17 giugno 2012

Meditate berluschini, meditate!

La guerra in corso nel Pdl di Fabriano, tra la componente maggioritaria che fa riferimento al Segretario Giampaolo Ballelli e quella di minoranza raccolta intorno a Silvano D'Innocenzo, si protrae ormai da circa cinque anni e rientra nella casistica dei conflitti permanenti a intensità variabile. Con momenti di acredine acuta, fasi di latenza e picchi improvvisi di incontenibile effervescenza. Le ragioni politiche del conflitto non sono mai emerse con chiarezza e col passare del tempo si è consolidata la sensazione che l'origine del male sia sostanzialmente riconducibile a scontri personali, estranei alla contrapposizione di linee politiche e a modelli alternativi di governance del partito. Il culmine della prima fase del conflitto si era condensato in tutta la sua potenza alle regionali del 2010, quando la scelta di D'Innocenzo di sostenere un altro candidato fu decisiva per impedire l'elezione in Consiglio Regionale di Urbano Urbani, producendo, tra l'altro, un danno agli interessi della comunità fabrianese, privata di una rappresentanza locale nel massimo organo di governo del territorio. Il clima rovente del conflitto era sembrato addolcirsi qualche mese prima delle elezioni comunali. Esattamente quando furono indette le primarie, a cui D'Innocenzo aveva dichiarato di voler partecipare da candidato. All'annuncio della discesa in campo di Urbani, D'Innocenzo si era, invece, immediatamente ritirato e questo sembrava il segnale di un nuovo appeasement all'interno del partito. Un cessate il fuoco confermato anche dalla composizione delle liste e della coalizione: Urbani candidato sindaco, due liste civiche di supporto con larga partecipazione di iscritti al partito e D'Innocenzo capolista del Pdl. I risultati elettoriali li conosciamo ed è inutile ritornarci su. Fatto sta che con una manovra tatticamente impeccabile, il Pdl - nonostante il crollo percentuale della lista - riesce a entrare in Consiglio Comunale con quattro consiglieri iscritti al partito. Ossia gli stessi presi dall'Udc con quasi il doppio dei voti e il vantaggio di far parte di una coalizione prima favorita e poi vincente. Anche gli osservatori più smaliziati e cinici avrebbero dato per scontata la costituzione di un gruppo consiliare del Pdl, comprensivo di tutti e quattro gli eletti. Invece no. Con una disputa statutaria e regolamentare politicamente asfittica, D'Innocenzo ha bruciato i tempi costituendo un gruppo consiliare del Pdl ad personam, con la precisa volontà di escludere Urbani e di dare il colpo di grazia alla dirigenza del partito. La battaglia si è scatenata senza esclusione di colpi: comunicati, dichiarazioni ai giornali, commenti sui social network e chi più ne ha più ne metta. Un conflitto politico che somiglia sempre di più a una lite tra comari e che si potrebbe tranquillamente archiviare come sussulto finale di un partito in crisi di sopravvivenza. Ma se guardiamo le cose senza il gusto di mettere il becco in casa altrui e in un'ottica puramente di sistema il quadro cambia in profondità. Fabriano ha bisogno di essere governata e di avere un'opposizione forte che faccia il culo a chi governa, perchè più la competizione è stringente e serrata più le scelte saranno efficaci e di qualità. Ora, visto che quattro consiglieri su nove di minoranza sono del Pdl, ogni cittadino animato da senso civico e spirito democratico dovrebbe essere allarmato per la guerra civile in corso nel Pdl, perchè questo spappolamento diminuisce l'impatto dell'azione complessiva dell'opposizione e quindi la qualità delle scelte compiute dalla Giunta e dalla sua maggioranza. Un lusso che la città non può permettersi. Tanto più che la minoranza, in questo mandato, è a forte trazione civica (3.0. e Cinque Stelle) e per questo contiene fortissimi elementi di innovazione politica la cui carica, per non dissolversi in forma di permanente volatilità, avrà bisogno di incanalarsi anche attraverso un alveo più tradizionale e istituzionale, che nel caso specifico è rappresentato dal Pdl. Vista nell'ottica dell'interesse del sistema, la guerra in corso nel Pdl è quindi un danno in sè che i dirigenti di quel partito hanno il dovere civico, prima che politico, di sanare e risolvere. Prima si conclude la guerra civile nel Pdl prima sarà possibile avere un'opposizione complessivamente all'altezza della sfida politica che l'attende. Per concludere le guerre ci sono tanti modi: le rese incondizionate, i bombardamenti a tappeto, gli armistizi, i cessate il fuoco, i disarmi unilaterali, gli interventi dei caschi blu, le diplomazie creative, la chirurgia militare. La scelta del metodo riguarda solo e soltanto il Pdl, nella sua autonomia politica e culturale di forza storica. Gli effetti deleteri di un ulteriore prolungamento delle ostilità riguarderebbero, invece, tutti i cittadini e l'intero sistema di governo locale. E quindi...meditate berluschini, meditate!
    

3 commenti:

  1. Francamente....me ne infischio del PDL e non capisco perche', un personaggio come te che è arrivato alla rottura del Pdl, si preoccupi del loro destino.....!!!

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  2. * volevo dire "alla rottura CON il Pdl" e non "del Pdl"!!

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  3. La rottura con il Pdl riguarda una vicenda del recente passato che ho interpretato come segretario della Lega, mescolando convinzioni personali e indirizzo politici leghisti. Oggi che mi considero un uomo alla finestra e quindi assolutamente fuori dalla mischia ho la possibilità di guardare le cose senza partigianeria e senza coinvolgimento emotivo. Quel che penso è che da cittadini non bisogna mai rallegrarsi delle difficoltà delle forze politiche perchè il loro travaglio determina effetti sull'intero sistema che ciascuno di noi ha il dovere di interpretare e comprendere. Non è mai accaduto che la crisi di una forza politica non avesse effetti sull'atteggiamento e sulle posizioni delle altre. E il principio vale anche per il pdl di Fabriano. Tutto qui.

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