Penso che manco l’elezione di un Papa eretico e sgradito al Conclave sarebbe durata quanto il parto degli assessori della Giunta Sagramola. Due settimane piene per ufficializzare quel che si sapeva appena concluso il conteggio delle preferenze il 7 di maggio. La scelta annunciata era tra sette nomi più una donna esterna. Nell’ordine: Alianello, Pariano e Balducci per il Pd, Paglialunga per l’IDV, Saitta per Cresci Fabriano, Galli e Tini per l’Udc. Colpo di scena!! Sei dei sette annunciati vanno a fare gli assessori e Pariano rimbalza alla Presidenza del Consiglio Comunale. Fuori i Verdi che verranno compensati con altro (si parla di Farmacom) e dentro Patrizia Rossi, in quota Azione Cattolica e totalmente estranea al giro della politica. Una domanda sgorga leggera come un’acqua effervescente naturale dal Ponte dell’Aera: ma che cazzo ci voleva a tirare fuori una Giunta già scritta dal voto? Colpa d’un Sagramola esageratamente amletico o d’un lumachesimo figlio di indicibili lordure interne? Personalmente la vedo così: Sagramola poteva usare solo quelle sette carte, già alquanto brutte di loro. E con sette carte ha provato a fare sette e mezzo giocando sulle deleghe, immaginate come una sorta di acido ialuronico buono per riempire le rughe, non certo di espressione, di una squadra nata già con addosso i sintomi d’invecchiamento precoce. Quattordici giorni di chirurgia estetica – visto che hanno in maggioranza pure il Dott. Piero Guidarelli! - per tirare fuori una Signora Giunta che per cellulite e tronfioneria potrebbe essere tranquillamente assoldata da un Rinaldo Orfei, forse qui non per caso col suo circo, per qualche spettacolo coi cavalli piumati e la leonessa ruggente. L’unico a mantenere le deleghe è Giovanni Balducci, sempre più riccioluto e sempre più gemello di Riccardo Cocciante. Appena firmata la nomina è uscito dal Comune cantando: “E io rinascerò assessore a primavera! Oppure tornerò ingegnero della Curia!”. Subito dopo, a ruota, è stata la volta di Pino Pariano che dovrà attendere sabato per salire sul supremo scranno della Presidenza. per ora, pare si sia limitato al labiale, promettendo l’utilizzo sistematico del playback per la gestione dei lavori del Consiglio. Nel frattempo ha consegnato una dichiarazione fortemente istituzionale ai quotidiani locali: "Calabrisella Mia, Calabrisella mia, Calabrisella mia, hjuri d'amuri.” E quindi fu la volta di Claudio Alianello, assessore ai lavori pubblici, che ha subito annunciato che sia la Fontana Sturinalto che il Palazzo del Podestà saranno smontati e rimontati da una squadra di comunisti sconfitti nella piazzetta di Valleremita, il nuovo epicentro sociale, culturale e civile del comprensorio fabrianese e montano. Ma la più attesa di tutti era lei, la donna in rosa: Patrizia Rossi, il nuovo assessore alla cultura in quota Azione Cattolica. Ha subito salutato politici e giornalisti invitandoli a unirsi a lei in preghiera e dando appuntamento per una bellissima e innovativa sessione di palla prigioniera durante il mese del Ciao. In ritardo, come al solito, il riconfermato Paglialunga che finalmente potrà togliere la tuta da monnezzaro e indossare la divisa da Vigile Urbano, con un notevole miglioramento estetico e olfattivo. Commercio e Polizia Urbana le sue nuove deleghe. Da quel che si dice pare sia pronto a imporre ai Vigili anche i turni di notte. Non per intensificare i controlli ma solo per fare tardi tutti insieme. Mauro Bartolozzi si è impegnato a donare gratuitamente boccali in porcella per le camomille di fine serata. Pare che il Comandante Strippoli appena saputo della nomina abbia strippato senza proferire più parola e scatenando l'immediata solidarietà di Pariano. Ma il più felice di tutti era Angelo Tini che è uscito dal Comune con una vecchia bilancia in mano e tanti pesetti di legno con la capocchia di ferro. Assediato dai giornalisti si è seduto in terra con fare socratico spiegando, con dovizia di particolari, che uno più uno fa due e quindi se metti due pesetti da un grammo su un braccio della bilancia ne devi mettere o due da un grammo o uno da due grammi sull’altro braccio. In questo modo la bilancia si equilibra ed è bella e spiegata pure la sua delega. Non pervenuti Galli e Saitta. Visto che non li riconosceva nessuno hanno fatto perdere le tracce uscendo dal retro del vecchio palazzo dell’Allegretto. Da ultimo ha fatto capolino anche Sagramola, preceduto da un dipendente comunale che sgattaiolando di corsa gridava: "Collega, quando hai finito fa la cortesia: spegni la luce, almeno Tini inizia subito a tagliare”. E le stelle stanno a guardare.
4 giugno 2012
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A leggere le deleghe, mi vien da ridere (per non piangere):software libero (ci impiegherà almeno 4 anni e 11 mesi per capire cos'è Linux); grandi eventi (il massimo sarà la festa de santa maria); patrimonio ambientale e culturale (ravviviamo la sala d'aspetto della pisana);animali d'affezione (quelli dei cassaintegrati Ardo);spending rewiew = MA ANDATE TUTTI A CASA !!!
RispondiEliminaMeglio ancora ...andate tutti a lavorare che è ora! Piccoli centri..piccole menti!
RispondiEliminaMa come fanno ad andare a lavorare se non l'hanno mai ancora fatto? Far iniziare a lavorare ora gente di 60 anni? Li vuoi morti????
Eliminache coro di disfattisti!
RispondiEliminaDisfattisti, panciafichisti e sabotatori....infine anche nemici del popolo come Ivan il Terribile XXXII
RispondiEliminaMi sembra che il barbaro sognante si sia contaminato con il Moscé (n)azionale. Provate un articolo a 4 mani e facciamo un manifesto.
RispondiEliminaSe non ricordo male Simonetti è stato il primo a usare un certo stile già all'inizio degli anni '90 e poi durante la giunta Sorci sull'azione. Forse è Moscè che si è ispirato a lui. Almeno così dicono le carte.
RispondiEliminaAmici sinceramente non credo sia molto interessante sapere se è nato prima l'uovo o la gallina. Se si riesce a raccontare diversamente la politica e a farlo siamo in tanti meglio per tutti. ognuno col suo stile e suoi mezzi. o no? G.Simonetti
RispondiEliminaSimonetti? ..trovo che sia la penna più brillante e penetrante delle Marche....dove analisi, narrazione e ironia hanno trovato una formula del tutto inedita.
RispondiEliminaAlessandro Moscè è un amico e l’ultima cosa che può interessarmi è quella di polemizzare con lui seguendo un istinto da prime donne. Lui scrive molto bene: è un romanziere, un saggista e un giornalista. Io sono un miodestissimo artigiano e ho un giornalista che mi ha sempre ispirato: per il modo inarrivabile di guardare la politica col cannocchiale, per la capacità di creare personaggi evocativi e di trasformare la politica in un teatrino allo stesso tempo attraente e repellente. Parlo di Giampaolo Pansa un vero maestro di scrittura politica. Credo sia superfluo aggiungere altro
RispondiEliminacaro il mio artigiano...continua a battere il ferro della narrazione politica!!!
RispondiEliminacomunque, si accettano scommesse sul numero di panettoni che il buon Giancarlo riuscirà a consumare a palazzo Chiavelli.
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G.R.