Claudio Biondi è un pezzo da novanta della grande archeologia fabrianese, ma il sole non tramonta mai sulla sua rinomata chioma moganata. Tutanklaudion lo conosco da quando ero bambino e abitavo a Via Mercantini, nella casa a fianco a quella del mitico Alessandro Mercia che Biondi era solito frequentare con rumorosa passione personale e politica. E quindi tendo a essere indulgente con lui, perché mi ricorda un mio splendido passato remoto. Poi, un po' più grandicello, me lo sono ritrovato come avversario in Consiglio Comunale, periodo nel quale Biondi era assessore ai lavori pubblici. Me lo ricordo capace di tutto e con una irrefrenabile brama di cementificazione. Un Santo Manutentore col camion di breccia sempre pronto all'uso, la bitumiera in servizio permanente e un rispetto dei parametri urbanistici e ambientali comparabile con quello di un sobborgo colombiano. La sua polizza di assicurazione è sempre stata una simpatia non casuale, nutrita di battute sempre pronte e di un'estroversione intensissima ma distratta. In questo modo, come una salamandra munita di certificato d'origine, è uscito indenne da tutti i fuochi, fino a sfiorare l'elezione a Sindaco. Ma in tutto quel che fa si porta dietro un marchio inconfondibile: la tendenza a strafare, a spararla sempre più grossa e alla fine a pisciare rumorosamente fuori dal vaso. Stamattina mi sono letteralmente spataccato con lui che, solenne come un Cardinale in Conclave, chiede un Consiglio Comunale per decidere sulla riapertura del Giano. Una decisione che, secondo Tutanklaudion, spetterebbe solo al supremo organo nella sua natura di centro sovrano della democrazia municipale. Mi sono spataccato meditando sull'ossimoro: Claudio Biondi, il discendente di Attila, il nemico giurato di ogni ambientalismo che si duole per la triste sorte del fiume Giano! Uno shock emotivo di quelli che non si dimenticano. Ho provato a figurarmelo ai tempi d'oro, alle prese col Ponte dell'Aera. Ma quali studi di idraulica! Quali perizie universitarie! Quali pareri da luminare! Tutte sovrastrutture perché, con lui al timone, la soluzione sarebbe stata "chiavi in mano": du operai co le schiene cotte, un camion de breccia e na spruzzata de catrame. Scoprirlo dolente e vibrante alleato del Fiume Giano, tradito dalla modernità e dalla burocrazia, fa parte di quella commedia dell'arte che, attraverso le maschere, descrive magnificamente lo spirito delle genti e delle comunità che solo gli italiani possono davvero comprendere e apprezzare. E se Arlecchino è bergamasco, poi Gianduia torinese, Claudio Biondi è il fabrianese!
29 giugno 2012
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Ti prego.... è troppo bello questo post....conosco Claudio Biondi personalamente e più che un post questa è una carta d'indentità!! Grande Simonetti!!!
RispondiEliminaBelfagor
Grande hahahahaha
RispondiEliminanel video documentario degli anni 80 presentato al convegno sul Giano, c'erano vecchi politici che parlavano con alle spalle un fiume schiumoso, colorato e coperto da cemento. Alcuni di loro sono morti, altri in dovuto riposo, Tutanklaudion ancora parla..
RispondiEliminaHo avvisato i miei figli che quando avranno la mia età rischiano di avere Biondi sindaco....
RispondiEliminaNon capisco perché alcuni possono semplicemente dire "ho sbagliato" o "ho cambiato idea" per sedare ogni iniziativa di commento ed altri invece sono paragonati ad Arlecchino o Gianduia.....misteri o tecniche del giornalismo o della politica.
RispondiEliminaForse dovresti rivedere meglio la grande seriet, anche antropologica, della commedia dell'arte che puoi trovare in qualsiasi libro di letteratura italiana. Quando dico che Claudio Biondi incarna una maschera della fabrianesità faccio un'affermazione che ne nobilita la vicenda. A me non interessa se uno è un cattivo politico o un buon politico ma come il suo modo di essere impatta nella politica. Non è una tecnica ma un modo di vedere le cose. Può non piacere lo capisco. Ma a me piace moltissimo. De gustibus...
EliminaCome no.....dott. Balanzone.....
RispondiEliminasi è una maschera che mi piace...
EliminaGianPi, sei grande!!!
RispondiEliminaHo gettato.