Perchè sciogliere NCD aiuta la ZTL

Le parole timidine e diplomatiche utilizzate dall'NCD fabrianese per rimarcare una distanza netta dai vertici nazionali e regionali del partito, non sono sufficientemente ambigue e oscure per schermare il significato politico più profondo e clamoroso di questa presa di posizione. Di fatto la sezione locale del partito di Alfano non esiste più e i suoi esponenti - compresi i tre consiglieri comunali di riferimento - hanno ufficialmente dichiarato il "rompete le righe". 

Come direbbe un Bersani, la "ditta" ha chiuso i battenti ma il capolinea si era già intravisto qualche giorno nell'intervista rilasciata da Francesco Casoli al Corriere Adriatico; intervista in cui l'ex senatore del PDL e collante del centrodestra fabrianese, alle domande più direttamente politiche ha risposto reiterando un "io fo le cappe" che è sembrato una presa di distanza definitiva rispetto a qualsiasi tentazione di ripresa del proprio impegno politico. 

Con la decisione assunta dagli alfaniani fabrianesi, che dichiarano la volontà di focalizzarsi solo sul territorio, si determina una situazione politicamente nuova e interessante e cioè l'ampliamento dell'area civica, ossia di quella componente della società fabrianese che immagina il governo della città come esperienza condivisa, collettiva e trasversale. 

Alle elezioni comunali del 2007 il corpo elettorale si divise quasi esattamente a metà, con un centrosinistra attestato attorno al 45% e un centrodestra che, al primo turno, sfiorò il 50% dei consensi. Oggi quell'area moderata a Fabriano non ha più sigle, organizzazioni e bandiere di riferimento e questa fluidificazione rende ciascuno libero e solo, ovvero in grado di allearsi con altri cittadini d'altra ispirazione e provenienza sulla base di singole scelte ed opzioni e rispondendo agli imperativi di una individualissima coscienza civica e politica. 

Di fatto si assisterà alla nascita di un nuovo bipolarismo cittadino: da una parte un centrosinistra istituzionale che non incamera consenso in ragione di una certa qualità del fare, ma lucra sul valore aggiunto dei marchi nazionali e sul traino renziano (per ora); dall'altra una Fabriano magmatica, policentrica, popolata di molti leader e molte personalità libere e difficili da inquadrare, ma capaci di esprimere quell'innovazione politica e culturale che non riesce più a trovare cittadinanza nei partiti e negli spazi della mediazione istituzionale. 

In un'ottica di sistema è poco probabile che il centrosinistra possa permettersi il lusso di restare fermo, perchè la decisione dell'NCD elimina dalla scena una forza cuscinetto, ossia un soggetto d'opposizione incanalata e istituzionale, che consentiva alla sinistra di avere comunque un riferimento certo e riconoscibile dall'"altra parte". Adesso questa Fabriano magmatica e policentrica potrebbe trovare un punto di convergenza in quelle che vengono classificate come riforme a costo zero, ovvero azioni di cambiamento e miglioramento non soggette al tallone dei patti di stabilità e delle risorse finanziarie carenti. 

Negli ultimi giorni, tanto per dirne una, si è ripreso a parlare della chiusura del centro storico cittadino. Si tratta di una possibilità sostanzialmente matura, di una vecchia idea di cui è giunto il tempo e che non si è realizzata fino ad ora soltanto per ragioni di consenso politico e per cronica latitanza di coraggio. L'area civica che si allarga e diventa più grande e spaziosa ha una straordinaria occasione per aprire una discussione spassionata e libera su questo tema. 

In termini di fattibilità, condivisione e costruzione del consenso tra i cittadini perchè le cose cambiano quando è giunta l'ora e quando la scossa arriva dal basso. E' questa l'ottica del coinvolgimento ed è questo il gene della logica partecipativa. Concetti che occorre spiegare agli amministratori locali, tuttora convinti che partecipare significhi ricoprire di vernice al quarzo la pista una pista da ballo utilizzata in una sagra paesana.