UNA PROSPETTIVA DISFATTA
I sindacati chiedono garanzie sulla vendita di Indesit, perchè sanno che contrattare sul lago Michigan è più complicato che sfiaccolare al Mise. La politica si rode ma senza pathos e costrutto sul che fare, indecisa su come mettere sotto spirito e tutela quei livelli occupazionali che generano voti e garantiscono incarichi pubblici. La città, dal canto suo, si piscia addosso le prime domande non ìnfantili attorno a una prospettiva industriale allegramente disfatta - in un'atmosfera di indifferenza anguriata e porchettara - in poco meno di un decennio.
GIANO BIFRONTE: MERLOSTALGIA E MERLOFOBIA
Insomma, sussistono tutte le condizioni di anomia acuta e di smarrimento collettivo necessarie per riprodurre una nuova faziosità passatista, tutta incentrata su un neomerlonismo raffigurato in forma di Giano Bifronte: da un lato la "merlostalgia" di chi sogna un eterno ritorno della Famiglia, magari nella forma questuante di un obolo milionario donato alla città come corrispettivo di lunghissime e antiche fedeltà o come elargizione una tantum rispetto al nuovo corso familiare incentrato su una rendita aristocratica che subentra all'investimento borghese; dall'altro i nuovi adepti della "merlofobia", scienza triste animata da delusi che si arrovellano - fino alla gastrite cronica - per il silenzio della Famiglia sul lavoro e sul territorio, al punto di coltivare anche un'improvvisa damnatio memoriae e di confondere imprenditore e benefattore, capitalista e filantropo.
DAL CAPITALSIMO PRODIANO ALLA GOVERNANCE GLOBALIZZATA
Il punto vero però che è Merlostalgia e Merlofobia sono categorie della subalternità e del risentimento. I Merloni hanno trattato e gestito la vendita del proprio pacchetto azionario senza cedimenti affettivi e sentimentali, collocandosi all'interno di un processo valutativo di pura e semplice valorizzazione delle quote di capitale di rischio che avevano deciso di cedere. Il risultato finale non esprime, quindi, nulla di scandaloso e drammatico ma configura un cambio di paradigma, con una struttura di governance anglosassone e globalizzata che subentra al capitalismo relazionale, familiare e prodiano che aveva trovato nel merlonismo un punto alto di realizzazione e di sintesi.
IL CAMBIAMENTO E LE ZONE DI COMFORT
Il cambio di paradigma delinea una linea di demarcazione netta tra il prima e il dopo. Il merlonismo è durato quasi quanto il socialismo reale e, anche per questo, serviranno anni per diluirne la memoria, sedarne le nostalgie e addolcirne le fobie cumulate dalla metà del Novecento ad oggi. Ma questa comunità non può permettersi il lusso di vivere a lungo con la testa voltata all'indietro. Per questo è fondamentale fare subito i conti con la realtà, ossia prepararsi a un profondo cambiamento, senza aggrapparsi alla formula difensiva e perdente delle garanzie calate dall'alto. Perchè se sono finite di colpo alcune calde e rassicuranti zone di comfort è altrettanto vero che è giunto al capolinea anche quel sottile senso di oppressione e di controllo sociale, che ha permesso ai fabrianesi di vivere nella bambagia ma senza mai la libertà di guardare oltre il naso e più in là portafogli.
LA STORIA SI RIPETE...E CI FREGA
Ieri sera discutevo con un amico della foto allegata a questo post; una foto che fa riferimento alla liberazione di Fabriano del 13 luglio 1944 ad opera dell'VIII armata angloamericana. Una bandiera a stelle e strisce sventola dal balcone del Palazzo Comunale. Sono trascorsi esattamente 70 anni e la bandiera americana, come dentro un eterno ritorno, è tornata a sventolare in città. Come tanti altri giovani e meno giovani fabrianesi ci fu un tempo in cui credemmo che per liberarci dal potere dei Merloni ci fosse solo una possibilità: essere comunisti. Invece la storia, ancora una volta, si è rivelata ironica e beffarda, perchè a farci chiudere i conti con la Famiglia non è stata la bandiera rossa venuta dall'Est ma quella a stelle e strisce degli amici d'oltreoceano. E anche questo è cambiamento e contrappasso.
Con loro alla guida sarebbe stato il buio....la scelta era " mamma li turchi... faccie a mandorla gialle o l' americani a stelle e striscie" Gli americani alla fine erano i meno peggio...e poi non credo che vengano a spendere 758 milioni di euro, oltre 1000 milioni di dollari per chiudere tutto tra qualche anno....quale senso avrebbe avuto????? A fabriano speriamo che tenga l' ultimo dei Merloni e le cartiere...poi sarebbero veramente cazzi amari!!!!!!!!!
RispondiEliminaSicuro che gli americani siano i meno peggio? Informati a Cassinetta d'Adda
EliminaDopo aver letto il primo commento mi sono toccato i c.........i Saluti UU
EliminaFrancesco Merloni e quanto voi che tene, Paolo quanto sta a fare come Andrea? Le cartiere, è possibile lo smantellamento e il trasferimento delle macchine a Verona? I cappari vanno veramente bene? Credete che qui ci vuoglia altro? Cosa serve?.
Eliminache i livelli occupazionali, e i poli industriali di Melano e Attiggio siano a forte rischio , lo si legge nelle recenti manovre di razionalizzazione industriale che la whirlpool ha messo in pratica negli ultimi anni, concentrando produzione e ricerca a Varese,come , d'altro canto , questa cessione possa in un qualche modo fare tornare il Fabrianese in una dimensione un po più terrena, non più protetto a prescindere dalla Famiglia, sarà costretto a rimettersi in gioco seriamente , e non solo ogni qual volta si avvicini la data di scadenza della cassa integrazione, e tutto questo potrebbe accelerare quel progetto di rilancio e riconversione che negli anni nessuno è stato in grado di promuovere ne tanto meno di attuare, il pressoché totale taglio del cordone ombelicale dalla famiglia Merloni potrebbe , certamente dopo un periodo di smarrimento, rinvigorire e finalmente portare ad agire, anzichè continuare a svivacchiare in attesa del grande ritorno!! ( Antonio Merloni np.) che ancora in molti aspettavano, probabilmente obbligherà gli amministratori locali a politiche di salvaguardia locale e occupazionale sul territorio, fino ad oggi delegate al buon cuore della Famiglia , insomma se il vecchi detto " tutto il male non vien per nuocere" ha un fondamento, probabilmente Fabriano farà da cartina di tornasole per dimostrarlo!! M.D.
RispondiEliminaGame over. Fatevene una ragione, fabrianesi coglioni.
RispondiEliminaAdesso non è piû tanto figo lavorare alla Indesit è voi che ve credevate fra cazzo impiegatucci stile anni 80. Do annate tutti all' Asur o in Comune? Li è gia pieno. Tutti super snob adesso vedremo di che pasta è fatta sta città.
RispondiEliminaIn politica tutti in politica!!!
RispondiEliminaL'unica cosa positiva che ha portato sta crisi è stata riportare il fabrianese medio al contatto con la realta
RispondiEliminacommento da wall.street.italia.
RispondiEliminaR.I.P. Fabriano
La morte di una città e del suo interland.
Tutti lavoravano da Merloni , i famosi metalmezzadri. Ora non c'è più nulla, una città DISTRUTTA.
La bomba detonerà anche su altre città e paesi delle mie stupende MARCHE: Matelica, Arcevia,.... e pure in Umbria, con Gualdo e Nocera che già da tempo sono state travolte.
Ecco cosa accade agli imprenditori troppo legati al PD.
Le stesse teste hanno governato la regione, attraverso il loro DIPENDETE, Gianmario SPACCA, noto lavoratore del Gruppo Merloni, ora presidente della regione da 3 legislature e pronto alla quarta.
Povera la mia regione!!!!!
La prossima a saltare è Banca Marche, DISTRUTTA per smembrarla e comprarla per 4 bocchi.
Ma dai, che è tutto stò pessimismo: dopo il basket in serie A avremo la NBA!
RispondiEliminaPurtroppo l'indesit sta facendo la fine di Antonio merloni (ARDO) Si è montato un grande gruppo sulle spalle di molti lavoratori che hanno lavorato una vita con coscienza e paghe al minimo(metalmezzadri = paghe al minimo,tanto cianno la terra ) purtroppo, come in tutti gli organismi, con il tempo sono cresciuti sempre più i parassiti (=leccaculi e impiegatucci sfaticati e INCOMPETENTI che se non stavano da merloni nessuno li avrebbe assunti)che hanno succhiato il sangue fino a indebolire il grande gruppo.Aggiungiamoci la malattia cronica portata dalla classe dirigente ultima (= 4 figli viziati e 1 A.D. che non si è mai mosso da Indesit,tuttaltro che Guerra Caio ecc..) e il risultato è alquanto scontato.
RispondiEliminaAnzi aggiungerei che non è poi cosi normale,perche assassinare un'azienda in questa maniera, forse non è poi cosi' _normale_ questa grande azienda a fatto storia nel modo in cui è nata,e purtroppo farà storia anche nel modo in cui è morta.
Mi fanno specie quelli del PD che vanno predicando ottimismo e speranza, so tutti piazzati in banche Mts Indesit comune regione e grazie al cazzo che siete ottimisti! Ma il comune mortale?
RispondiEliminaSimonetti adesso finita la fissa Merloni cosa scriverà non avrà più spunti.
RispondiEliminaTe piacerebbe è!!!!! Adesso inizia il bello!!!!
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