Con la fine della cassa integrazione straordinaria e l'ingresso nel sistema della mobilità dei circa 1.500 lavoratori ex Ardo non riassorbiti nell'operazione JP Industries, si chiude una lunga vicenda territoriale segnata da un'industralizzazione felice e senza fratture.
La mobilità è una sorta di miglio verde, un percorso conclusivo che accompagna i lavoratori verso un destino professionale che deve essere ricostruito in toto e individualmente, senza sostegni pubblici e sponde sindacali; un percorso modulato su base anagrafica che ammorbisce l'impatto ma non scalfisce la sostanza dura del problema, ovvero 1.500 disoccupati.
Si tratta di un numero di persone enorme, che provengono da una cassa integrazione lunga che ne ha ossidato le professionalità e reso obsolete le competenze; un impoverimento che rende difficile qualsiasi ipotesi di ricollocamento, specie in una fase di crisi profonda che ha sbilanciato il rapporto tra domanda e offerta di lavoro e ha generato un "esercito di riserva" che spinge sempre più al ribasso le condizioni contrattuali e di lavoro.
Considerate le condizioni economiche del territorio fabrianese e la capacità di assorbimento del sistema d'impresa locale, si profila - nel giro di due o tre anni - un tracollo degli indicatori economici e del potere d'acquisto dei fabrianesi, a fronte di una spesa pubblica comunale costretta a trasferire risorse dagli investimenti al sociale, nonostante la diminuzione delle entrate e il taglio dei trasferimenti statali.
I rischi che si addensano all'orizzonte, e che colpevolmente fingiamo di non vedere, non sono soltanto di origine materiale ma anche di natura psicologica, perchè il crollo del "PIL locale" non modifica soltanto lo stile di vita ma consuma anche gli elementi motivazionali legati al rapporto col futuro, al desiderio di costruire una prospettiva personale e familiare, all'ambizione di guardare avanti con serenità e fiducia.
Questo significa che è in gioco una corsa contro il tempo per evitare che si formino correnti di risacca e riflussi psicologici letali per la coesione sociale dei fabrianesi che già di natura tendono a un individualismo profondo, sospettoso e conservativo.
Fabriano va tenuta sveglia a tutti i costi, va sottoposta a scosse continue e presa schiaffi senza sosta perchè se prevale un certo sopore naturale si rischia una deriva irreversibile. In questo senso, nonostante il deficit di risorse disponibili, la politica municipale deve farsi carico di una funzione strategica di stimolo.
Servono decisioni giuste e frequenti, cambiamenti continui e la volontà quotidiana di trasmettere la sensazione che è possibile farcela. Qualsiasi soldato è, infatti, un potenziale disertore se sa che il destino della guerra è già scritto e i primi a prenderne atto sono quanti devono coordinare e dirigere le operazioni.
In questi giorni, tanto per dire, si è tornati a parlare nuovamente di chiusura del centro storico come di un'idea di cui è giunto il tempo. Bene: l'amministrazione comunale prenda posizione, qualunque essa sia, e si faccia carico di una decisione di lungo periodo, perchè rimandare è un po' morire e abbiamo bisogno, come l'aria, di colpi di frusta, di un buon clima di fiducia e di "emozioni amministrative". Tutto il contrario di quel che passa il convento. Amen.
Parto dall'ultimo punto, già nell'ultima seduta di consiglio comunale il Sindacotto ha definito il destino della richiesta popolare asserendo , sempre a mezza voce, affinchè un domani possa smentire, che a LUI il centro piace cosi'!!! ma la mia sensazione è che quasi sicuramente farà un regalo agli amici dei locali della movida, chiudendo a spot pezzi di vie di primaria importanza per la interconnessione di zone della città, costringendo a lunghi giri per i vicoli per raggiungere spazi altrimenti a non più di 50 metri, alla faccia della salvaguardia della qualità della vita dei residenti e delle attività!! ma si sa il sindaco si muove solo individualmente. il problema ARDO e fine dei giochi, è di una gravità che forse in pochi hanno ancora decifrato, , appunto perchè come detto benissimo da Gian Pietro la gente è soporiferizzata da ani di cassa integrazione che in un modo o nell'altro ha continuato a foraggiare il " benessere" cittadino, ma che contestualmente ha posto le varie amministrazioni al riparo di scossoni dettati da moti di rivolta, che già a Fabriano sarebbero una novità il solo pronunciarli, il problema principale è che non si è utilizzato questo lungo periodo per porre in essere tutti quegli strumenti per ricollocare l'economia cittadina, vuoi in ambito turistico, artigianale o neo-industriale, si è semplicemente lasciato scorrere il tempo, ora che le campane suonano a morto, tutti a correre per rianimare un cadavere, ma quello che si vede di nuovo sono solo locali atti nel tempo a creare proprio quelle situazioni di degrado socio psicologico che si descrive nel post, nulla di concretamente valido per cercare di porre ,una seppur flebile , lucina in fondo al tunnel . si richiama ad un dinamismo difficilmente riscontrabile in questa classe politica locale, una classe politica che da sempre tiene una velocità bradipoide , una classe politica non abituata a creare, ad ingegnare, ma suddita e perennemente in attesa di ordini, è come chiedere velocità, trasformismo dinamismo al David di Michelangelo. la speranza è che la scossa arrivi dal basso, dalla presa di coscienza anche da parte di coloro che fino a d oggi sono stati meno peggio, che è finito il tempo dello " speriamo che duri" e che finalmente anche questi cittadini ci aiutino a rianimare e svegliare questa città . Muratori Davide
RispondiEliminaChi ha messo nei guai la città non può coincidere con chi deve tirarla fuori. Finchè non risolviamo questa contraddizione c'è solo da aspettare il chioppo
RispondiEliminaFinora ciò che auspichi non è successo, anzi i soliti vecchi imbolsiti spingono perché non ci sia il cambiamento.
EliminaPurtroppo abbiamo ciò che meritiamo.... sempre ad additare chi sta in alto .... ma chi sta in alto sono 4 gatti, i cittadini migliaia... ma belare non costa nulla e fa da paciere per le nostre coscienze sopite, drogate ed assuefatte ad una situazione che in altri luoghi/stati o in altri tempi avrebbero fatto insorgere anche il più pacifico dei cittadini. Anche il non far sapere al soldato che la guerra è oramai scritta è un errore grossolano e madornale da evitare, o peggio un errore madornale che serve per far continuare a belare le pecore tenendole buone che continueranno a non fare nulla. E' la stessa medicina che ancora ci propinano da Roma. La ripresa ci sarà, è dietro l'angolo ... bisogna aspettare il 2015 per vederne i primi bagliori, il bello che nel 2013 dicevano che sarebbe stato il 2014 , ma tranquilli che nel 2015 ci diranno che sarà il 2016 e così via... aspettative che rabboniscono, che inducono a tornare a sonnecchiare in attesa di qualcosa che non ci sarà, ma guai a dirlo !!! Siamo malati terminali destinati ad una triste e mera fine, ma per rabbonirci basta la favola che presto guariremo, basta prendere l'amara medicina che vogliono farci prendere, che tiriamo la cinghia perché il guru e luminare della medicina ce lo impone per il nostro bene.... che dobbiamo fare i nostri compiti atti solo ad impoverire e declassare sempre più un' Italia che era vanto ed orgoglio in ogni parte del mondo e che tra poco si spartiranno a pezzi come fanno i corvi con un cadavere.... ma la colpa scusatemi, non è degli artefici di questo scempio.... ma di chi gli permette di farlo !!!!!
RispondiEliminaSe la ripresa sarà tra due anni, anche chi ha adesso 35 anni deve capire che se non ha specializzazioni eccellenti difficilmente si ricollocherà. Figuriamoci quelli più anziani.
EliminaLa colpa è solo nostra, hai ragione, di noi poveri cittadini, coglioni fino all'inverosimile.
EliminaChe tristezza questo tuo post, ma quanta verità, purtroppo....
hai proprio ragione !!!!! siamo una massa di pecore pigre che non vogliono vedere ne sentire !!!! tutti in attesa di soluzioni che dovrebbero cadere dal cielo!!!!! ragazzi svegliaaaaaaa !!!!! ma quale ripresa !!!!! questa e' la normalità .......ancora non ve ne siete resi conto? dobbiamo rivedere tutto !!! non meravigliatevi di quello che sto' scrivendo .....e' la verità !!!!
Eliminano... la ripresa non ci sarà tra 2 anni... era solo un modo di dire per puntualizzare che la data dell'ipotetica ripresa la rimandano di anno in anno per tenere accese le speranze e far star buoni noi... ci prendono per il naso per non dire peggio ma comunque temono la nostra reazione e allora ecco che accendono il lumicino che placa gli animi, che ci mette automaticamente in stand-by e noi li ancora pieni di speranze... Se dicessero la verità ( che basta poco per capire qual è ) forse il branco di pecore si sveglierebbe e questo non possono permetterlo. La ripresa con queste condizioni è purtroppo completamente impossibile !!! Le aziende in Italia sono costrette a chiudere o a delocalizzare, troppo fuori mercato per via della pressione fiscale e della burocrazia che le ingessa. Quindi il mercato del lavoro come fa a riprendersi ? Con le riforme che stanno attuando adesso all'art. 18 e via discorrendo ?? Ma per piacere... è come curare con l'aspirina quel malato terminale di cui sopra... seconda questione : chi viene ad investire in Italia ?? Chi è quel pazzo votato al martirio che verrebbe ad impiantare un azienda in Italia dove sei strozzato dal fisco quando puoi andare tranquillamente ad esempio sempre restando in Europa in Germania , in Inghilterra dove le tasse sono nettamente più basse.... per non parlare poi dei paesi dell'est .... Quelli che vengo a fare shopping qua da noi sono interessati solo ai marchi storici e blasonati... poi vedi cosa combinano o combineranno a breve... e noi continuiamo a brucare su un orticello oramai brullo con qualche ciuffò d'erba qua e la con la speranza di immensi prati verdi e rigogliosi che non ritorneranno mai più se continuiamo a fare appunto... le pecore....
RispondiEliminaAlle pecore basta il proprio orticello,chi ha orecchie per intendere......
EliminaEmigrare in massa?
RispondiEliminaNon resta altro da fare purtroppo la pura verità che molti creduloni non riescono ad accettare
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