In questa calda giornata di giugno mi piace proporre un'altra storia di giugno. Di quasi cento anni fa. Una storia di Fabriano, dell'"altra Fabriano", quella con meno benessere e più passioni. E' una storia della nostra gente che merita il diritto al ricordo e un po' di sano vizio della memoria. Se è vero che il futuro ha radici antiche, queste meritano tutto il nostro rispetto e anche un piccolo comizio d'amore.
Il 7 giugno 1914 è una giornata piovosa ma probabilmente calda. Non c'è Scipione e nemmeno il suo collega Caronte ma dalle nostre parti si boccheggia lo stesso. A poche decine di chilometri da Fabriano si tiene un comizio antimilitarista. Proprio in occasione dell'anniversario dello Statuto Albertino. Tanto per rendere ancora più simbolico e beffardo il dissenso rispetto al militarismo e alla guerra. Repubblicani, anarchici e socialisti si danno appuntamento ad Ancona dove parlano, tra gli altri, Errico Malatesta e Pietro Nenni di fronte a qualche centinaio di persone. Poi, gli organizzatori decidono di confluire verso Piazza Roma dove si tiene un concerto della banda militare. La forza pubblica spara e muoiono tre dimostranti tra i 17 e i 24 anni. A Fabriano le prime notizie arrivano verso sera, in una città che ribolle da tempo di culture sovversive. Proviamo a immaginare la scena: non c'è internet, non c'è la televisione e le notizie giungono imprecise, sporadiche e magari fuorvianti. Repubblicani e anarchici sorseggiano bevande fresche al Bar Ideale, sotto l'occhio attento e indagatore della polizia regia. Poi mollano i bicchieri e si dirigono verso l'Oratorio della Carità per una riunione spontanea. Forse si decide cosa fare, col cuore sempre bollente dei romantici e dei ribelli. La notte trascorre tranquilla. C'è da attendere solo qualche ora e sarà lunedì, l'inizio di una nuova settimana di lavoro. La mattina scorre lenta, come tutte le mattina estive. Una giornata di calma piatta, di attesa, di nervosismo tenuto a freno. Poi il segnale: nel primo pomeriggio gli operai delle Cartiere abbandonano il lavoro e si dirigono verso la Piazza del Comune, raggiunti dalla cittadinanza verso le cinque . I negozi chiudono e viene proclamato lo sciopero generale. Dal balcone di Palazzo Chiavelli - dove oggi vanno a fumare i consiglieri comunali - si affaccia Luigi Bennani, avvocato socialista, che invita i manifestanti a non avere paura e a non disperdersi in mille rivoli di solitudine. Ha trent'anni, un cuore appassionato e un futuro politico che lo attende: primo Sindaco di Fabriano dopo la Liberazione, deputato socialista alla Costituente e parlamentare fino al 1953. Un grande fabrianese dimenticato dai posteri, convinti che prima di Merloni ci fosse solo il buio oltre la siepe. Ma torniamo al 1914. Verso le 9.30 del giorno dopo, martedì 9 giugno, un gruppo di manifestanti si reca alle Fornaci Mercurelli Giuli per invitare i lavoratori a scioperare. Si accorgono del passaggio del Diretto 907 proveniente da Ancona e diretto a Roma. Che fare? La decisione è immediata e spontanea. Un gruppo si stacca e raggiunge la ferrovia. Qualcuno si stende sui binari e i macchinisti sono costretti fermare il convoglio. Una folla di fabrianesi, tra il curioso e l'infuriato, si riversa alla Stazione. "Vengono bloccati i treni merci e passeggeri provenienti da Urbino, Macerata, Ancona e Foligno, e su un fanale lungo i binari è appesa una corona con nastro rosso e la scritta: agli assassinati dal piombo regio il proletariato fabrianese" (S.Gatti). Intanto in Piazza del Comune si tiene un comizio degli anarchici mentre gruppi di cittadini presidiano la stazione ferroviaria. Verso le undici di sera un gruppo di dimostranti intima ai dipendenti della Stazione di spegnere le luci. Ma, ligi al dovere, gli impiegati rifiutano. Scoppia il finimondo: uffici devastati, vetrate rotte e fili del telegrafo recisi di netto. Mercoledì 10 giugno è il giorno della reazione dei cattolici e dei liberali fabrianesi. Alla stazione ferroviaria un impiegato si accorge che un carro merci contiene dei polli chiusi in gabbia. Stanno lì abbandonati e morenti. E allora decide di metterli in vendita a prezzi stracciati. Come accade anche oggi una folla si riversa per fare affari nell'improvvisato mercatino di carni bianche e qualcuno, approfittando della situazione, ruba anche altri oggetti. Informati dell'accaduto i giornali clericali e liberali si scatenano contro la "Repubblica dei polli a 5 soldi" aizzando quello scandalo benpensante che fa sempre comodo per tagliare le unghie alle classi pericolose. La situazione precipita giovedì 11 giugno. Ale 18 arriva una compagnia di bersaglieri per ristabilire l'ordine alla stazione ferroviaria. Un brigadiere dei Carabinieri viene accoltellato. Iniziano le colluttazioni e un membro della forza pubblica spara sulla folla uccidendo Nicolò Riccioni di sedici anni e ferendo gravemente Settimio Frigio di dodici anni. E' la fine della settimana rossa e la domenica successiva, 14 giugno, nella città torna l'ordine. Bennani, assieme ad altri militanti repubblicani e anarchici, viene arrestato mentre Luigi Fabbri ripara a Lugano, città fatale dell'anarchismo novecentesco. Il 27 luglio ci sono le elezioni comunali. La Fabriano ribelle si presenta con una lista unitaria ma prende solo sei seggi su trenta. Tra i non eletti un signore indimenticabile e straordinario; uno di quelli che hanno fatto la storia dell'Italia democratica e repubblicana, il vecchio amico di Mussolini che visse combattendo contro Mussolini: Pietro Nenni, il romagnolo sanguigno. Pietro Nenni non eletto consigliere comunale. Come Renato Paoletti. Ma questa è un'altra storia. E forse, anche il segno dei tempi.
Ancora una volta .. BRAVO!! Questi stacchi storici sono elementi di storia locale che bisogna divulgare. Questo in particolare restituisce a Fabriano un passato di cui essere orgogliosi. A scuola insegnamo le grandi battaglie, i grandi condottieri ma ci dimentichiamo spesso che anche i grandi eventi sono fatti di tante microstorie esaltanti come questa! Adriana
RispondiEliminachapeau!
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G.R.
Caro Giampietro, nessuno di noi è all'altezza di certi personaggi come Nenni, Mussolini o Bennani, tuttavia, almeno il coraggio di firmare un semplice ricorso, solo per accertarci che non la si faccia in barba alla legge, tutti lo dovremmo avere. O no?
RispondiEliminamanzonianamente a chi non ha coraggio non lo so si può dare....
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