22 ottobre 2012

FaVriano tra parricidio e fratricidio

Il Consiglio Comunale di sabato e lo scivolone mediatico di Confindustria Ancona di ieri rischiano di offrire, al giudizio dei cittadini, una vista eccessivamente semplificata sullo stato dei rapporti tra politica e impresa nel nostro territorio. Infatti, non è in corso alcun processo di bolscevizzazione della giunta Sagramola e nessuna trasformazione di Confindustria Ancona in organizzazione radicale della rappresentanza imprenditoriale. Insomma, chi immagina un Sagramola in basco, stella rossa e sigaro cubano pecca di ingenuità visionaria, così come chi crede che Confindustria, governativa e contrattualista per vocazione e cultura, possa trasformarsi, di colpo, in un avamposto di rottura e conflitto con le istituzioni. La vera sfida, che forse non è emersa con sufficiente chiarezza dopo il Consiglio Comunale di sabato, in realtà riguarda i fabrianesi, il loro rapporto con la politica e la loro capacità di sfrondare, nell'approccio al sistema d'impresa, quell'elemento di ammirazione, stupore e subalternità che ne ha segnato a fondo i comportamenti, l'identità e l'autopercezione. Anche se, per ragioni facili da comprendere, è poco gradito il rimando storico, occorre inquadrare una tradizione faVrianese di rapporti triangolari tra politica, cittadini e imprese. Fabriano è stata, essenzialmente, una signoria economica, un assolutismo non illuminato che, senza eccezioni di autonomia, ha accorpato istituzioni, politica e società civile in una forma di totalitarismo blando ma occhiuto. Ma attenzione! Fabriano non ha subito questa situazione ma l'ha alimentata col consenso, dando per scontato che la politica, le giunte e i consigli comunali fossero dirette emanazioni del potere economico, appendici naturali del marchio di fabbrica. Come ho detto sabato mattina, intervenendo in Consiglio comunale, le imprese del territorio non hanno fatto niente di strano rispetto a questa lunga vicenda: abituate a convocare non hanno accettato di essere convocate dalla politica, perché - visto l'andazzo cinquantennale - è come se gli addetto al magazzino avessero provato a mettere sull'attenti il consiglio di amministrazione. Per questo la rivendicazione di autonomia, incarnata dalle parole di Sagramola, è solo il preludio della necessaria separazione tra economia e politica, una lacerazione iniziale di quel cordone ombelicale che invece di proteggere la comunità la sta strangolando. Il punto chiave, quindi, non è alimentare un solco incolmabile nelle relazioni tra politica e impresa a Fabriano, ma aiutare la formazione di un clima di autonomia totalmente estraneo alla cultura locale. Per riuscirci sono necessari alcuni presupposti: innanzitutto una cittadinanza capace di consolidare una società civile - che non ha mai attecchito - fatta di associazionismo, di iniziative autonome e di attività che nascono dal basso, aiutando la formazione di uno spirito critico diffuso, capace di incidere sulle decisioni politiche e di vigilare sull'attività degli organi rappresentativi; e in parallelo una politica che migliora in qualità e autonomia, una politica che studia, allarga la visuale e fa della competenza - non solo amministrativa ma di visione e di intuito - lo strumento essenziale di emancipazione dai poteri economici e di autorevolezza nei confronti dei cittadini. Quanto accaduto sabato non è di certo una pietra miliare nella vicenda della nostra città ma può essere l'occasione per dare concretezza al parricidio. Ha scritto Umberto Saba in Scorciatoie e Raccontini: "Vi siete mai chiesti perché l’Italia non ha avuto, in tutta la sua storia - da Roma ad oggi - una sola vera rivoluzione? La risposta - chiave che apre molte porte - è forse la storia d’Italia in poche righe. Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi. Romolo e Remo, Ferruccio e Maramaldo, Mussolini e i socialisti, Badoglio e Graziani… “Combatteremo - fece stampare quest’ultimo in un suo manifesto - fratelli contro fratelli”. (Favorito, non determinato, dalle circostanze, fu un grido del cuore, il grido di uno che - diventato chiaro a se stesso - finalmente si sfoghi). Gli italiani sono l’unico popolo (credo) che abbiano, alla base della loro storia (o della loro leggenda), un fratricidio. Ed è solo col parricidio (uccisione del vecchio) che si inizia una rivoluzione. Gli italiani vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli."
    

8 commenti:

  1. Simonè hai ragiò....qualche responsabilità ce l'avemo tutti....

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    1. Soprattutto quanno avemo votato chi ha fatto 'sto macello !!!

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  2. dobbiamo essere più esigenti perchè una cattiva politica è figlia di una cattiva società

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    1. Comunque alle ultime elezioni un pò di risveglio da parte di una buona parte della popolazione c'è stata, vista la trombatura di alcuni dinosauri della vecchia giunta e l'entrata di prepotenza del Movimento 5 Stelle e del Polo 3.0 (che non dimentichiamoci ha fatto eleggere il consigliere che ha ricevuto più preferenze ed è under 30).

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  3. Ripercorriamo storicamente la commistione imprenditoria - politica.
    Nel dopo guerra la DC si affidò a dei referenti territoriali. Parte della impresa pubblica venne utilizzata come serbatoio di voti ecco perchè tutta fallimentare e per quel che riguarda la grande impresa privata per esempio Mattei fece da volano a Merloni. Merloni crebbe grazie alla politica, funzionale all'accesso a certe porte. Forlani pensò ad Ancona. Ecco che così si costruisce consenso. Poi cominciò a prendere piede oltre alla fame di potere anche l'avidità e così nacque l'esigenza della costruzione dei fondi neri. Questi erano e sono funzionali per la classe politica e per i paradisi fiscali. Un sistema che per certi versi ha funzionato fino a quando si rispondeva solo a livello Nazionale. Ed ecco le vecchia scuola Democristiana che non vuole capire che oramai questo sistema è obsoleto. Nei salotti giusti erano d'obbligo un Cardinale (IOR) - un Politico - Un faccendiere o imprenditore e solitamente un banchiere. Magari anche qualche capitano. Bè difficile da descrive in 4 righe.

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  4. Interessante analisi. C'è da dire che un popolo si ribella nel momento in cui non ha più nulla da perdere. Bene o male, invece, qua tutti hanno da difendere ancora il proprio orticello e parlo di livello nazionale (figuriamoci a livello locale). Finché "il padre" concede ancora qualche beneficio, difficilmente "i figli", pur nella difficoltà, uccideranno il padre, visto che uno dei proverbi tramandati dai saggi dice: chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova.

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  5. Ricordatevi di quelle poltrone vuote quando uno o due di quelli che dovevano poggiarci il sedere verranno a chiedervi il voto tra pochi mesi

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  6. Tra un par de mesi annamo a chiede l'elemosina altro che voti! Sveglia!

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