15 settembre 2014

Un Sindaco è buono quando non può essere rieletto



A lanciare il sasso è stato un amico su Facebook, che ha postato un commento nel quale afferma che non darà più il proprio voto a chi ha già ricoperto una carica pubblica e si ricandida per il medesimo ruolo. Si tratta di una posizione saggiamente pessimista, che costituisce la reazione a quanto accaduto nella politica negli ultimi venti anni, con particolare riferimento alla vicenda politica ed elettorale degli enti locali. Nei primi anni novanta – a seguito di Tangentopoli e come effetto della fine delle grandi categorie di pensiero novecentesche – più o meno tutti fummo sedotti dalla cosiddetta politica di prossimità, ossia dall’idea che fosse possibile rimuovere le macerie ideologiche del secolo breve recuperando una dimensione prevalentemente locale del fare politica. Fu in quel contesto di brutale semplificazione e rimozione che trovò la sua ragion d’essere la trionfale “stagione dei Sindaci” quando - complici una legge elettorale incentrata sulla dimensione plebiscitaria del candidato vincente e una riscoperta del localismo territoriale di derivazione leghista - gli italiani si convinsero che la scelta del Sindaco fosse l’atto politico più rilevante e più denso di ricadute per i cittadini e per le famiglie. Nel giro di pochi anni si affermò e si diffuse una consuetudine che, mano a mano, venne inglobata nei ragionamenti politici come dato di natura, qualcosa di condiviso trasversalmente e a prescindere dagli schieramenti e cioè che al primo mandato elettivo dovesse per forza seguire una scontata riconferma, perché è il secondo giro che consolida quanto è stato seminato nel corso della prima esperienza di Sindaco. Questo modo di ragionare ha generato cariche e carriere politiche di lunghissimo corso che hanno agito come un tappo, determinando un livello minimo di turnover della classe dirigente e sovvertendo ogni previsione di efficacia e di efficienza del mandato. Quel che puntualmente si profila, infatti, è uno scenario talmente rituale nelle sue mille repliche territoriali, e senza sostanziali diversità di approccio tra sindaci di centrodestra e di centrosinistra, da configurare un vero e proprio modello di comportamento politico: il primo mandato si consuma in parte nel tentativo, spesso vano, di apprendere meccanismi amministrativi e schemi di funzionamento di una macchina pubblica letteralmente kafkiana, e in parte in un immobilismo decisionale dovuto alla necessità di non prendere posizioni divisive che possano intaccare la base dei consensi necessaria a garantirsi la rielezione. Una volta ottenuta la riconferma viene meno la cosiddetta “spinta motivazionale” e l’eletto traccheggia e giocherella in attesa di concludere la missione amministrativa, senza lasciare segno del suo passaggio, perché magari a fine corsa si profila un salto politico più prestigioso e remunerativo che, di certo, non trarrebbe vantaggio da una base elettorale urticata e imbufalita da precedenti decisioni o da azioni impopolari. Il sistema della scontata rielezione è, quindi, la migliore garanzia di enti locali governati male da una nomenklatura che ha un solo imperativo: durare. Abbiamo quindi bisogno come l’aria di candidati che, come atto politico e programmatico, escludano la propria ricandidatura. Un Sindaco che ha un solo mandato a disposizione sa che ha poco tempo per lasciare il segno. E, come si dice, il perder tempo a chi più sa più spiace. Un buon Sindaco che escluda dal proprio orizzonte una carica decennale sa che deve fare più cose possibile nei primi cento giorni, ovvero quando un primo cittadino fresco di nomina ma convinto di avere due giri a disposizione dedica il suo tempo ad eccitarsi pensandosi in fascia tricolore; ma sa anche che non può perdersi tra le sabbie mobili dei regolamenti, delle norme e delle procedure perché si tratta di attività mangia tempo che restringono drammaticamente l’azione politica e le decisioni strategiche. Ma più di ogni altra cosa un buon Sindaco che escluda dal proprio orizzonte una carica decennale, sa che può prendere le decisioni che ritiene necessarie alla comunità senza subire l’influenza delle mediazioni e dei veti corporativi. Per la semplice ragione che non ha più bisogno di quei voti e di quei sostegni in quanto non parteciperà più a quella gara politica. Quando c’è una volontà vera e profonda di cambiamento cinque anni sono un tempo sufficiente per prendere una città e rigirarla come un calzino. Dieci anni, invece, sono il lasso temporale di chi intende la carica elettiva come un modo per tenere caldo il proprio culo e anteporre un destino personale alle esigenze collettive della comunità. Da oggi in poi seguirò il consiglio del mio amico: non voterò e non sosterrò più nessun candidato Sindaco che non inserisca, nero su bianco, nel suo programma la volontà di non ricandidarsi più alla stessa carica per la quale concorre e chiede il consenso.
    

9 commenti:

  1. dando seguito a quanto scritto da Gian Pietro, dovrei dedurre che Sagramuntantoall'etto stia puntando drammaticamente ad una sua non ricandidatura, magari lo sta facendo inconsciamente viste le grezze che sta ammucchiando sotto la sua sedia, no perchè se il suo intento è quello di farsi rieleggere mi sa che non ha capito benissimo come si fa, per farsi rieleggere bisognerebbe, non dico farsi amare, ma quantomeno essere stimato dai cittadini, e lui certo non lo è, bisognerebbe mettere in primo piano l'interesse per il territorio in cui si esercita il mandato, seguendo attentamente gli andamenti socio economici cercando di porre strumenti di contrapposizione , e lui non lo sta facendo, bisognerebbe intrattenere rapporti a 360° con associazioni e comitati cittadini, e lui non sa nemmeno come si faccia, ma allora mi sorge spontaneo un quesito, se il suo intento è quello di essere rieletto, e ne dubito fortemente, come pensa di riuscirci? nello stesso modo in cui gli hanno fatto vincere le primarie nei confronti di una ben più qualificata Ruggeri? bhe in questo caso avrebbe dovuto tenersi buono il suo partito di riferimento, non metto di appartenenza perchè sarebbe un insulto alla parola stessa, e invece non è stato capace di fare nemmeno questo, e in virtù di questo ultimo passaggio sono curioso di vedere fin quando riuscirà a tenere compatta una giunta e un consiglio di maggioranza , dopo le esternazioni dei giorni scorsi una giunta tenuta insieme con lo sputo o col ricatto, consiglieri di maggioranza che già da tempo sono insofferenti allo stato di fatto in cui non possono operare, mica tutti per carità, troppa grazia, ma una spaccatura c'è, e allora qualcuno mi sa dire quale sia la strategia politica di questo sindaco, che tutto sa fare!!!!! tranne che il sindaco politico? perchè allo stato attuale l'unica cosa in cui sta riuscendo è quella di stare facendo sprofondare Fabriano negli abissi oscuri dell'anonimato sia industriale che politico, e non basta certo una mostra , seppur vincente nei numeri per ora, almeno dicono, per cambiare questo stato di fatto, quà se non si comincia a ragionare su ciò che conviene al territorio , tutto il territorio, e non solo ad una persona, tutto il territorio è destinato a sparire e con esso tutto ciò ceh ha rappresentato fino ad oggi. Muratori Davide

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  2. Caro Miura ,condivido il tuo post ma vorrei porre una domanda : nel caso in cui un sindaco faccia molto bene nei cinque anni del primo mandato io sinceramente gli darei la possibilità di ricandidarsi perché mi sembra logico dare fiducia a chi si è comportato bene e ha lavorato seriamente per i cittadini e per la città . Sbaglio? Squadra vincente non si cambia dice il proverbio. Forse oggi spontaneamente viene voglia di fare come dice quel cittadino ma ho la sensazione che questa proposta scaturisca dal fatto che troppo sindaci tirino a campare per salvaguardare la sua posizione e quella della coalizione dalla quale spesso scaturisce una giunta preconfezionata. Però se uno ha fatto veramente bene io gli darei una seconda possibilità . Saluti Urbano Urbani . p.s . Tranquilli che non parlo per me

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  3. La possibilità di ricandidarsi gliela dà la legge quindi la ricandidatura è pienamente legittimata dalla norma. Purtroppo l'esperienza concreta ha dimostrato che sono rari i casi di sindaci che fanno davvero bene. Quello che pongo è un problema politico perchè la questioe è quella che poni tu: troppi tirano a campare e rimandano le decisioni. E credo davvero che in 5 anni si possa fare una rivoluzione. ma forse sono condizionato dal nulla che vedo a Fabriano che solo formalmente ha un Sindaco

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  4. La verità è che non esiste o, sembra che non esista un personaggio adatto per fare il Sindaco di questa città. La verità vera sta nel fatto che le scelte ricadono sempre tra i soliti noti della politica locale.Gli stessi che per decenni hanno fatto della politica un mestiere, gli stessi personaggi oramai concussi con i poteri forti, gli stessi politicanti per una politica servilista, vecchia e priva di iniziative, con il solo fine di mantenere il loro flaccido culo sulla sedia.

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    1. Caro ancora anonimo visto che il blog desidera avere commenti firmati per favore apponi la tua firma .grazie saluti Urbani Urbano. Se poi ti sei firmato ma per fattori tecnici non compare la tua firma ti chiedo sin da ora scusa. Saluti UU

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  5. Il Monastico15 settembre, 2014

    Sia Giampietro che Urbano hanno ragione. L'obiettivo di bissare il mandato suggerisce una "pacatezza" nell'azione che inficia efficacia ed incisività dell'azione. Viceversa, disperdere le competenze o le abilità dimostrate, significa buttar via risorse importanti. In una logica di formazione politica meritocratica dovrebbe essere consentita la crescita del soggetto. Risolvere al meglio il livello che giochi per sbloccare l'accesso al livello successivo. In un sistema elettorale come il nostro, d'altra parte, non mi sembra che vi siano eletti ma solamente nominati. Allora, stante così le cose, il miglior sindaco del partito può essere forse il miglior consigliere regionale. Ed il miglior consigliere regionale può essere pronto per andare a Roma.
    Almeno non saranno solo gli amici personali a compiere salti da canguro; e non saranno certo le primarie fatte come da noi che aiuteranno. Ma se cambiasse il sistema elettorale....

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  6. Gent.le Urbano. Naturalmente mi riferivo ai politicanti che per anni hanno gestito e, continuano a gestire nefastamente la politica cittadina.Serve urgentemente un cambio di rotta sia mentale che politico.Un cordiale saluto.

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    1. La ringrazio per la precisazione . Tanti saluti anche a lei.Urbani Urbano

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  7. Sono molto d'accordo con Giampiero.
    Il secondo mandato è sempre deleterio, basta guardare i due mandati a Sorci per Fabriano come centro sinistra, da me votato, o i due mandati ad Aguzzi per Fano di centro Destra.
    Un solo mandato di 5 anni deve essere da stimolo a tutti per svolgere quella carica istituzionale nel migliore dei modi.
    Per l'attuale Sindaco non credo che abbia la voglia e la forza di ripresentarsi e quindi ora il centro destra non deve far altro che trovare la giusta persona che sappia portare i gradi da generale e non da appuntato!!
    Visto che non credo più a questi politicanti fanfaroni, il massimo dei miei sogni sarebbe una alternanza fra soggetti di centro dx e soggetti di centro sx, perché ritengo che le persone perbene non si riconoscono dal colore della pelle o dei vestiti, ma dalle loro azioni od omissioni!!! Vero Giampiero????
    Vorrei vedere anche un consiglio comunale di facce nuove e non dei soliti noti e su questo sperem.
    Di sicuro non ci sarà la mia, nella mia vita ho fatto solo un errore, presentarmi in una lista civica pro-Sagramola, Giorgio non commette mai due errori di fila... sperem bene pe Favrià!
    Giorgio Fraticelli.

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