intervento dell'Architetto Giampaolo Ballelli
L'ANALISI DEI
LUOGHI
I giardini
pubblici, i cosiddetti “polmoni verdi” della città, sono soprattutto “spazi di
relazione”, cioè luoghi che permettono di incontrarsi, di scambiare e
confrontare le idee, di riposare, di giocare; in una parola di socializzare.
Gli spazi di relazione sono così frequenti nella città antica (piazze, oratori,
porticati, bar e sale di ritrovo), quanto assenti in quella moderna. Belli e
polivalenti nella prima, quanto sciatti e monovalenti nella seconda. Con la
città nuova, costruita con l’inurbamento impetuoso della rivoluzione
industriale, lo spazio fu "zonizzato" con precise funzioni. Al pari del
lavoratore, che da artigiano capace di fabbricare l’oggetto finito si trasformò
in operaio addetto ad un'unica attività ripetitiva e alienante, la città
moderna abbandonò la versatilità del passato per specializzarsi in “zone”. Una
zona per la produzione, una per dormire, un'altra per studiare, una per
commerciare. Anche il centro storico fu identificato come zona; la cosiddetta
zona “A”. Un area che dovrebbe avere particolari tutele, anche per la salute
dei residenti, ma a Fabriano come altrove questo viene disatteso. La città
moderna crebbe a dismisura e divenne in pochi anni volumetricamente
maggioritaria. Per la sua mancanza di bellezza si coniò un nuovo termine
“periferia”. L’urbanistica contribuì ad adattare l’orologio biologico
dell’individuo ai processi della razionalizzazione produttiva. Negli anni
sessanta e settanta, il boom economico e la deregulation speculativa fecero
carne di porco della pianificazione. Tra queste due diverse entità urbane
troviamo particolari “spazi di relazione”; i primi giardini pubblici. Posti tra
il centro storico e lo sviluppo caotico della città industriale nascono a
cavallo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Cerniere di verde che collegano
il solido fronte urbano della città antica alle incerte trame viarie di quella
moderna. Possono essere i magnifici parchi delle residenze aristocratiche di
Roma o Firenze (salvati dalla speculazione edilizia che avrebbe presto
devastato il territorio) piuttosto che il “ring” di Vienna. Urbanisticamente il
ring viennese è, per genesi, il più simile ai giardini fabrianesi. Ricavato
dalla trasformazione di una fascia di terreno lasciata intorno al cuore antico
della capitale austriaca per esigenze militari (ring appunto) che, esaurita la
funzione di difesa, divenne un formidabile asse infrastrutturale. Un viale
elegante, con giardini e monumenti, musei e piste ciclabili. Anche a Fabriano
con i medesimi scopi militari già nel XIV secolo era prevista una fascia di
terreno non edificabile che cingeva le mura della città, il pomerio. Lo statuto
cittadino vietava di costruire o piantare alberi, consentendo solo di coltivare
orti. Uno spazio aperto, privo di qualsiasi riparo utile a chi avesse mosso
l’assedio alla città. Nei primi anni del XX secolo gli antichi fossi di difesa
furono interrati e i fabrianesi, meno lungimiranti dei viennesi, edificarono
allegramente senza un progetto di città. Lo spazio fu sciupato tra gli anni
trenta e sessanta del secolo scorso, ma in parte anche di recente, con la
scelta poco felice di costruire la nuova sede del comune. Se lo spazio del
“pomerio” fosse stato rispettato ora avremmo anche noi un piccolo “ring”, un
anello verde intorno al centro con un viale, parcheggi e servizi. Per fortuna
non tutto fu perso, qualcosa si salvò. In parte sul lato nord ovest e nord est
di Fabriano, grazie alla presenza ingombrante del fiume Giano, in parte per la
lungimirante scelta delle amministrazioni comunali dei primi anni del novecento
che fecero nascere i primi giardini pubblici. Il Regina Margherita e i
“giardinetti di porta Pisana”. Spazi di verde che hanno visto tempi e
manutenzioni migliori tuttavia, nonostante i problemi, luoghi che rimangono
deputati alle relazioni, al relax, alla convivialità, al gioco.
Su queste aree
avere norme precise non è sbagliato. La natura stessa di uno spazio di
relazione, collettivo e polivalente, necessita, al di là della buona
educazione, della protezione di un serio ed articolato regolamento. Altra cosa
prevedere un proibizionismo “tout court”. La mia generazione ricorda bene il
divieto di giocare a pallone sul prato dei giardini, ed il grido di allarme
passato alla storia: “busso ecco a Pecorello”. Il simpatico giardiniere del
quale si favoleggiava sequestrasse i palloni per poi bucarli tra le urla di
sgomento ed il pianto dei discoli . . . . .
IL PROGETTO
In questa crisi
economica, che pone il peso maggiore sulle spalle dei più deboli, non possiamo
interdire gli spazi di relazione comune come è stato fatto con l’intervento sul
loggiato San Francesco, un percorso urbano multi livello scippato alla comunità
con la posa in opera di cancellate in stile carcerario che disonorano il nostro
senso civico e la capacità delle istituzioni di controllare il territorio. La
bellezza e la vivibilità di una città, il suo favorire le relazioni con la
presenza di questi luoghi sono una garanzia di equità sociale e di democrazia.
Camminare o sostare nel loggiato San Francesco non è un reato, gli atti
vandalici si. Chi si macchia di comportamenti incivili va punito severamente,
non si punisce una intera collettività incolpevole. Andare in bicicletta nel
parco non è un attività illecita, se ci sono stati comportamenti avventati e
piccoli incidenti questi vanno regolamentati, non si chiudono i giardini. Da
queste riflessioni nasce l’idea di realizzare una pista ciclabile interna ai
giardini Regina Margherita. L’esecuzione è tecnicamente possibile e con un
investimento di modesta entità. Basterà delineare a terra, sui vialetti
asfaltati esistenti, il tracciato.
IL TRACCIATO
Un'apposita segnaletica orizzontale e
verticale distinguerà la pista ciclabile dal percorso pedonale. Un piccolo
circuito interno a senso unico della larghezza, nei tratti più stretti, di un
metro. Lo spazio minimo occorrente per i due sensi di marcia e di cm. 160
quindi, per non togliere troppo spazio al percorso pedonale ed escludendo opere
con costo ed impatto maggiore, il senso unico pare scelta equilibrata. Un
circuito a forma di “otto” con la parte minore che corre intorno allo chalet e
quella maggiore che arriva fino alla vecchia area giochi con diversi punti di
ingresso e di uscita per i ciclisti. I due anelli a senso unico si incroceranno
tra lo chalet e il monumento ai partigiani. Nella vecchia area giochi,
all’altro estremo del parco, esiste già uno slargo asfaltato e non utilizzato.
Questo sarà utilizzato da arrivo - partenza e potrà essere attrezzato con una
rastrelliera per la sosta delle biciclette. Il circuito così concepito avrebbe
uno sviluppo di circa mille metri, poca cosa rispetto ai 1.200 chilometri di
piste ciclabili che offre la città di Vienna, ma un inizio per la nostra
Fabriano. La mini pista ciclabile tracciata con opportuna segnaletica stradale
a terra, avrà una corsia di marcia con freccia direzionale e simbolo della
bicicletta, degli stop, le strisce per gli attraversamenti pedonali, i tratti
dove sarà possibile sorpassare o quelli con limiti alla velocità. Un intervento
che avrebbe anche un forte risvolto didattico.
IL GIOCO SANO CHE COSTA POCO
Una piccola pista ciclabile ai
giardini Regina Margherita consentirebbe di praticare un gioco sano, che
costringe i giovani al movimento ed insegnerebbe come la bicicletta sia un
mezzo di trasporto che deve rispettare tutte le regole del codice della strada.
L’opera, esclusa la rastrelliera di sosta per le biciclette, da un primo
computo metrico estimativo redatto con il prezziario regione Marche avrebbe un
costo intorno ai 3.500 – 4.000 euro, mettendo in conto qualche piccolo imprevisto
il tutto è realizzabile con 5.000 euro.
Ottimo Ballelli ma ho paura che sia troppo lungimirante come progetto per essere capito da questi mediocri cementificatori.
RispondiEliminaE' n'idea del cazzo nun me piace sci capitu fra mo te si fissao che ai giardini ce devi anna co la vicicletta devi fa el progetto pe la pista ciclabile su tutta la città no l'anello de mastro frodo po sta che nun capite che c'avete le recchie pe sparti le recchie. Ma sci proprio te lo fa fa che ce armagnate tutti sopra allora al posto de quello dchigo de piscina ce progetti un bel ristorante a baita.
RispondiEliminaQuoto la parte sul magna magna.
Eliminaun attimo che provo a fare un esperimento!! me sò d'lopinion ca in tel zarden us debba andaj coi propri piè e cun al bizicletti! lìè onna question d'educazion ed cunvivenza zivil.... poptrei continuare così ma poi non ci capireste un gran che !! ma traduco volentieri, io penso che ai giardini si debba andare sia a piedi che in bicicletta , è una questione di educazione civile, interdire uno spazio pubblico a una determinata categoria a favore di un'altra è un soppruso, perchè se volgiamo dirla tutta , oggi si discriminano i bambini sopra i 6 anni di età , perchè ritenuti " pericolosi terroristi a 2 ruote" si potrebbe allora interdire i giardini a parecchi anziani, perchè sputano continuamente per terra etichettandoli come " pericolosi portatori di germi" , ma stiamo scherzando!! la repressione , e i più anziani lo dovrebbero sapere bene, non ha mai portato a nulla di buono!! è necessario altresì riprendere a insegnare ai nostri figli che quando si divide uno spazio pubblico si deve portare rispetto per gli altri avventori, se non sbaglio dovrebbe chiamarsi EDUCARE , perchè se un bambino fa lo slalom tra le persone o le corse con la bicicletta quando il giardino è affollato, non è una questione di età ma di educazione impartita!! e io mi sono già rotto un tantino le scatole di dover spiegare a mio figlio che non potrà più entrare nel giardino in bici perchè il sindaco ha deciso di punire tutti i bambini per colpa di pochi, solo perchè è incapace di pensare ad un provvedimento diverso, magari che instauri un controllo all'interno dei giardini, anche solo per renderli un tantino più sicuri per tutti. quindi ben vengano progetti come quello di Ballelli, che permettono di fruire di uno spazio pubblico a tutti i cittadini e non solo a una determinata categoria!!! M.D.
RispondiEliminaLo sceriffo Sagramola a me piace e adesso cari colured un bel giro di vite anche per voi sequestro dei proventi di elemosina e di parcheghiatori abusivi. RIPRISTINO DELLA LEGALITÀ ATTRAVERSO LA REPRESSIONE ma ve lo ricordate una volta come si diceva SCI NON TE LI DA TU PADRE DU VOCCATONI TE LI DO IO CUSCI IMPARI!!!
EliminaIl progetto di Ballelli è intelligente. Si potrebbe realizzare, oltre che ai Giardini, anche al circuito della zona stadio, dove tanti pedoni avrebbero diritto ad entrare legittimamente (e non come adesso, con i sensi di colpa perchè sulla carta è riservato alle sole biciclette).
RispondiEliminaPEDONI E BICICLETTE POSSONO CONVIVERE SEMPRE, basta mettere ordine e spendere qualche soldino.
Ma quale senso di colpa.Io ci vado sulla pista ciclabile,basta avere il buon senso di correre e camminare sul ciglio desto così non intralci chi vuole andare in bici...Poi per i fanatici che vogliono correre c'è la strada.....
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