Fabriano è stata per lungo tempo l’epicentro economico delle Marche, con le grandi aziende del bianco prime in tutte le classifiche dimensionali
e di fatturato, col suo distretto delle cappe
aspiranti capace di concentrare sul territorio gran parte della produzione mondiale
e la cartiera Miliani, ricca di
prestigio internazionale e di storici specialismi. Questa concentrazione di
potere reale – conseguito nonostante la sfiga geografica, il destino
pedemontano e un’infrastruttura viaria da transumanza– ha fatto della città
della carta un’enclave presuntuosa,
una repubblica d’entroterra capace
di governare un territorio vastissimo e di esprimere parlamentari, ministri,
governatori di regione, presidenti di provincia e assessori di ogni risma, fino
a determinare un sovrapposizione quasi plastica di forza economica e influenza
politica. Un “potere di fatto”,
indipendente da qualsiasi riconoscimento ufficiale di ruolo, che invece di
creare rispetto ha indispettito il resto della comunità regionale, che negli
anni d’oro del merlonismo si limitava a esprimere una deferenza condita d’invidia e un risentimento destinato a
ingrossarsi e cumularsi nel tempo. La crisi della Ardo, l’implosione del distretto
metalmeccanico e la vendita della Indesit alla Whirlpool hanno modificato nel
profondo la geografia socioeconomica di
Fabriano e la percezione del suo ruolo nel contesto complessivo della Regione.
Una trasformazione di scenario rapida e imprevista, un cataclisma che ha colto
tutti di sorpresa, lasciando un certo
potere politico privo di quella copertura economica che era necessaria per
poter esercitare un’egemonia incontestata. Le vicende di questi giorni, il
conflitto che si è aperto tra Spacca e il resto del Pd e la bocciatura di
Sagramola vanno viste all’interno di questa dimensione economica e sociale.
Bloccare il terzo mandato di Spacca non è, quindi, soltanto un legittimo
desiderio politico di rinnovamento del governo regionale, ma anche l’azione propedeutica necessaria per
togliere definitivamente a Fabriano ogni ambizione di primato e sancire il
definitivo tramonto della sua antica centralità. Si tratta di un ridimensionamento che è nell’ordine delle
cose e che, in qualche modo, concorre a rigenerare equilibri regionali di nuovo connessi al peso reale delle
comunità e delle loro economie territoriali. Il problema è che il superamento
di una Regione Fabrianocentrica avverrà
in forma traumatica e senza fare prigionieri, ossia chiudendo il rubinetto delle risorse destinate al nostro territorio
e restituendo la città, già colpita dalla crisi economica ed occupazionale, al
suo destino originario di zona periferica e di comune di confine. E a quel
punto non ci sarebbe nulla di catastrofico nel chiedere l'annessione all’Umbria a cui ci accomuna
morfologia, deindustrializzazione, terremoti e bisogno di riconversione turistica.
16 settembre 2014
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
La cosa che preoccupa è il desiderio di rivalsa, se non addirittura di vendetta, di personaggi politicamente insulsi, che fino ad oggi si sono macerati nella convinzione che non la loro pochezza, ma la forza economica della famiglia Merloni, fosse la causa del loro mancato successo politico. Lasciare le Marche per l'Umbria? Perché no? Il vero problema tuttavia sono due regioni talmente piccole e con strutture di PA talmente grasse e sovradimensionate che il vero "colpo d'ala" sarebbe fonderle insieme. Meglio ancora sarebbe chiuderli in tutta Italia questi baracconi. O no?
RispondiEliminaIl regionalismo e il decentramento sono le più grandi delusioni del nostro ordinamento amministrativo. Regioni con poteri enormi, strutture e indebitamenti abnormi.
RispondiEliminaDalle fonti allegate, la Regione Marche sembra avere 1195 dipendenti,
RispondiEliminaquindi solo 4/5 volte il personale di un Comune, tipo Fabriano.
www.regione.marche.it/Portals/0/trasparenza/dati_inf_personale/dotazione%20organica/dipendenti%20tempo%20indet_1_6_2014.pdf
(Quando ci arriveremo mai ad averci certe liste nella trasparenza....)
Quando i commenti anonimi sono civili e riflessivi sono ben contento di pubblicarli
RispondiEliminaandiamo in Umbria?, ma si, siamo solo a 9 km. ma siamo sicuri che loro ci vogliano? io non sono sicuro, anzi.
RispondiEliminaanche io avrei i miei dubbi
EliminaCerto che prima la decisione di candidare Sagramola alla presidenza della provincia e poi la decisione di defenestrarlo dovrebbe indurre il diretto interessato ad una riflessione e poi a rassegnare le dimissioni da sindaco di Fabriano perché se non lo vogliono gli stessi compagni del PD e gli altri sindaci della provincia non vedo perché debba restare proprio a Fabriano dopo tutti i problemi che come sindaco non è capace di risolvere proprio nella sua città . Saluti UU
RispondiEliminaAggiungo una domanda al PD relativa al Presidente del consiglio comunale di Fabriano: anche lui fa parte del gruppo Marche 2020 ?
RispondiEliminaFavorevole,cosI' quelli di "UN AMICO IN CITTA'" farebbero meglio ad accompagnare i turisti a Gubbio.........
RispondiEliminaGian Pietro, non pensi che se dovesse accadere ciò, si darebbe la possibilità a Spacca di candidarsi per il terzo, quarto e forse il sesto mandato? Anche lui diventerebbe umbro. Deve solo cambiare il nome alla lista: Umbria 2020 Ricomincio da 3.
RispondiEliminaSpero che le tue farneticazioni non avvengano mai e poi mai Simonaisss ti vuoi dare la zappa sui piedi? Finiti i delfini tanto vale che questo paese scompaia e poi se scompare sotto l'Umbria sará ancora peggio hai visto in che disastro vive Perugia? Vuoi dargli addosso in tutti i modi ma quello che tu auspichi è l'apocalisse. Voto Simonaisss = uccello del malaugurio
RispondiElimina