Ieri Francesco Casoli ha rilasciato una lunga intervista al Corriere
Adriatico, in stile tipicamente casoliano: epigrafica, tambureggiante e secca come un ramo. Il Presidente di Elica, affrancato dagli
obblighi di prudenza e mediazione della politica attiva e del ruolo senatoriale,
si è preso la libertà di ipotizzare una sponda
critica a Spacca, alternando giudizi severi, ironici elogi al surfista che
sa scegliere e cavalcare l’onda e una cognizione
minimalista del Governatore in carica, inquadrato come candidato senza
alternative seppur incartato dal decennio di governo. Insomma, il meno peggio
che passa il convento in un momento in cui il sistema marchigiano d’impresa
vive una stagione difficile e non fa più quadrato, come un tempo, attorno alla
linea centrista e tecnocratica di
Spacca. L’intervista di Casoli si colloca, quindi, in una linea del dialogo di
cui si era già colto il simbolismo quando Spacca, qualche settimana fa, decise
di partecipare alla cerimonia per l’inaugurazione di Via Ermanno Casoli. Sono, quindi, lontani, per non dire remoti, i
tempi della polemica dura sulla vicenda Ardo, quando tra il Governatore e il Presidente di Elica si approfondì una linea di
faglia che li vide più rivali che sodali rispetto allo sviluppo di quella
crisi infinita e tuttora senza soluzione. In questo senso va colto anche un
elemento collaterale del dialogo, un dettaglio che si colloca ben oltre il
ruolo dei due protagonisti e cioè la tutela
degli interessi di Fabriano. Non si tratta, ovviamente, di un richiamo
sentimentale - perché la tutela di una comunità e di un territorio non si fa
con le partite del cuore – ma di mantenere in piedi un canale di relazioni con la Regione e con tutto ciò che ruota
attorno ad essa – a partire dalla sanità
- che verrebbe immediatamente e violentemente ostruito qualora Spacca venisse
liquidato dalla congiura in atto nel PD. In questo senso l’intervista di Casoli
contribuisce a rimescolare le carte, ad aprire un dialogo senza diplomazie parallele tra le istituzioni regionali e una
parte del mondo dell’impresa “biologicamente” ostile alla sinistra, e a promuovere
una risposta unitaria rispetto agli interessi di Fabriano. Questa convergenza
tra “carissimi nemici” è un dato di fatto che può non quadrare ai puristi del
conflitto politico, ma di certo costituisce uno degli elementi di struttura di
un’agenda regionale che, nei prossimi mesi, dovrà emanciparsi dall’attuale
gioco di fiction e diktat. Un gioco
in cui Fabriano, stavolta, rischia di rimetterci il collo e una fetta di culo.
Saperlo per tempo magari non aiuta, ma di certo non guasta.
29 settembre 2014
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Simonetti sei politicamente e umanamente stronzo ma ci capisci
RispondiEliminaUmanamente ti sbagli di grosso. Politicamente può anche darsi
RispondiEliminaNon è che Simonetti sia divenuto istruttore di Orienteering ?
RispondiEliminaNo tranquillo. Semplice narratore
RispondiEliminaA proposito di entità biologicamente ostili ai piani industriali e ai lavoratori, a Gaifana, quello che resta dei lavoratori (di quello che resta della J&P), stanno bloccando i cancelli della fabbrica per evitare che escano, per l'ennesima volta, i macchinari venduti all'estero. Forza Paris! Sogni d'oro Fabriano!
RispondiEliminaA Fabriano al massimo si riuniscono per bere Tavernello davanti al bancomat della Banca Toscana.
Elimina