di rilancio sarà con le case chiuse

    RispondiElimina
  6. io mi auguro che se la cassazione non smentisce i due gradi di giudizio precedente, qualcuno (i commissari in precedenza nominati) sia chiamato a rispondere del proprio operato e se ha sbagliato paghi. anche se siamo in Italia ed è molto difficile che questo avvenga. si prospetta la solita porchetta.

    RispondiElimina
  7. dipende se ZIO ha voglia di tirare fuori altri soldi.....

    RispondiElimina
  8. certo è che hanno fatto un casino immenso.. vendere un'azienda del valore di più di cento milioni a Porcarelli per 10 milioni........praticamente rivendendo i macchinari che PORCARELLI...INTESO COME ESIMEC..gli aveva venduto, ne ha guadagnati almeno il doppio.
    E poi cosa avrebbe venduto??? roba non ancora sua??

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il genio dei metalmezzadri si palesa in operazioni del genere. Trattano industrie come se fossero polli da vendere al mercato. Ripeto, è questo il punto più alto dell'intelligenza di fattori che dai campi migrano all'industria e pretendono di fare come quando sedevano sul trattore.

      Elimina

Sarà pubblicato tutto ciò che non contiene parolacce, insulti e affermazioni discriminatore nei confronti di persone