L'ACCORDO IN BILICO
Il passaggio di proprietà della
Indesit lascia insoluta una questione che sta diventando il punto focale della
riflessione di tutti i soggetti coinvolti, ovvero la validità del Piano
industriale inglobato nell’Accordo sottoscritto da azienda, sindacati e Governo
il 3 dicembre 2013 (clicca per il testo dell'accordo del 3 dicembre 2013).
L’accordo definisce la dislocazione delle produzioni nei singoli siti produttivi,
la specifica degli investimenti del periodo 2014-2016 per tipologia d’intervento
e stabilimento, l’impegno delle istituzioni e le modalità di gestione degli
ammortizzatori sociali, a partire dai contratti di solidarietà.
ESIGIBILITA' E FORZA LEGALE
Le
organizzazioni sindacali e le istituzioni locali sono naturalmente preoccupate
dall’esigibilità dell’accordo, ossia se esso verrà rispettato e applicato
anche in presenza di un fatto nuovo, come il cambio di proprietà recentemente
verificatosi in casa Indesit, che modifica in termini radicali lo scenario e la
prospettiva in cui quell’accordo si colloca. Si tratta, quindi, di una
questione assai delicata, innanzitutto dal punto di vista giuridico, perché occorre
capire la forza legale dell’accordo sottoscritto e quali conseguenze si possano
determinare nel caso in cui una delle parti contraenti decidesse di svincolarsi
dai propri impegni.
LA TENTAZIONE DI WHIRLPOOL
Gli interrogativi sono diversi: ad esempio se Whirlpool
decidesse di non riconoscere l’accordo del 3 dicembre 2013, determinandone di
fatto la decadenza, sarebbe comunque confermato il ricorso agli sistema di ammortizzatori
sociali? In quel caso Whirlpool avrebbe tutto il vantaggio di procedere
a una rottura perché avrebbe mani libere su Piano industriale e investimenti,
godendo dell’oggettivo e allettante vantaggio di ammortizzatori sociali che
consentono un taglio del costo del lavoro in grado di garantire un recupero
immediato di redditività. In questo senso la forza di Whirlpool risiede nelle
difficoltà strutturali del territorio e del Paese perché senza ammortizzatori
sociali si porrebbe nuovamente la questione dei 1400 esuberi, nei confronti dei quali, è bene ricordarlo,
Indesit aprì una procedura di mobilità giusto qualche giorno prima che il
Governo di facesse carico – attraverso gli ammortizzatori sociali – di una
quota consistente del costo del lavoro dell’azienda.
LA NATURA DEL PIANO INDUSTRIALE
Inoltre c’è da considerare
un altro aspetto e cioè che non esiste una norma specifica che possa imporre
una continuità tra il Piano Industriale della Indesit e quello di Whirlpool. Ma
che cos’è un piano Industriale? Sostanzialmente si tratta di un documento che
ha l’obiettivo di attrarre investimenti e di definire le strategie più efficaci
per generare valore per gli azionisti. Il Piano inquadra l’azienda all’interno
del suo settore di appartenenza e dell’ambiente competitivo, e
illustra le intenzioni del management relative alle strategie competitive
dell’azienda, alle azioni che saranno realizzate per raggiungere gli obiettivi
strategici e alle stime dei risultati attesi. Ma se questa è la sua natura
riconosciuta e intrinseca, è del tutto evidente la possibile non esigibilità della
parte di accordo relativa alla dislocazioni delle produzioni e degli investimenti.
Se il Piano formulato da Indesit dovesse coincidere con i disegni strategici di
razionalizzazione della multinazionale americana, allora l’accordo risulterà
probabilmente esigibile quanto meno per i prossimi tre anni; diversamente nisba, perché in un sistema di libero mercato politica
e sindacati non possono imporre, a un’impresa, vincoli di gestione relativi
alle strategie produttive, commerciali e di investimento senza cadere in un dirigismo economico senza basi legali che può solo determinare una rapida e e
comprensibile fuga di capitali. Ma è davvero così complicato e blasfemo raccontare
ai lavoratori e ai cittadini queste verità basilari?
Probabilmente bisognerebbe interrogarsi sulla capacità di un sistema di libero mercato di garantire posti di lavoro in questo paese nel momento storico attuale.
RispondiEliminaNB
Finalmente qualcuno che chiarisce la natura gestionale e non legale di un Piano Industriale
RispondiEliminaCARO Gian Pietro ne complicato ne blasfemo... semplicemente politicamente scomodo.. soprattutto in campagna elettorale pre regionali, visto l'impegno profuso dall'attuale presidente di regione Spacca !!!! impegno che mi lascia ancora molteplici domande rimaste senza risposta, una su tutte ,che centra un presidente di regione nella trattativa di compra vendita tra due soggetti privati? perchè l'amministratore delegato Whirlpool è andato a trattare le condizioni di acquisto nei palazzi della regione , e in assenza del venditore o di un suo rappresentante? penso che questi quesiti rimarranno senza risposta e io nella mia ignoranza!!! Muratori Davide
RispondiEliminaLa maggior parte della gente si è rotta i coglioni di vedere sprecate risorse per l'assistenzialismo a fondo perduto !!! I fabrianesi prima criticavano con la puzza sotto il naso i meridionali assistiti, ora sono che sono diventati come loro, cosa fanno? Mendicano e piangono l'aiuto di 4 politicanti di merda?
RispondiEliminafra 6 mesi sarà il caos
RispondiEliminaMagara
EliminaPenso che il piano industriale concertato qualche mese sia chiaramente in mano alle decisioni della nuova proprieta' quindi quello che ne sara' lo sapremo solo tra qualche tempo. Ma credo anche che una societa' come Whirlpool non abbia investito tutti quei soldi per delocalizzare Indesit ne tantomeno per chiuderla. sicuramente ci sono valori che non conosciamo come brevetti, nuove tecnologie e nuovi prodotti pronti ad essere messi in produzione e che daranno valore aggiunto notevole. Non ci resta che aspettare ma nel frattempo penso sia essenziale che tutti siano ben disposti all'arrivo della nuova proprieta' smettendo di fare moniti o altro in modo che sia incentivata ancora di piu' ad investire sul nostro territorio.
RispondiEliminafinalmente uno con raziocinio!
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